Un raccontino ironico e amaro dal finale tragicomico. Carino.
Racconto di Schnitzler ambientato nella dolcissima Vienna dei primi '900 , nella quale Schnitzler ci immerge con le sue bellissime descrizioni dei paesaggi che fanno da sfondo alle passeggiate del protagonista, in cerca di un' ispirazione che non arriverà...... Possiamo trovare tante chiavi di lettura in questo racconto : l'egoismo dei giovani, il rimpianto dei non-più-giovani per il tempo che è passato e non tornerà, le difficoltà degli artisti nel farsi conoscere e l'entusiasmo ( o presunzione) di chi si crede tale ma forse non lo è ... O il voler credere in una realtà (essere ancora un grande poeta) che è solo un'illusione , perché il tempo che è passato non tornerà più - anche se a volte vorremmo crederci - e anche il nostro protagonista se ne dovrà rendere conto con un finale dolce-amaro. Oppure considerarlo solo un piacevole e scorrevole racconto mitteleuropeo. Questa la grandezza di Schnitzler !
...ContinuaIn Fama tardiva (edito da Guanda, Euro 15) il tema è quello della vecchiaia intesa come estraneità: Saxberger è un vecchio letterato, allontanatosi dal mondo artistico da diversi anni e che ha trovato nella “normale” quotidianità, spicciola, la sua dimensione. Il romanzo è un suo breve ritratto, fulminante e amaro: un artista viene richiamato agli onori dell’Arte forse troppo tardi. Il vecchio poeta sembra esserne consapevole, sembra inizialmente quasi ritrarsi di fronte al gruppo di giovani letterati che lo hanno eletto loro mentore poi quel tremolante luccichio di gloria lo seduce… Oltre che mirabile ritratto di personaggio emarginato Fama tardiva è un fine trattatello su quelle che sono le meccaniche psicologiche degli individui all’interno di un gruppo: la fama è per la congrega letteraria un fine comune, ma emerge pericolosamente l’egotismo dei singoli artisti. L’artista, che per costituzione guarda prima di tutto i suoi interessi, mal si adatta alla vita di gruppo… Questo sembra dirci il tardo Schnitzler.
Saxberger, proprio perché emarginato richiamato alla causa letteraria dopo anni di silenzio, è altro rispetto a queste, non a caso lo vediamo vagare per i viali di Vienna cercando ispirazione invano, annotando solo quanto la città sia cambiata rispetto ai suoi tempi; la sua presenza nel circolo letterario così è quella dello spettatore curioso… E quindi la scelta finale non sarà affatto sofferta…
1894.
Vienna fine secolo, immutata fino allo scoppio della Grande Guerra. I locali dove ci si incontrava per giocare a carte o al biliardo. La Vienna dei piccoli spontanei circoli culturali dove una gioventù non particolarmente laboriosa giocava con la letteratura.
Un protagonista di mezza età, scapolo, impiegato dignitoso, un vecchio signore.
Una sera trova a casa un giovane che dichiara di aver letto un suo volume di poesie “Passeggiate” e di considerarlo un vero maestro.
Viene invitato a partecipare alle riunioni di un gruppetto di possibili poeti, drammaturghi, narratori più un’attrice indefinibile che ha il compito di recitare brani di tali opere in una prossima lettura pubblica.
Per i lettori dell’epoca si apre il gioco di indovinare chi potrebbe nascondersi dietro ai vari frequentatori: a me non importa molto.
E qui si chiude il mio discorso sulla vicenda e sul clima di finis Austriae, che non esiste in quanto il racconto fu scritto vent’anni prima del suo verificarsi.
Come sempre in Schnitlzer quello che conta non è la cornice, ma ciò che il quadro rappresenta.
La sorpresa di Saxberger nel trovare ammirazione per versi che neppure lui ricordava, il sottile piacere di rivivere una gioventù dedita ad altro che non noioso lavoro di scrivania, quando intatte erano le sensazioni dell’animo e le sue speranze.
Il sentirsi importante, coccolato, da giovani che lo considerano un riferimento, anche se il rapporto con loro gli crea col tempo sottili inquietudini, e, nel contempo, vedere con altri occhi (non benevoli) gli amici degli anni della maturità.
Il rendersi conto che gli altri si aspettano nuove produzioni poetiche, che lui non è in grado di dare, lo destabilizza. Tutto è mutato, le passeggiate di ora avvengono in luoghi semi industrializzati che nulla hanno a che fare con le suggestioni di un tempo e la vena poetica (se mai fu vera) non sgorga più nella sua mente.
La parabola di Saxberger è perfetta: a volte triste, spesso ironica, molto umana. E Schnitzler scrive così bene, preciso e pulito, che lo abbraccerei.
I giovani sono inconcludenti e fasulli (tranne il piccolo Winder che ingenuamente sincero ridarà realtà alla fantasia) e l’attrice è solo commediante anche un po’ sgradevole.
E lui è solo un “povero vecchio”, frase che lo ferisce e lo tormenta.
Solo la realtà e la sua accettazione lo riporteranno sui binari meno tormentosi della vita attuale.
Per un attimo ho pensato a Saxberger oggi: un vecchio poeta che, in nome di una delle controculture di moda, compone orripilanti versi di maniera, perché il quarto d’ora di gloria, anche solo su un social, soffocherebbe dignità e senso del ridicolo.
Ecco, ci sono cascata. Forse tutte le sensazioni e gli impulsi di Saxberger sono davvero il mondo di ieri.
11.09.2015
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