Doverosa premessa: il titolo originale è “The Visitors” ma questo romanzo non ha nulla a che vedere con la serie televisiva che diventò di culto negli anni Ottanta.
Niente individui simili a rettili ma travestiti da umani venuti sulla terra per distruggerci.
I visitatori di Simak disorientano già per il loro aspetto: non sono gli omini verdi, non hanno antenne, sono enormi scatole nere. E, per di più, sono pacifici. Certo, qualche danno lo fanno, ma inconsapevolmente: nulla di loro tradisce ostilità e minaccia.
L’autore compie una puntuale analisi delle reazioni degli americani alla presenza di questi esseri alieni – nel senso letterale di altri, diversi. L’opinione pubblica e i media.
E soprattutto la politica, dove emergono le diverse anime del potere, con le loro istanze spesso in contrasto, gli scienziati, l’esercito, gli interessi economici e chi ha la responsabilità diretta del governo e dei rapporti con il resto del mondo – il romanzo è del 1980 e “la fuori” c’è l’Unione Sovietica.
Come in altri romanzi che parlano del potere e della politica, l’autore mette in evidenza la capacità ai piani alti di crearsi da sé i problemi, senza bisogno che interventi esterni complichino le cose.
E chi è che complica le cose, in questo libro? Proprio i visitatori.
Anche se non sono pericolosi e ostili. Anche se non minacciano l’esistenza dell’umanità.
Anche se si mettono a fare cose buone, regali, per riconoscenza.
Ed è proprio questo il problema. In quanto cosa aliena, altra, diversa. In quanto cosa che implica un ripensamento radicale del proprio modo di essere e di vivere.
Lascia intravedere una crisi, insomma, letteralmente: un passaggio, un muoversi verso il cambiamento.
Che, come tale, fa paura.
(Le ultime righe del romanzo potrebbero rendere del tutto inutile la recensione di cui sopra, ma non mi va di soffermarmi: per evitare spoiler – non aspettatevi comunque chissà che – e perché sono sfumate, aperte, inafferrabili. Mentre nel resto del romanzo non mancano certo gli spunti concreti su cui riflettere.)
...ContinuaGrande Simak.
Titolo inquietante...
Per tempi inquietanti...
Dicono che faccia parte della vecchia guardia ed è considerato un "vecchio".
Vecchio... lui!
Uno dei più grossi tangheri futuristi della Science Fiction!
Un gigante.
Clifford Simak è sempre stato un romanziere dallo stile pacato, che "tradisce" il suo essere giornalista e probabilmente un gusto di fare giornalismo che si è perso, almeno di recente. Non è la prima volta che affronta il classico tema dell'invasione, ma anche con quest'opera lo fa nel modo più originale possibile: non dare nulla per scontato.
Gli alieni sono letteralmente incomprensibili, radicalmente diversi e poco o nulla comunicativi, ma non serve loro molto per capire di che pasta siamo fatti. E una punta di pessimismo sulla nostra condizione umana si insinua facilmente, visto il modo con cui i visitatori ringraziano di aver trovato un posto dove rimanere. Ponete attenzione al paragone con gli indiani d'America che viene fatto a un certo punto: è, secondo me, la chiave migliore per comprendere il romanzo.
Gli elementi veramente fantascientifici, secondo me, sono due: giornalisti che cercando di scrivere la verità senza toni sensazionalistici e un governo degli Stati Uniti che non si fa prendere la mano dalle smanie dei militari…
Una piccola perla.
scheda completa: http://www.bibliotecagalattica.com/romanzi/visitatori.html
Il romanzo riprende diverse idee tipiche della produzione di Simak, in chiave più pessimistica forse rispetto ai lavori dei decenni precedenti. I protagonisti della vicenda sono degli strani alieni dall'aspetto di enormi scatole nere, della cui stessa vita biologica o coscienza gli esseri umani non possono essere sicuri, che senza alcun preavviso iniziano ad apparire in disparati luoghi degli Stati Uniti (il perchè di questa esclusività non è chiarito...).
Appare subito evidente come risulti impossibile comunicare con questi visitatori e di come i loro scopi siano assolutamente imperscrutabili agli occhi degli uomini. Soltanto un uomo visita l'interno di questi esseri ed è convinto di aver percepito una sorta di contatto con l'intelligenza aliena o comunque una specie di familiarità con il nuovo venuto.
Forse la parte più riuscita dell'opera è la descrizione delle reazioni di Washington all'apparizione e alle successive azioni degli alieni: a posizioni aperte e di larghe vedute si oppongono ministri reazioni vecchio stampo che invocano la censura e auspicano l'utilizzo ad esclusivo vantaggio statunitense di possibili nuove tecnologie aliene.
Come in altri suoi libri, Simak mette in evidenza i possibili impatti sullo scenario economico e sociale derivanti dall'arrivo degli alieni, che, forse come risarcimento, iniziano a produrre beni di consumo, minacciando così di rovinare intere filiere produttive. Il romanzo termina bruscamente, senza un vero e proprio finale, lasciando un velo di inquietudine quando viene svelata quella che forse è l'ultima riproduzione degli extraterrestri...
I toni del romanzo sono tipici della fantascienza "pastorale", elegiaca, di un'America in via d'estinzione, l'America contadina e della frontiera, tipici della produzione di Simak. I personaggi sono poco sviluppati, vista anche la brevità dell'opera e la trama, oltre che per il finale monco, presenta diverse lacune, lasciando eventi e circostanze avvolti nel dubbio. Per questi motivi consigliamo l'opera principalmente agli amanti dell'autore.
Quando è stata annunciata l'uscita di questo romanzo su Urania, molti in rete hanno detto "non è il miglior Simak". Non avendo letto altri romanzi dell'autore mi ero preparato a una delusione.
Invece questo "I Visitatori" mi è piaciuto molto. Per prima cosa è uno dei (rari) romanzi che riesce a dipingere degli alieni realmente "alieni" (anzichè le deformazioni/caricature di esseri umani che spesso si vedono in giro) e questo mi ha colpito molto.
Mi è piaciuto anche l'approccio di Simak che evita volontariamente i clichè delle invasioni a cui ci ha abituato il cinema e affronta il tema in modo il più possibile realistico e rifiuta anche di risolvere il problema alla fine (facendo dire a uno dei personaggi una frase del tipo: "nei romanzi nel finale si riesce a trovare una soluzione, ma qui siamo nella realtà") lasciando il lettore con una rivelazione di ciò che forse sta accadendo.
Insomma, sono molto soddisfatto di questo romanzo... e a questo punto sono curioso di leggere i romanzi più apprezzati di Simak