Lettura veloce e curiosa su Hollywood anni '50, che ha dei grossi punti di pregio. Non è una carrellata di pettegolezzi ma racconti e storie di come i miti a volte si sono costruiti a tavolino o con trovate astute dei produttori o delle stesse star.
La penna della giovane Oriana F., acuta, pungente e intelligente, riporta una rigorosa critica sociale e culturale che si conclude con un approfondimento del Codice che deve essere rispettato durante la registrazione/sceneggiatura dei film (non si tratta di una censura ma di indicazioni). A questo proposito riporto un articolo Crimine 1) Il delitto non deve essere presentato in modo che il criminale susciti simpatia o induca chi è contro la legge a imitarlo. 2) I metodi criminali non devono essere spiegati dettagliatamente.
Le scene di omicidio e di morte devono essere ridotte all'indispensabile, ad ogni modo si deve insistere sul concetto che la vita è sacra.
Siamo nel 2017 e a me piacerebbe che si facesse una riflessione su questo punto non solo per la produzione di film o telefilm ma anche nella preparazione dei servizi dei TG. Abbiamo bisogno di tutta questa violenza o vogliamo assuefarci?
...ContinuaI sette peccati di Hollywood fu uno dei primi libri pubblicati dalla Fallaci, un romanzo che raccoglieva le impressioni sulla sua esperienza da giornalista a Hollywood, dove ebbe l'opportunità di toccare con mano quel mondo che sembrava tanto magico. Oriana si imbarcò in una vera e propria avventura americana, più volte viaggiò in America dove incontrò vari personaggi come registi, attori o semplicemente divi del cinema. Col suo stile ironico e spesso pungente, la Fallaci descrive senza peli sulla lingua quella che era la realtà di quel mondo e di chi lo abitava, svelando segreti e retroscena di un luogo che simboleggiava i sogni stessi.
Il mio amore per la Fallaci ormai è cosa risaputa, sto cercando di leggere almeno uno dei suoi libri ogni mese, entro quest'anno vorrei leggere tutti i suoi libri pubblicati. Avendo trovato estremamente interessanti le interviste contenute in Intervista con la storia, ho deciso di proseguire con il resoconto delle avventure hollywoodiane di Oriana. Hollywood all'epoca, e forse ancora un po' oggi, era considerata una sorta di Dream land, il luogo dove i sogni potevano diventare realtà.
Oriana parte per l'America alla scoperta proprio di questo luogo che dall'esterno sembra così magico. Nel corso del tempo, attraverso interviste ed eventi a cui parteciperà in prima persona, scopre che quella magia non è tanto presente, che Hollywood è un posto come tanti e che i divi venerati dal pubblico sono persone esattamente come lei e noi.
Con ironia e la battuta sempre pronta, anche nei riguardi delle proprie disavventure, la Fallaci descrive il mondo del cinema come nessuno ha mai fatto. Senza nascondere nulla ai suoi lettori, Oriana rivela segreti, intrighi e sopratutto i retroscena di quel mondo che dall'esterno potrebbe sembrare perfetto ma che in realtà è il riflesso della società da cui è nato. Incontrando e intervistando tanti divi dell'epoca, come Judy Garland, Kim Novak, Orson Wells, Burt Lancaster e molti altri.
Letteralmente frugando in quel microcosmo americano e infiltrandosi nella vita di Hollywood, Oriana riesce a dipingerne un quadro preciso, estremamente lucido e privo di quella patina di glamour che solitamente circondava quel luogo. Il libro spazia tra vari argomenti, ma come sempre credo che la parte più interessante siano proprio le interviste. Attraverso le parole della Fallaci i divi di Hollywood diventano esseri umani.
Ho trovato particolarmente interessante il modo in cui è riuscita a spogliare Hollywood di tutti quegli elementi che la rendevano Hollywood, il modo in cui Oriana è riuscita a demitizzare quella piccola società rendendola quanto più vicina possibile alla realtà. Scritto magnificamente, interessantissimo e attuale, pur essendo stato scritto oltre 50 anni fa, questo libro non fa che confermare quanto la Fallaci sia stata una grande giornalista e autrice, nonchè una grande donna.
Un ritratto della Holliwood anni 40/50, quando si stava perdendo il mito del Divo visto come Divino, al di sopra di tutto e di tutti. Ma anche loro sono umani. Ma in America all'epoca potevi tradire, bere fare qualsiasi nefandezza: basta che nessuno lo sapesse e bastava presentarsi alla domenica mattina in chiesa.
Oriana Fallaci li descrive come persone infelici ma piene di soldi e i soldi danno la felicità ... effimera ma
Il piglio Fallaci, che secondo me nelle interviste è irraggiungibile, qui si sente tutto.
...di quelli che si sono visti che tutti i film in b/nero degli anni 40/50....
Uno spietato e realistico ritratto di divi che miti non sono... ma solamente esseri umani con tutte le loro debolezze e fragilità... e isterie!
Primo libro edito dalla Fallaci nel lontano 1958, di cui riuscì anche a farsi scrivere una breve presentazione da Orson Welles, elaborato sulla base di vari reportage che la Oriana scrisse in diversi momenti su Hollywood e sullo star system americano.
Una giovane giornalista – ma lei si definiva scrittrice – che si stava facendo le ossa, ma già conosciuta e temuta per la sua penna graffiante.
Infatti quello che troviamo in questo testo non sono stucchevoli interviste con i vari grandi attori dell’epoca, ma un’indagine accurata e profonda che mette a nudo il sistema del cinema americano, svelando retroscena e segreti, anche gustosi, dei grandi divi del tempo, come quello, che mi è sembrato emblematico, a proposito del grande Elvis Presley che usava uscire dall’albergo facendosi precedere da emissari che “attizzavano” la folla per preannunciare il suo passaggio.
Non è un libro inscindibile per conoscere bene la Fallaci, ma è comunque una lettura piacevole e sorprendente per i contenuti di indubbio valore documentario, riferiti a come sia stato il funzionamento della più incredibile macchina per fare soldi di tutti i tempi, e per la conoscenza del buon esordio della Oriana come scrittrice.
Interessante inoltre alla fine un articolo, sempre della Fallaci, pubblicato su l’Europeo del 27/10/1957 che confronta il sistema della censura americano con quello del nostro paese, sempre per il valore documentario riferito all’epoca.