sul mondo "segreto" delle donne, desideri, inappetenze, fantasie di un mondo a tutt'oggi misterioso e che nel libro si fatica a decifrare. L'autore descrive ambientazioni ed esperimenti scientifici ma a mio parere spesso si perde ed espone situazioni "forti" che si allontanano dall'obiettivo che si propone.
...ContinuaE' un libro che prova a rispondere al "cosa" inteso in maniera molto vaga e instintuale, ma non al cosa inteso come "chi". Sicuramente è scritto bene con una tecnica narrativa quasi più da romanzo che da saggio, ed è una lettura piacevole, ma non mantiene quel che promette la pretesa del titolo. Non sono d'accordo quando critica, molto superficialmente, la psicologia/biologia evoluzionistica e la teoria dell'investimento parentale, e poi per suffragare le sue tesi prende ad esempio tra le altre cose, anche topi e scimmie. Innanzitutto la teoria dell'investimento parentale è rivolta a tutte le specie animali, e non è specifica per l'uomo. In secondo luogo, il tempo che porta un neonato umano a divenire adulto è unico per lunghezza nel mondo animale, e storicamente una donna non è autosufficiente nel provvedere da sola a tutti i bisogni della crescita del pargolo,e nel caso il padre legittimo venisse a mancare per qualsivoglia motivo, la donna ha bisogno di trovare protezione in un altro uomo, e questo significa che un bambino ha bisogno di cure parentali diverse da quelle della maggior parte degli altri animali, e l'adattività del sesso come dell'amore può essere anche spiegata come collante sociale tra un uomo e una donna che devono vivere sufficientemente a lungo insieme, per offrire protezione ai propri figli, perché diventino indipendenti. Sono convinto invece che la psicologia/biologia evoluzionistica dia molte risposte sulla natura maschile e femminile, che questo libro non dà, e inoltre non mi risulta che neghi ciò che Bergner sostiene. Ho letto alcuni libri come "La regina rossa" dello zoologo e divulgatore scientifico Matt Ridley, molto vicino al pensiero evoluzionistico criticato da Bergner, e "La scimmia nuda" dell'etologo Desmond Morris, e di certo non negavano la sessualità femminile ma la contestualizzavano in una prospettiva evoluzionistica. Dal punto di vista evoluzionistico non si può che prendere atto che nessun'altra femmina nel mondo animale fa sesso anche al di fuori dei periodi di potenziale procreazione per cui il sesso non può che avere nella specie umana anche un significato adattivo che va oltre la riproduzione. Quando parla di narcisismo femminile, cioè che alle donne piace essere desiderate sessualmente non mi sembra una gran novità, ma non dice ad esempio da quali uomini in possesso grossomodo di quali qualità e caratteristiche, piace essere desiderate, cosa che invece la psicologia/biologia evoluzionistica cerca di spiegare anche in termini di adattamento evolutivo (anche se è innegabile che ciò che è programmato evolutivamente viene modulato, esaltato o represso, dalle acquisizioni esperienziali e culturali). Quindi in definitiva, un libro che affronta argomenti accattivanti, scritto con uno stile narrativo intrigante come molti saggi divulgativi d'oltreoceano, da cui anche i divulgatori italiani potrebbero prendere esempio, che però dice poco rispetto a quanto promette e cade nelle critiche superficiali e non del tutto corrette a psicologi evoluzionisti ed etologi.
...ContinuaMi è capitato recentemente di citare più volte alcuni libri - tra cui soprattutto “Tabula rasa” di Pinkler - anche in merito alla teoria evolutiva della differenziazione sessuale, quella per cui è stata l’evoluzione a tracciare la differenza tra la sessualità maschile e femminile anche su base biologica. In questo libro, che ho appena letto con grande interesse, la suddetta teoria viene sintetizzata con grande efficacia.
“La teoria dell’investimento parentale recita: poiché gli uomini hanno sperma in quantità illimitata mentre le donne hanno un numero limitato di ovuli, poiché gli uomini non devono investire granché nella riproduzione mentre le donne investono non solo i loro ovuli ma i loro corpi, assumendosi i sacrifici e i rischi della gravidanza e del parto, poiché le donne investono ancora nell’allattamento (un investimento di tempo, calorie extra e posticipata abilità di concepire un altro figlio), a causa di questa economia degli apporti, ben più rilevante e ineludibile per i nostri antenati preistorici, per i nostri avi costantemente in perioco che per gli esseri umani, i maschi sono stati programmati, da sempre, per garantire ed espandere la propria eredità genetica diffondendo il loro seme a buon mercato, mentre le femmine sono predisposte a trarre il massimo dal loro investimento essendo esigenti e garantendosi un maschio che abbia presumibilmente buoni geni e sia in grado di provvedere a lungo termine a loro stesse e ai figli”.
Bergner enuncia questa teoria con grande chiarezza e capacità di sintesi, sopo per poterla fare meglio a pezzettini nel corso di tutto questo libro, non solo interessantissimo e ben documentato soprattutto dal punto di vista neurologico, ma anche scritto straordinariamente bene, quasi di qualità letteraria.
La sostanza del libro è che la sessualità maschile e quella femminile, a livello istintuale e biologico, non sono così difformi tra loro come si crede, o come si cerca di indurre a credere. Basandosi su studi etologici condotti su scimmie antropomorfe, ma soprattutto da ricerche nel campo della neurologia e della psicologia - condotte, tra l’altro, soprattutto da ricercatrici donne, e non di scuola femminista - si viene a scoprire che le donne sono eccitate dagli stessi eventi “visivi” o “fantasticati” che eccitano gli uomini. Ma questa eccitazione, rivelata appunto mediante strumenti di indagine neuro-fisiologica, a volte non passa lo “schermo” di quello che si viene autorizzati a pensare a livello consapevole. Di più: la quasi totalità delle donne che si sono sottoposte alle suddette ricerche hanno manifestato una sensibilità erotica nei confronti di altre donne. Il che potrebbe valere a confermare la teoria, formulata da Freud e sviluppata da Melanie Klein, che lo stadio primale della soddisfazione sessuale si sviluppa durante l’allattamento (quindi a contatto fisico con una donna), cosa che porta tendenzialmente tutte le donne a provare una potenziale attrazione sessuale per altre donne (in sintesi il “noi donne siamo tutte un po’ lesbiche” pronunciato da non so più quale attrice in non so più quale film di Almodòvar). Oltre che un certo senso di narcisismo (detto, ovviamente, in senso non dispregiativo) che porta le donne a trarre piacere dalla contemplazione di altre donne come un rispecchiamento di sé, il che spiegherebbe, per dire, il successo epocale di riviste femminili di moda ed altro.
Ma allora, perché esiste questa differenza radicale tra sessualità maschile e femminile? La risposta di Bergner, come facilmente si potrebbe intuire, è: per motivi culturali. La “cultura” ha effettivamente forgiato atteggiamenti e modi di essere, che però spesso e voletieri vanno a confliggere con il substrato istintuale, inducendo disagi e nevrosi di vario tipo. Ad esempio, un cruccio che da sempre affligge le coppie sposate è il calo della libido. Il fatto è che questo calo è assolutamente fisiologico in mancanza di nuovi stimoli; e, se da un lato la cultura è più “tollerante” nei confronti degli uomini, giustificando scappatelle, ricorso alla prostituzione e viagra, nei confronti delle donne l’atteggiamento è decisamente più restrittivo; il problema della donna (diventata) frigida viene visto come un non-problema, in quanto la donna è la custode “naturale” della monogamia. Alcune delle ricercatrici seguite dall’autore di questo libro il problema se lo sono posto, e hanno cominciato a sviluppare neurofarmaci destinati a rivitalizzare la libido femminile, trovando però una sottile ostilità diffusa: che succederebbe se tali farmaci fossero somministrati di nascosto, ad esempio in discoteca, per portarsi subito a letto la bella ragazza che si sta cercando di rimorchiare?! La verità, afferma Bergner, sta nel fatto che la libido nasce dalla concorrenzialità e dalla varietà, e viene spenta dall’abitudine.
Altro aspetto interessante è il fatto che molte donne fantasticano di violenza sessuale per eccitarsi. Una spiegazione, delle varie proposte da Bergner, sta nel fatto che la violenza (quella fantasticata, beninteso) “libera” la donna dall’obbligo di dire no e la costringe a subire il piacere. A che punto siamo arrivati...
L’analisi l’ho trovata estremamente interessante. Tuttavia, sapere che le donne sono potenzialmente poligame come lo sono gli uomini aiuta poco, quando ci si deve confrontare quotidianamente con una cultura che dice tutt’altro, e che è talmente incardinata nel sentire comune da essere diventata quasi una forma di istinto (probabilmente Pinkler dice/direbbe che la cultura può indurre mutamenti neurologici). D’altra parte, una verifica “indiretta” delle tesi di Bergner la si può trovare nella prassi del “rimorchio scientifico” teorizzata da Mystery e dal suo amico Style, nei libri che ho recentemente letto e recensito. Style racconta di un episodio di cui era stato protagonista: assieme a un amico avevano sedotto una ragazza e l’avevano coinvolta in un rapporto sessuale a tre - beninteso, senza nessuna coercizione né uso di alcoolici o di altre sostanze. Lei, come loro, si era molto divertita. Nei giorni successivi, però, lo aveva subissato di telefonate in cui, spiazzatissima, non si capacitava di aver fatto una cosa del genere e gli chiedeva come poteva essere stato possibile. La spiegazione potrebbe stare proprio nel fatto che le “tecniche” di Mystery - quando funzionano - servono proprio a “cortocircuitare” lo strato della consapevolezza culturale, quella che si frappone tra la persona e la sua sessualità istintuale.
...ContinuaDopo avere letto o sfogliato molti deludentissimi saggi sul tema, finalmente un testo degno di attenzione, capace di analizzare, col suffragio di una documentazione qualitativamente interessante, l'argomento del desiderio sessuale femminile, infrangendo alcuni luoghi comuni ed appaiando, in definitiva, le reazioni agli stimoli di uomo e donna. Interessante soprattutto la genesi dell'eccitazione sessuale e l'approfondimento di essa in base al livello di consapevolezza di suscitare attrazione e "voglia" nel maschio. Desiderio, se vogliamo, di essere usata...
...ContinuaUn libro agile e una scrittura scorrevole per un tema complicato. L'apparato bibliografico a fine libro rassicura sulla serietá delle conoscenze.
Non entro nel merito, chi vuol approfondire si leggerá il libro.
Alcuni indubbi meriti: dimostrare una volta di piú che la scienza non é neutrale e gli scienziati lo sono ancora meno. Quando si tratta di sesso poi, i pre-giudizi impediscono uno sguardo libero, ingessano gli esperimenti e gli studi sono spesso predisposti perché i dati confermino ció che ci si attende. L'ultimo studio descritto ne é una prova chiara.
Ci sono volute delle scienziate femmine per poter guardare alla sessualità femminile in modo diverso.
Imprevedibile e ingombrante.
Sia per i maschi che per le stesse femmine. Almeno in alcuni passaggi.
Un messaggio su tutti: il declino della libido della donna nelle relazioni a lunga durata non é - come la vulgata ha sempre sostenuto per la pacificazione dei maschi - dovuta al fatto che la donna é la naturale custode del legame monogamico (a difesa della prole). Piuttosto si scopre che l'erotismo femminile sia vivificato, piú di quello maschile, dalla novitá.
In altre parole sembra che la monogamia se uccide il desiderio, uccide prima quello femminile, che rinasce prepotente nelle nuove relazioni.
Per buona pace di Francesco Piccolo che con La separazione del maschio ha voluto celebrare la naturale poligamia maschile.
Andate a dirglielo!
Detto questo, la vita non toglie a nessuno - né ai maschi né alle femmine - la fatica di vivere con una coperta troppo corta. L'erotismo che spinge al cambiamento e alla possibile solitudine, e il desiderio di stabilitá del legame e al possibile pedaggio della noia.
PS: potrei cominciare con l'iscrivermi ad un corso di cucito per allungare sta benedetta coperta!
...Continua