Perchè un contemporaneo del 2018 abitante in una metropoli italiana ad alta densità di popolazione dovrebbe leggere un racconto ambientato nel (mai così lontano, nel tempo e nello spazio) Ovest americano e messicano?
Due motivi, almeno: il primo, per permettersi un lusso. Quello di sempre, quando si parla di lettura: darsi tempo per vagare in luoghi che non avremmo mai visto e conosciuto, vivere esperienze che diventano le nostre scritte per noi che siamo lì, perché siamo arrivati sino a lì e vogliamo anche proseguire. Il secondo, per leggere la magnifica penna di McCarthy. Sono passate settimane da quando ho terminato Cavalli Selvaggi, eppure ritorno con il pensiero alle sue pagine come capita di ripensare alle vacanze quando si rientra al lavoro: uno sguardo di fuga fuori dalla finestra e sono nella prateria, o cavalco la povere delle zone aride messicane, mi inerpico verso le montagne, non ho un progetto non ho un domani non ho cibo se non quello che riesco a cacciare, scuoiare e mettere sul fuoco. Un'unica ricchezza: il mio cavallo. Amici, quelli che percorrono pezzi di strada con me, basta che non creino problemi. Dolore: quello fisico, dei soprusi, del carcere in terra ostile, della lotta per la sopravvivenza dove i 16 anni hanno solo il vantaggio dell'incoscienza. La libertà non è una frase fatta e non è una situazione perdurante. C'è o non c'è. In entrambi i casi, è un concetto assoluto, senza sfumature. Ed è mia.
Poche volte lo stile e il contenuto si sposano con una tale efficacia. E' indubbio, infatti, che l'autore abbia scelto un soggetto assolutamente adatto alle sue corde, funzionale alla sua poetica come chiunque conosca un pò McCarthy saprà capire. Il risultato è un libro estremamente unitario e coerente, in ogni suo aspetto. La penna dell'autore ci porta sui toni di una falsa cronaca, poiché essa in realtà è del tutto funzionale ai sentimenti; la differenza è che invece che descriverli questi vengono suscitati. Il lettore è così immedesimato completamente con i personaggi, viene calato nella loro realtà e nei loro panni, leggendo quasi si trova a pensare come loro; ed è tutto merito dello stile dell'autore. A livello di trama, la storia si rivela non banale, fatta di cinque o sei macro-momenti, ognuno con una sua funzionalità e una sua ragion d'essere nella storia raccontata. Il tema è l'america, non quella che si vede ma quella che si percepisce... E solo un lettore molto poco attento può avitare, leggendo questo libro, di percepirsela addosso.
...ContinuaSulla superficie ricurva della terra buia e senza luce che sosteneva le loro figure e le innalzava contro il cielo stellato, i due giovani sembravano cavalcare non sotto ma in mezzo alle stelle, temerari e circospetti al contempo come ladri appena entrati in quel buio elettrico, come ladruncoli in un frutteto lucente, scarsamente protetti contro il freddo e i diecimila mondi da scegliere che avevano davanti a sé.
...Continuala penna di McCarthy non ha eguali. Anche questo romanzo lascia un segno indelebile nel lettore. Il viaggio dal Texas al Messico e ritorno è un percorso iniziatico alla vita per un manipolo di giovani che scopriranno il vero significato del sopravvivere, i flagelli dell'amore e le carezze della morte. Gli spazi aperti delle praterie si scontreranno con l'angustia prigionia e il torpore delle viltà umane. Come sempre nei suoi romanzi McCarthy ci parla dello smarrimento dell'uomo e della forza che ne consegue per ridisegnare vite altrimenti perdute. La violenza è un verbo importante nel suo linguaggio, l'essenzialità una dote che ne distingue la grandezza. In questo western contorniato dalle impetuose figure equine, la ricerca è il fine, il dove si perde nell'infinito, la giovinezza un paesaggio temporaneo che scompare dietro una natura immota e incomprensibile.
...Continuahttp://www.mirrorcreator.com/files/1ASNG9BI/MCCLTDFV01CS.rar_links
Password: ciccio8