Prima che continuiate con la lettura di questa recensione è bene che sappiate una cosa : io sono una grande, grandissima, estimatrice di Virginia De Winter, al punto che potrebbe anche scrivere la lista della spesa ed io sarei lì a bermi ogni singola parola espressa col suo inconfondibile stile ricercato , prezioso ed evocativo.
Detto questo, potrete ben capire come, per me, l’unico difetto possibile di questo romanzo è che sia troppo corto!
Scherzi a parte, non c’è dubbio che l’excursus nel mondo dei romanzi m/m di questa italianissima autrice sia ben riuscito. Mantiene le peculiarità del suo stile di scrittura unico, ci trasporta nella Londra vittoriana, di cui dipinge con delicatezza e sapienti tocchi d’artista la vita dei giovani appartenenti all’alta società: le debuttanti in cerca di marito, le cene raffinate, i club, i velati accenni a segreti celati dietro porte chiuse, lo spettro continuo dello scandalo, la trasgressione cercata nei vicoli bui e malsani dell’East End. E’ in questo ambiente così scintillante ed artefatto che si muovono i protagonisti: Sebastian Fane, giovane Conte di Darlington, bellissimo ( si mormora più di Dorian Gray) libertino dal carattere volubile e perennemente sull’orlo di uno scandalo, e Raven Armitage, giovane pianista, francese d’adozione ma inglese di nascita, fratellastro della defunta fidanzata di Sebastian, le cui strade si incroceranno per caso, e si intrecceranno indissolubilmente, proprio durante la ricerca della vera causa della morte di Elizabeth.
Raven annuì e voltò il corpo privo di sensi. Quando il cilindro di seta nera calcato sui capelli del ragazzo tra le sue braccia rotolò lontano, avvertì una stretta allo stomaco: doveva avere al massimo vent’anni, ed era come se l’ossessione di uno scultore infatuato avesse abbandonato il proprio piedistallo tra colonne spezzate e templi in rovina per precipitare accanto a lui. Senza pensarci, si strappò dal collo la sciarpa di seta e se ne servì per tamponare il rivolo di sangue che scendeva dalla tempia del ferito. Polvere e cremisi sugli zigomi alti, sul lieve, elegante incavo della guancia. Ciglia, scure e folte, sulla pelle lievemente dorata. Cercando di riscuotersi da quelle considerazioni inopportune, Raven cercò con due dita il pulsare del sangue al lato del collo. Sentì la mano tremare, e fu grato che la posizione lo costringesse a tenere il capo rivolto verso il basso. Non voleva neppure sapere quale espressione avesse impressa in volto.
La morte di Elizabeth risulterà velata di mistero e paranormale quando entreranno in gioco morti che camminano, spiritisti, presenze misteriose e inquietanti, apparentemente legate a monili molto particolari, chiamati Bijoux de Deuil , ossia gioielli preziosi, generalmente fatti di giaietto, perle o cammei, con la particolarità di contenere parti ( in genere capelli) dei cari defunti.
Durante lo sviluppo della storia, i due giovani si troveranno inesorabilmente attratti l’uno dall’altro, un’attrazione potente che all’inizio spaventerà Sebastian, che, sebbene avvezzo alle avventure con giovani di ambo i sessi, non sembra per nulla pronto ad ammettere di aver perso il proprio cuore per il giovane pianista.
Il volto di un angelo e gli occhi di un assassino. La mano di Sebastian Fane non aveva tremato quando era stata sul punto di uccidere un uomo. Ma lo aveva fatto quando aveva toccato lui, le dita aggrappate alla sua pelle in fiamme come se fosse stata l’unico appiglio sull’orlo di un precipizio.
«Ciò che intendevo dire» aggiunse Sebastian, «è che quel pianoforte non ha avuto più lo stesso suono da quando lo avete suonato voi. Ho tentato di farlo accordare, avrei chiamato i migliori artigiani, sarei arrivato anche a farlo distruggere se questo fosse servito a cambiare le cose, ma non ci sono riuscito. L’impronta delle vostre mani è rimasta su quei tasti, siete il solo a cui obbedisce, adesso.» «E questo non vi piace.» «Questo è qualcosa che non avevo previsto.» «E che avreste evitato.» «A essere onesto, sì.» «Capisco.» «Raven…» «No» l’interruppe l’altro, con gentilezza. «Capisco davvero.»
Una cosa che mi è piaciuta molto è che pur essendo una storia con molti accenni fantastici, sia stato mantenuto un certo realismo nel descrivere la società vittoriana e le sue regole, spesso spietate; in più punti si fa accenno alla necessità di tenere nascosta la relazione dei due protagonisti, onde evitare lo scandalo se non addirittura la prigione ( Oscar Wilde docet).
Ma al di là della storia, che comunque è ben sviluppata, il pregio più grande rimane sempre e comunque l’incredibile stile di scrittura, evocativo e ricercato, dell’autrice, che sembra dipingere più che descrivere ogni scena, uno stile che richiama subito alla mente quei manga giapponesi , yaoi e non, che hanno nella raffinatezza dei disegni la loro peculiarità maggiore.
Il Conte di Darlington aveva un braccio appoggiato vicino a un vaso ricolmo di rose che spargevano un profumo fresco e inebriante, ricche corolle di un bianco burroso e foglie scure, spine acuminate troppo vicine a quel viso perfetto. Dalla mano alzata – dita pallide e nervose, talmente belle da rendere diletto anche il dolore che infliggevano – saliva una sottile, nitida spirale di fumo, il cui odore si confondeva con quello delle rose e con una traccia di colonia. In completo grigio da mattina, la cravatta di un pallido color dorato, Sebastian sembrava assorto nella contemplazione dell’insolito azzurro del cielo fuori dalle vetrate, tanto che, quando si voltò di scatto sentendo entrare qualcuno, Raven notò il suo leggero trasalire. I capelli biondi ondeggiarono intorno alle guance, lisci e luminosi. Addomesticati dal pettine, gli sfioravano il viso come una cornice che catturava tutta la luce del giorno. Gli occhi a mandorla – di un verde intenso e perfetto, senza macchie né sfumature di altro colore – lo scrutavano senza rivelare nulla. Era talmente bello che ogni fantasia sbiadiva sino a svanire, tanto da lasciare la certezza assoluta che nessun ricordo avrebbe mai potuto portare qualcosa di lui con sé.
E lo dice l’autrice stessa nei ringraziamenti, che è proprio dal tentativo di unire il gotico vittoriano al genere yaoi che ha fatto nascere l’dea per questo romanzo, e, a mio modesto parere, il tentativo è riuscito benissimo.
La sensualità non è mai esplicita, solo accenni e descrizioni, frasi casuali e lievi come il tocco di ali di farfalla ma che riescono a dare comunque idea della grandezza dei sentimenti che legano i protagonisti, e anche nelle scene dove questi sentimenti trovano sfogo, tutto è come avvolto nelle vellutate pieghe del sogno
A metà della stanza, aveva già le mani sul suo viso e le labbra sulle sue. Percepì il proprio braccio alzarsi e il pugno chiudersi, mentre l’altra mano si stringeva già intorno al collo aggraziato di Armitage. Poi sentì dita lunghe e agili intrecciarsi tra i capelli e strattonarlo affinché inclinasse la testa, una mano posarsi sulla nuca e trattenerlo contro una bocca già socchiusa e poi, senza accorgersene, Sebastian allentò il pugno. Il sapore che gli penetrò le labbra, morbido e maschile, schiantò qualcosa nella sua mente e gli tolse per un attimo coscienza del proprio corpo. Raven gli serrò la vita con un braccio, premette i fianchi contro i suoi. La sua forza tranquilla lo avvolse. Il suo bacio aveva il gusto delle notti in cui l’ossessione lo aveva tenuto sveglio e intorno all’alba si era trasformata in pace, e poi in dolcezza; la sua mano posata sulla schiena aveva strappato a un pianoforte le stesse vibrazioni che adesso gli rendevano malferme le gambe. Sebastian lo spinse con gentile fermezza verso il divano, verso il muro, alla cieca, cercando una qualsiasi superficie su cui premere il suo corpo per sentirne i contorni adattarsi al proprio. Inciamparono, e lui percepì sotto le labbra quella risata di cui, per prima, aveva immaginato di fare scempio. La soffocò con un altro bacio, bevendola fino all’ultima goccia, gli occhi chiusi, abbandonato. Nella testa aveva soltanto lampi confusi di capelli soffici, scuri, striati di mogano, uno sguardo che spianava la strada per l’inferno. Raven gli avvolse le braccia intorno alla schiena, risalì con le mani, aggrappandosi alle sue spalle. Sotto le dita, Sebastian sentì guizzare il muscolo di un braccio e quella sensazione gli provocò un brivido talmente profondo da togliergli ancora un frammento di ragione.
E non da meno sono anche i personaggi di contorno come Colin Seymour, migliore amico di Sebastian da sempre, cacciatore impenitente di servitù altrui ( i suoi tentativi di “rubare” quella di Sebastian creano dei momenti di assoluta ilarità )
«Sono un idiota» dichiarò, in tono appassionato. Colin gli rivolse uno sguardo di educata comprensione e non commentò. «Ti prego, Colin» disse Sebastian, acido. «La foga con la quale ti stai affrettando a smentirmi è quasi imbarazzante.» «Non ho l’abitudine di interferire nelle prese di coscienza altrui.»
«Quindi tu e Colin siete amici da molto tempo?» Qualcosa nel suo tono basso, o forse nel silenzio della notte che sembrava proteggerlo dai suoi pensieri, lo indusse a rispondere altrimenti da come aveva pensato. «Da tutta la vita. La nostra amicizia è sopravvissuta al mio miglior tentativo di rovinarla, perché Colin è sempre stato troppo abituato a fare il contrario di quello che voglio, per permettermelo.»
O Miss Tiffany Taylor, giovane debuttante americana, dall’incantevole eccentricità,
L’unica che aveva attaccato con gusto la sua cena era la piccola, naïf Miss Taylor, il cui candore assoluto in ultima analisi si era rivelato solo una sanissima e stimabilissima indifferenza all’opinione altrui.
O ancora gli innumerevoli maggiordomi, costante presenza silenziosa della vita delle case di chi conta, e fonte di vere e proprie perle di ironia inglese.
Come avrete ormai capito, il mio voto è quindi più che positivo, unico consiglio che mi sento di dare è di leggere questo piccolo gioiellino senza fretta, con calma per assaporare appieno ogni singola parola e godere delle atmosfere delicate e preziose di cui è intriso.
Rimpiango Black Friars. Sicuramente anche questo è scritto bene, ma non posso dire che mi sia piaciuto. Anzitutto per lo svolgimento dell'intera vicenda, che si sviluppa praticamente soltanto nell'ultima manciata di capitoli, lasciando il lettore ad arrovellarsi il cervello su dove volesse andare a parare il romanzo (al di là della storia d'amore) per ben oltre la sua metà. A mio avviso, è molto più esaustiva la descrizione del libro qui riportata (qui su aNobii, intendo) piuttosto che la miriade di pagine piene di situazioni inutili e senza senso.
Ho letto tutto ciò che per il momento ha scritto questa giovane autrice (compresi il racconto su Black Friars e le scene tagliate dalla medesima saga), che apprezzo molto per le atmosfere e le ambientazioni, ma molto meno per le storie d'amore. Comincio a sospettare che queste ultime siano un suo limite (almeno per ora), poiché nessuna di esse mi ha coinvolta o interessata più di tanto, lasciandomi puntualmente indifferente o, peggio ancora, allibita. In Black Friars non ho amato particolarmente quella di Axel ed Eloise (che comunque mi sembra la migliore, fino ad ora, se si esclude quella di Gilbert e Lara... se "relazione" può chiamarsi, la loro), non mi è piaciuta affatto quella di Gabriel e Sophia (assurda e persino ridicola, sul serio), non ho compreso quella di Ross ed Emily (continuo a non capire il motivo per cui lei sia scappata proprio quando lui ha deciso di farsi avanti), mi hanno lasciata di ghiaccio gli input finali di quelle di Stephen e Christabel (improponibile) e quella di Jordan e Jerome (che non ricordo manco si fossero mai parlati, all'interno dell'intera saga... di certo non con complicità). E ora abbiamo questa, fra Sebastian e Raven, una relazione omosessuale in età vittoriana, argomento assai delicato e potenzialmente interessante (a quel tempo bastava un sospetto per essere additato ed eventualmente denunciato alle autorità, quindi ci sarebbe davvero tanto da esplorare nell'animo umano, se si decide di intraprendere questo genere di scrittura), ma a mio avviso gestito malissimo, poiché non si comprende esattamente come sia potuta nascere.
Mi spiego meglio, senza fare distinzioni fra rapporti etero e omosessuali (ché tanto la sostanza non cambia: i sentimenti sono uguali per tutti).
L'attrazione può esserci ed è sicuramente il primo motivo per cui può nascere una storia d'amore. Questo è ben chiaro anche ne Il cammeo di ossidiana. Ciò che fatico a capire (non escludo infatti che si tratti soltanto di un mio limite), è tutto il resto: come possono nascere amore e comprensione fra due persone che si minacciano e tentano di uccidersi a vicenda? Personalmente darei di matto e preferirei mille volte lasciar perdere una potenziale relazione piuttosto che rischiare di diventare cibo per vermi non appena volto le spalle. Di più, trovo apparentemente inspiegabile buona parte dei comportamenti dei due protagonisti, soprattutto quando hanno a che fare l'uno con l'altro.
Leggendo questo romanzo, insomma, ho avuto l'impressione che per tutta la prima metà l'autrice brancolasse nelle proprie fantasie senza riuscire ad esternarle a dovere al lettore, lasciando troppo nell'ombra e rivelando assai poco sulla reale trama di fondo (troppo di fondo, ad essere onesti) se non oltre la metà dell'intera vicenda. Proprio per questa ragione sono stata tentata in almeno un paio di occasioni di abbandonare la lettura ponendomi questa domanda: ma dove vuole andare a parare? Si parte da un ottimo prologo e si finisce quasi per dimenticare il punto di partenza, lasciando il lettore in sospeso e dandogli come contentino solo le vicissitudini insensate di due amanti assai confusi.
Alla fine del romanzo, comunque, non ho potuto fare a meno di domandarmi un'altra cosa: perché scomodare i personaggi di Oscar Wilde in una storia in cui potevano benissimo essere sostituiti da altri, originali e magari più utili alla vicenda?
Tralasciamo la copertina orrida. Ignoriamola. Facciamo finta che non esista. Quali lettori sani di mente si avvicinerebbero ad un libro con una copertina del genere?
Fortuna che sulla cover c’è il nome di Virginia de Winter! Fortuna che io sia una grande fan dell’autrice e non mi sia lasciata intimorire da tale orrore.
Il Cammeo di Ossidiana, è un romanzo ripubblicato, conosciuto nella sua versione precedente come “Oscure Gioie”.
Con la maestria che le è propria e il suo stile arzigogolato, che alla sottoscritta piace tanto, la de Winter ci racconta la storia di Raven e Sebastian, due giovani e bellissimi aristocratici che si ritrovano coinvolti in un’indagine dai risvolti macabri e soprannaturali nello sfondo di una Londra scura e pericolosa di fine ottocento.
I personaggi sono tutti incredibilmente affascinanti e spassosi.
Mi hanno tutti conquistata.
L’algido Sebastian, il raffinato Raven, il vivace Colin, la pragmatica Tiffany.
E, come in ogni volume dell’autrice che si rispetti, non possono mancare gli integerrimi personaggi della servitù: il sarcastico e intimidatorio Nathan e l’impeccabile fedelissimo Giles.
Con la de Winter si sogna, si agogna e si ride.
Invidio chi si avvicina a questa autrice per la prima volta e ha ancora tutta la saga di Black Friars da poter recuperare. Leggere questo libro ha riportato a galla la profonda nostalgia per quel mondo e i suoi personaggi... la mia adorata combriccola :')
Oh Virginia, concedici questo spin-off, te ne prego!
“Sebastian sollevò una mano e se la picchiò contro la fronte. “Sono un idiota”, dichiarò in tono appassionato. Colin gli rivolse uno sguardo di educata comprensione e non commentò. “Ti prego, Colin” disse Sebastian acido . “La foga con la quale ti stai affrettando a smentirmi è quasi imbarazzante.” “Non ho l’abitudine di interferire nelle prese di coscienza altrui”.”
...Continuarecensione-cammeo-ossidiana-dewinter.html
Elizabeth Hartcourt è stata ripescata esanime dal Tamigi: una disgrazia per la quale non esistono parole capaci di donare conforto. Tuttavia, Sebastian Fane, nei suoi più sinceri propositi e auspici - ultimo Conte di Darlington, non pare turbato dall'improvvisa e misteriosa dipartita della sua promessa sposa. E mentre alcuni si rincuorano incolpando la fatalità e molti congetturano su una pianificazione dello stesso Darlington, Sebastian prosegue la vita di sempre, abbandonandosi ai piaceri che Londra, gli amici e le giovani debuttanti gli sanno offrire.
Di tutt'altro avviso è Raven Armitage. Deciso a scoprire la verità sulla morte della sorella Elizabeth e incurante dei pericoli a cui la sua incredibile bellezza lo espone, ogni sera Raven si avventura per i pub e le zone meno raccomandabili di Londra, alla ricerca di contatti e informazioni utili.
È l'alba quando, rientrando da una nottata che avrebbe potuto avere risvolti tragici se non ci fosse stato l'onnipresente Nathan a guardargli le spalle, la carrozza di Raven investe Lord Darlington. Se è certo che le loro strade si sarebbero incrociate, nessuno avrebbe potuto prevederne i risvolti.
Sempre più intrigato dal bellissimo ragazzo, Sebastian si troverà costretto a fare i conti con la morte della fidanzata e rivendicare, insieme all'onore, il cuore. Negli incontri-scontri con il giovane Armitage, tra misurate provocazioni e velate allusioni, è sempre più evidente lo sforzo di dominare desiderio e passione.
Si può chiedere di più a un romanzo? No, a parte un bacio in più, direbbe Ang. E vi posso assicurare che anche se ci fosse stato, avrebbe voluto che fosse infinito e che poi ce ne fosse un altro. Per quanto mi riguarda, so di non essere sazia: Il Cammeo di Ossidiana è un romanzo che rileggerei e rileggerei con la certezza di trovare ogni volta un dettaglio nuovo di cui innamorarmi.
È impagabile il piacere che la ricchezza stilistica, la precisa ricerca e cura descrittiva aggiungono alla lettura. L'amore per Londra, l'attenzione per l'ambientazione storica risultano evidenti nel romanzo e invitano il lettore a cogliere i riferimenti più minuziosi e nascosti.
Se l'ambientazione storica è uno degli aspetti che più ho apprezzato del romanzo, Il Cammeo di Ossidiana ha, a mio avviso, le carte in regola per conquistare un ampio pubblico. Che il lettore sia in cerca di mistero o passione, troverà soddisfazione in questo libro.
L'amore e la passione tingono senza mai eccedere le pagine del Cammeo, regalando emozioni ai lettori più romantici. Tuttavia, sono le indagini di Raven a dare il ritmo alla narrazione e a donare alla storia intriganti sfumature paranormali.
Non mancano le battute frizzanti, condite da quell'ironia imparaggiabile che rappresenta una nota distintiva della de Winter e che nel Cammeo è personificata da Colin Seymour, migliore amico (e non solo) di Sebastian.
Il Cammeo di Ossidiana, in effetti, perderebbe molto se fosse privato del personaggio di Colin che, tra i secondari, è sicuramente il mio preferito. La prontezza di spirito e il legame con Sebastian rendono impossibile non amarlo.
«Sebastian, qualcuno ha deciso finalmente di spararti?» Si girò verso Raven e aggiunse in tono confidenziale: «Se fossi in voi, non mirerei al cuore, signore. Dubito trovereste qualcosa da quelle parti».
Accanto a Colin, merita senza ombra di dubbio almeno una menzione Giles, il maggiordomo dei Darlington. Fidatevi, quando vi dico che è una figura eroica.
E infine, nel mio cuore ha trovato posto anche Miss Tiffany Taylor, una debuttante cresciuta in America e perciò fuoriposto nell'alta società londinese. A dispetto dell'aspetto provincialotto, però, Tiffany ha una marcia in più e io l'ho adorata. È questa la ragione per cui non mi dispiacerebbe ritrovare Colin e Tiffany, i miei preferiti, in un romanzo dedicato a loro. Non sarebbe bellissimo un seguito in cui ritrovare anche Raven e Sebastian? *sbatte gli occhioni*
però non capisco i cambi improvvisi di umore dei personaggi: prima si vogliono, poi si odiano, poi si vogliono ancora, poi si ucciderebbero, per tornare a volersi. Le loro scelte sono un po tirate per i capelli, secondo me.