Si cazzimma conme il titolo, nella vita ci vuole la cazzimma, un po', sana e continua... ma alla fine se sei un buono resterai un buono.
Parte male, poi si riprende con alcune ottime trovate (il cane, l'episodio di Profumo, il trasferimento), e poi scivola di nuovo in un finale a tarallucci e vino molto poco credibile. Lo stile è piatto nella prima parte, migliora quando improvvisamente l'autore abbandona la terza persona. Mancano i guizzi e il linguaggio è troppo pulito (quasi finto in alcuni dialoghi) per uno scugnizzo napoletano di 18 anni e per dei camorristi. Poco riuscita la storia tra il protagonista e Carmela che da un giorno all'altro diventano inseparabili, mancava solo si sposassero alla fine. Insomma poca roba, ma ho letto di peggio. E' insufficiente, ma do 2 stelle di incoraggiamento dato che è un esordiente.
...ContinuaSisto corre a casa di Profumo: Cavallaro sa tutto. C’è da decidere il da farsi, e la cocaina aiuta. Profumo cerca di ragionare, è tranquillo, «si fa una pista e Sisto con lui. Cazzo se ne ha bisogno!». Poi realizza, e «adesso sembra di essere fottuto anche a lui che fottuto non si sentiva».
La fatalità spesso la si innesca, è sufficiente marcare un po’ e inconsapevolmente la mano per oltrepassare quella linea invisibile oltre la quale non si è più padroni delle proprie azioni. Come una palla che prende una traiettoria imprevista. Ma il calcio gliel’hai dato, vuoi per noia, vuoi per rabbia. Vuoi perché ti senti sicuro di te: te la metto lì. Ma così non è, capita che quella palla si perda, e ciao, tutti a casa.
E in Cazzimma a casa, sani e salvi, torneranno davvero in pochi.
Sisto corre sul suo scooter, dribbla gli ostacoli con velocità prodigiosa, raccatta Profumo, spacciano coca: la vita è bella. Siamo però a Napoli, e nel quartiere il boss è Cavallaro, che prende da parte i due e illustra loro che cosa voglia dire saper campare. Se Sisto vorrà continuare ad aggirarsi per le strade di questo mondo, dovrà porre fine una volta per tutte alle stronzate di Profumo. Tutto ha un prezzo. Quindi Sisto ha una pistola in mano. La punta su Profumo, già mezzo morto a terra.
Non è che Sisto se la cavi perché sia speciale: è solo il nipote di Antonio, e Cavallaro ha fiducia in Antonio, da sempre. Se non hai cazzimma, nella «città maledetta» ti passano sopra.
C’era un ragazzo che tutti chiamavano Hamsik, un mostro col pallone. Un giorno chiede a Sisto di chiedere allo zio di chiedere a Cavallaro di far qualcosa, lui sa solo giocare a calcio, vuole la primavera del Napoli. Va bene, dice Cavallaro. Però Hamsik mi deve ospitare a casa un amico che viene dalla Sicilia. E così fu che Hamsik ospitò e in breve strangolò quel bastardo di siciliano, che voleva fare il padrone a casa sua. E di Hamsik e della madre non si seppe più nulla. Mai più. Ogni tanto qualcuno ne parla nel quartiere, e tutto muore lì.
Sisto è adesso a Prato, perché ha sbagliato, perché deve starsene lontano dai casini. Lavora in fabbrica, conosce Carmela. Si innamorano. Sisto tornerà però a casa, per pareggiare i conti con la propria coscienza, resa ora più viva dall’amore. E a casa, a Napoli, i colpi di scena. Alle volte basta volerle, le cose, e agire.
Ciò che stupisce di questo primo romanzo di Stefano Crupi è l’apparente facilità con la quale l’autore precipita il lettore nell’ambientazione: Napoli, prima ancora che una città, è un concetto dalla prepotente forza figurativa. Mise en abyme. Curzio Malaparte ne aveva già subito tutto il fascino; ma la guerra in città – e la storia lo neghi pure – non è mai finita: a che cosa si resiste ancora, oggi, a Napoli?
Crupi, giornalista, osserva. E non blatera: racconta. Rende visibile. E questo è un indiscutibile merito. Perché se non vedi, non credi. Se non vedi, dai fiato alla bocca. E quando l’aria è viziata bisogna pur aprire le finestre, te lo insegnano sin dall’asilo. Poi sta a te.
...ContinuaIn questi romanzi “di camorra” non si capisce dove inizi la denuncia e dove finisca un certo compiacimento campanilistico.Dopo 150 pagg ed una fastidiosa nausea l'ho abbandonato.
C'è un che di irrisolto in questa prima opera dello scrittore Crupi.
Alcuni squarci relativi agli ambienti malavitosi sono particolarmente riusciti forse per il taglio da cronaca che il giornalista/autore ha usato.
Altri invece sono decisamente meno riusciti. Uno su tutti, l'elaborazione del senso di colpa del protagonista, fulcro del romanzo, non viene reso appieno ma lasciato molto all'immaginazione del lettore.
Crupi da giornalista, campano (è di Caserta) definisce più volte Napoli come una città maledetta e lo fa per bocca di quelle stesse persone che contribuiscono giornalmente con le loro (male)azioni a renderla tale.
Comunque, a parte questo, mi aspettavo da un libro che si chiama "cazzima" non dico un uso massiccio del dialetto ma quanto meno un uso ad hoc.
Interessante l'assenza di figure paterne a "vantaggio" di una figura materna alquanto discutibile.
“..a questi ragazzi, quelli che frequentava Tommaso, quelli come Sisto, Salvatore, basterebbe solo riscoprirsi umani per salvarsi. Cresciuti senza guida, gettati nel mondo come progetti incompiuti, non hanno mai trovato qualcuno disposto a insegnare loro il più naturale degli insegnamenti. Non sanno cosa significa capire l’altro, perdonarlo, non sanno amare.”
P.s.: Il discorso diretto. La regola è semplice. Due punti, apri virgolette, bla bla bla., chiudi virgolette. Voler usare "tecniche nuove" non è fondamentale e soprattutto bisogna padroneggiarle. Non siamo mica tutti Saramago ;)
...Continua