Il lato più accattivante di questo imperdibile manuale non sta nella pertinenza dei suggerimenti forniti, ma nell'eleganza con cui sono esposti. Non risiede nella specialistica precisione che diagnostica vizi e patetismi dell'aspirante giallista, quanto nell'ironia dolce-caustica che la condisce. Non consiste nei riferimenti autobiografici che percorrono inevitabili le sue pagine, ma nella totale assenza, al loro seguito, di spocchioso compiacimento 'da addetti ai lavori'. Certo, molti impotenti de Giovanni in potenza, molti megalomani lucarellofili in ottavo, molte povere Christie di ritorno ne saranno disillusi, scoraggiati, depressi fin forse alle soglie del suicidio e magari oltre. Ma, riflettiamoci, è forse questo un male? Se tutti costoro, dopo questa illuminante lettura, decidessero di riconvertire le proprie velleità artistiche verso settori meno inflazionati quali la coreutica entomologica o il canto corale per delfini, non se ne avvantaggerebbe forse il livello culturale penoso della nostra Penisola? Io sono sicuro di sì. Grazie, Selmi, per questo prezioso contributo dissuasivo alle patrie lettere.
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