I promessi sposi è il libro che si legge a scuola, in piena adolescenza, e per diversi motivi, che però sono sempre gli stessi, si tende a dimenticarlo, a sminuire come testo scolastico, a criticarlo per la sua morale sulla provvidenza, a giudicarlo obsoleto per il suo linguaggio, per i suoi temi.
Giudizio quanto mai sbagliato e superficiale. Il romanzo è scritto in un italiano a cui forse non siamo più abituati, ma è scritto bene, benissimo, e permette di assaporare tutta la bellezza e le potenzialità della nostra lingua.
I temi trattati sono molteplici, e se la provvidenza è la guida e morale che dovrebbe guidare i personaggi, questi non sempre ne sono consapevoli, e agiscono in un modo quanto mai umano.
I personaggi poi non sono solo gli individui più conosciuti, ma ampie parti soni dedicate alla descrizione del popolo, della società dell'epoca, rendendo la storia stessa un personaggio con cui Renzo, Lucia e gli altri devono confrontarsi. Si vedano ad esempio i terribili quanto splendidi capitoli sulla peste: la tragedia è descritta con spietata vividezza, senza risparmiare sul lettore o dettagli più sgradevoli e disturbanti.
Un romanzo che è anche un affresco storico, in cui la storia compare quasi senza che il lettore se ne accorga.