Molto classico come romanzo: un giornalista segue le tracce di un serial killer districandosi fra poliziotti corrotti, cubiste provocanti, viados e gestori di locali il tutto in una riviera romagnola che da il peggio di se.
Come in tutti i thriller l'assassino è insospettabile.
Si legge bene ma non mi ha lasciato particolari sensazioni.
Ho letto questo libro solo dopo aver scoperto che era il primo di una serie…infatti ne avevo iniziato uno e scoperto che era il quinto l’ho accantonato subito per poter cominciare a conoscere i personaggi dall’inizio.
Il libro l’ho apprezzato, mi è piaciuto da subito il giornalista Luca Rambaldi (che mi sembra compaia anche in altri episodi ma forse non in tutti) insieme all’ispettore Gerace che ho altrettanto apprezzato per il suo modo di condurre le indagini, spesso con metodi non proprio da manuale. Certo, quando si è saputo che c’erano dei poliziotti di mezzo non si è fatto scrupoli ed è andato dal vicequestore, ma come poteva essere certo che lui non c’entrasse? Mi sono un po’ stupita di questo fatto perché, nonostante Sacchi mi sembrasse una persona seria, poteva comunque essere coinvolto insieme agli altri. E’ vero che si conoscevano da anni, però, non so…io sarei stata più attenta in quel caso. Quando poi hanno accusato lui dell’omicidio di Casadio ero quasi certa che il vicequestore fosse la mente di tutto …e poi…quando è venuto fuori che era davvero così…ho esultato…perché vuol dire che le mie rotelline in testa proprio male non funzionano.
In generale comunque la storia è ben sviluppata, non ci si annoia mai e anche se ero arrivata a capire l’identità della mente che c’era dietro tutto prima che venisse scritta, questo non ha influito sul mio giudizio finale perchè nel corso delle pagine sono stati messi sempre nuovi tasselli al puzzle finale e la cosa mi è piaciuta molto. E poi, se devo essere sincera, non avevo affatto capito chi fosse il killer vero e proprio, non ci sarei mai arrivata da sola. All’inizio un pensiero alla sorella ce l’avevo fatto, ma solo per sapere cosa ne fosse stato di lei.
Un piccolo appunto, su una certa descrizione un po’ schifosina (anche per me che abituata a leggere thriller sono abituata a qualsiasi cosa)…ad un certo punto si parla di un detenuto del carcere, tale Spartini…sapere che in prigione 2 bei personaggini gli hanno infilato un topo vivo nell’ano e leggere tutto quello che gli è capitato dopo a causa del topo in questione…beh… me lo sarei risparmiata volentieri…
In definitiva bella serie e bei personaggi e sicuramente proseguirò con gli altri anche se credo sarà un po’ difficile reperire il secondo e il terzo, mentre ho già a casa il quarto e il quinto. Vedremo…
Non particolarmente convincente la mia prima esperienza di lettura con il giallista italiano Stefano Tura, il cui Il killer delle ballerine mi è sembrato un po' troppo raffazzonato e convulso come thriller.
L’ho scoperto mentre gironzolavo durante una delle mie solite ed interminabili escursioni in biblioteca, questo romanzo di Stefano Tura, per poi scoprire che dello stesso autore, da qualche anno, stazionava nella mia stessa libreria un altro romanzo, “Arriveranno i fiori del sangue”, la cui lettura, chissà perché, l’ho sempre rimandata.
Forse era destino così, che Stefano Tura, giornalista Rai oltre che scrittore, lo assaggiassi così, in maniera del tutto casuale, spinta da quello che amo definire il mio “sesto senso da lettrice”, una scia invisibile che spinge la mia mano ad allungarsi verso una scaffale, di biblioteca o di libreria, a prendere un libro mai sentito, a provarne una sorta di strana e inspiegabile attrazione e a buttarmici così, a scatola chiusa, per poi scoprirmi ad apprezzarlo. Chissà come, ma funziona quasi sempre. Anche in questo caso.
Al di là della trama, “Il Killer delle ballerine” mi ha ricordato un po' il bel “Solo tra ragazze” di Diana Lama, per l’ambientazione, le atmosfere, la toponomastica nostrana. Siamo nel terreno del giallo giallissimo italiano, semplice ma ad effetto, del tipo che magari non è scritto in maniera memorabile ma si butta a capofitto in suspense e sangue, e così, si fa divorare. La vicenda è ambientata negli anni ’90, sulla Riviera Romagnola, dove un pericoloso psicopatico, Fabrizio Dentice, viene condannato a dieci anni di reclusione in un ospedale psichiatrico per l’omicidio di cinque giovani cubiste. Peccato che, durante la sua reclusione, altre due ragazze scompaiano e vengano trovate uccise, con la stessa tecnica usata da Dentice, e l’incubo rincominci. Luca Rambaldi, giornalista e fidanzato di una delle ragazze assassinate, compie una sua indagine personale, aiutato da Carmen, una giovane e coraggiosa cubista, e, fra agenzie di fotomodelle, squallidi festini nelle discoteche più alla moda della riviera e personaggi loschi, scopre un gioco corrotto nel quale sarebbero coinvolte anche alcune insospettabili cariche della polizia di stato. E nel frattempo, come in uno spaghetti thriller degli anni ’80, i personaggi scomodi o “che sanno” (qualcosa riferito a un mistero che si vuole sotterrare) sentono movimenti e fruscii alle loro spalle, si voltano, e con una serie di coltellate, vengono fatti fuori da una mano guantata, poco prima che arrivino Luca e la polizia stessa. Chi è l’assassino? Uno dei personaggi, come piace a me, ovviamente.
Insomma, non c’è nulla di sensazionale nel romanzo d’esordio di Tura, la scrittura è semplicistica, i personaggi abbozzati, la psicologia e i caratteri non approfonditi. Però la trama regge a meraviglia e devo ammettere che, letto tutto d’un fiato, il libro lascia addosso per un po’ un filo nero di inquietudine anche per i lettori che ormai fanno sempre più fatica a lasciarsi impressionare. Sì, inquieta al punto tale che si fa apprezzare.
Da leggere per cercare evasione e un po’ di brivido senza impegnare necessariamente la mente in qualcosa di “memorabile”….e alla volte, ci sta!
Dopo aver letto l’ultimo libro scritto da Tura, non potevo non leggere il primo! Scrittura semplicistica e stati d’animo non ben definiti. A volte poco realistico e con troppe porte dai cui origliare, ma la storia è interessante e ti tiene incollata alle pagine, rivelando anche, fino alla fine, una crescita stilistica che si ritrova nell’ultimo lavoro. Curiosissima di leggere i due libri centrali…
...Continua