certamente non è un capolavoro assoluto della letteratura universale, ma è piacevole lasciarsi, consapevolmente, manipolare da questa memorabile narratrice inaffidabile... In tale chiave, il richiamo a 1984e, di rimando, all'evangelica domanda su cosa sia la verità, è una strizzata d'occhio geniale
...ContinuaCome puo' un libro che si legge tutto d'un fiato essere deludente? Eppure e' proprio questa la sensazione che ho avuto dopo averlo finito. L'autrice e' abile a gestire un doppio registro, a disseminare il racconto di indizi e di un senso di tragedia incombente, ma si dilunga troppo in descrizioni deboli, e' inutilmente prolissa nella parte processuale, si gingilla nella caratterizzazione troppo pittoresca di alcuni personaggi. Non l'ho trovato affatto un libro di ambientazione storica, troppo impietoso il confronto con opere di ben altro spessore e profondita', ma piuttosto un maxi romanzetto che cucina insieme le descrizioni di costume, qualche spunto noir, le descrizioni di un modesto ambiente artistico, qualche accenno a modeste trasgressioni nei confronti della morale imperante.
...Continua...davvero bello!!scorrevole ed intrigante al punto giusto anche perché dalle prime pagine non sembra che il romanzo possa prendere una piega così"noir"..piacevole sorpresa!
Le ragioni che spingono un autore a scrivere un romanzo storico, consumando abitualmente una gran quantità di tempo ed energie, possono essere diverse. Il risultato però è sempre lo stesso.
Nel 1888 l'avvenente e belloccio pittore svedese Ned Gillespie aveva la sindrome dell'indigenza artistica. Quando dipingeva, quando si chiudeva nel suo studio-soffitta per alleare con sforzo e illusione sogni incubati a lungo, diventava un'altra persona. E' nell'estate del 1888 che aprì con mano malferma la porta che mi condusse sulla soglia di una storia ambiziosa e originale, proprio come questa. Come per la maggior parte degli scrittori, anche Jane Harris fu folgorata da qualcosa, o, per meglio dire, da qualcuno, anche se non si può dire che il suo immane lavoro rimarrà indelebile nella mia memoria. Infatti nessuno prima d'ora aveva scritto qualcosa riguardo il pittore Ned Gillespie, nessuno aveva dato conto alla sua storia o alla sua sensibilità, eppure questa brava autrice svedese l'aveva trovato simpatico e interessante. Oggetto di studi, concepito forse da una passione coltivata da anni, accolto nella soffitta impolverata del suo animo come un agognato piacere che si sarebbe goduta con calma, per qualche tempo. Questa, d'altronde, è la mia opinione in merito. Per questo, quando m'immersi fra le pagine di I Gillespie, mi è sembrato di sorvolare lungo le strade di una città le cui forme sono simili a quelli di un cantiere, con nell'aria frammenti di conversazioni che si odono indistintamente come echi profondi o oscuri. Perché, anche se non amante dei romanzi storici, sotto l'effetto sgargiante di una tela luminosa ed evanescente, ho sentito di aver stabilito un collegamento col posto in cui mi trovavo. Non ero più in una terra straniera, ma in un mondo di opportunità, fino a qualche giorno fa sconosciute, in cui ebbi l'impressione si fosse spalancato dinanzi a me.
Naturalmente il mondo della finzione ha rappresentato un'occasione per l'autrice per scalare montagne invisibili e descrivere gli infiniti regni della fantasia. Naturalmente il terreno più fertile e affidabile per la sua ispirazione fu la letteratura vittoriana, anche se nella sua condotta letteraria ci sono state delle piccole sfasature, che a poco a poco si trasformarono in piccoli fossati. I suoi continui dilungamenti, e le avvincenti vicende che terranno viva l'attenzione di chi legge la resero nota a distanza sempre crescente, di cui io tuttavia non ho pienamente raggiunto. Un caso non proprio atipico, ma frequente; a maggior ragione se il tema trattato manifesta una malcelata sensibilità. E pur di rievocare qualche ricordo tralasciato nel passato, vagare nella fumosa nebbia della storia e della pittura, una nebbia via via sempre più fitta, ho visto tracciare su un foglio bianco contorni luminosi, linee rette, in un disegno divino che mi ha indicato la strada. Una cospirazione che mi ha condotta fra le pagine bianche di segreti foschi e avvenimenti tragici che irrimediabilmente tengono col fiato sospeso.
Come la radura di un laghetto cristallino e gelato, la storia di Ned e della sua numerosa famiglia si è stanziata ai bordi della mia anima. Il silenzio, l'inarrestabile passare del tempo mi hanno avvolta come una ragnatela, e, una sfilata di figure evanescenti accompagnato la mia avanzata lenta.
Questa lettura inaspettata, di un romanzo che languiva nello scaffale già da qualche tempo, insieme con il sole che faceva capolino da una coltre di nuvole e pioggia e l'odore stagnante della pioggia che invase le mie narici, evocarono sensazioni famigliari: la nostalgia delle mie spericolate immersioni nell'era vittoriana, durante il liceo. In un santuario, impregnato di realismo magico, da cui ebbe tutto inizio. L'inizio. Un incontro/scontro con la famiglia Gillespie, svolta decisiva che ne determinerà il destino della protagonista. Una posizione diversa nella società. Una famiglia.
In un viaggio nel passato di questa famiglia che non ho mai conosciuto per davvero, nemmeno nei libri di storia, un'avvincente e straordinaria celebrazione dell'amicizia, dell'amore e dei sogni che, nella sua semplicità disarmante, mi ha affascinato parecchio. E' come tornare indietro nel passato, ai tempi delle nostre bisnonne e trovarsi a vagare come un anima in pena in un luogo e in un tempo che conoscevamo solo per sentito dire. In meno di tre giorni non ero più sdraiata comodamente fra i braccioli della mia poltrona preferita. Ovviamente, ero ancora lì, circondata dalle vecchie mura della mia stanza, ma in un certo senso non c'ero più. Ero molto lontana, nel cuore di oscuri e severi personaggi, con un pittore indulgente e irremovibile, la sua ingombrante madre e le vicende "avventurose" delle sue nipotine.
La voce di Harriet, uscendo dal romanzo, ha risuonato nella luce accecante della mia camera. Ha preso vita nel momento in cui è arrivata, con una valigia e un abito lungo e sgualcito. Così famigliare, perché di lei e della sua stramba avventura, che si ammanta di tragico e un pizzico di malinconia, avevo letto alcuni anni fa. Ragione per cui tornare nel piccolo paesino di Glasgow è stato come tornare in un luogo in cui ho vissuto.
Racconto di personaggi forti e allo stesso tempo fragili, timorosi del senso della vita e del tempo, che non sanno cosa aspettarsi dal futuro, I Gillespie è un affresco per gli amanti del romanzo storico. Un affascinante intreccio di segreti, follia, amori, misteri che, in una miriade di sfumature leggere, emerge dal passato, in una nota impetuosa e inquietante.
Uno inizia a leggere un romanzo che sembra scritto dalla nipotina di Jane Austen, poi qualcosa cambia e capisci che qualcosa non va....se non ci si può fidare nemmeno di Jane Austen, dove si andrà a finire? Intrigante