Una desolata campagna siciliana dominata da arcaici rapporti feudali fa da sfondo alla parabola del marchese di Roccaverdina, aristocratico proprietario terriero. Congegnato come un lungo flashback, in un crescendo psicologico ben orchestrato, il romanzo è la storia della lotta feroce che, dopo il delitto passionale, il protagonista ingaggia col rimorso e i sensi di colpa finché, incapace di reggerne il peso, cede alla follia
Splendida l’analisi psicologica del Capuana che descrive le sensazioni e le angosce del protagonista nei minimi dettagli, come un chirurgo.
Un’altra nota di merito è l’accurata descrizione della Sicilia semi-feudale e rurale del periodo post-unitario, con le sue campagne incontaminate e selvagge, dove il Marchese passa la maggior parte del tempo a riflettere. Un protagonista molto complesso e difficile da dimenticare, sembra invincibile e invece è pieno di debolezze e incertezze, Capuana ne ha fatto " L'UNICO " l'incontrastato padrone del palcoscenico i personaggi che gli ruotano intorno non hanno la sua passione, il suo carisma, sono solo pallide comparse.
Pietro Germi nel 1953 ne fece un film Per chi volesse!! Buona visione!!
https://www.youtube.com/watch?v=ahtKz_nGTSg
Prossime riletture; "Il cappello del prete" " Demetrio Pianelli" "I Vicerè"
...ContinuaDa queste parti, se uno vuole farsi un giro, coprendo distanze di pochi chilometri può andare a Roccalanzona, Roccamurata, Roccaferrara e Roccaprebalza (le ultime due sono le mie preferite). Ci sarebbe anche Roccabianca ma è una cosa un tantino diversa. E dunque, pur essendo siciliano doc, il Roccaverdina mi è suonato da subito quasi come uno di casa.
Il lavorìo di limatura delle parole, di disfacimento e rifacimento degli episodi, l'immedesimazione in un personaggio che forse - almeno in parte - va raccontando l'autore stesso, tutto il rimuginare che ha impegnato Capuana per un lasso di tempo lungo ben vent'anni, hanno ottenuto di forgiare e temprare questo piccolo capolavoro proprio come se fosse una speciale lega composta di diversi metalli.
I tratti in comune con "I viceré" e con "Mastro Don Gesualdo" ci sono e sono tantissimi, e le tematiche esposte dagli altri due si trovano qui mirabilmente distillate; ma è pur vero, come già è stato osservato in altre recensioni, che Capuana con questo romanzo scardina il verismo dall'interno: inserisce elementi autobiografici, elementi di tragedia greca, ricama attentamente intorno ai temi della religione, del bigottismo, dell'ateismo; si fa tirare i bottoni della giacca dagli incipienti/imminenti espressionismo e simbolismo, precorre tutti gli schemi più classici del giallo e del noir senza peraltro restarvi impantanato; il racconto è inoltre tutt'oggi attualissimissimo nel presentare il tema dell'amore malato (prendete un quotidiano a caso degli ultimi quindici giorni…); e infine quoto @malax75: è un romanzo più moderno del classico romanzo verista, va considerato al di fuori da qualsiasi schema o etichetta.
Il breve racconto è decisamente statico, con una trama pressoché inesistente - perché l'omicidio per gelosia, rispetto tutto l'impianto, rappresenta solo una premessa - eppure per quanto mi riguarda ha saputo essere avvincente. Innanzitutto grazie alle ambientazioni splendide, con descrizioni emozionanti da cui prorompe una natura sempre protagonista, sia col bello che col cattivo tempo, sia con la luce che con il buio, panorami mozzafiato osservati dal paesino arrampicato lassù sulla roccia.
E poi c'è il protagonista marchese, che è un personaggio di un cinismo potente ma non del tutto meschino, che non cerca in nessun modo di impietosire e che tuttavia vive una serie di stravolgimenti interiori che lo sballotteranno come la più travolgente delle tempeste: laceranti dubbi, profondi sensi di colpa, sbalzi d'umore e scatti d'ira. Impressionabile e influenzabile, tormentato e molto più insicuro di quel che vuol dare a vedere e che il rango gli impone di dare a vedere, è per via di questi suoi stravolgimenti interiori che, anche se non si 'parteggia' per lui, si può comunque provare una certa empatia per la sua anima angosciata ed appassionarsi a seguire il decorso della sua intima vicenda.
"E pensava che il mondo era un inesplicabile enimma. Perché si nasceva? Perché si moriva? Perché tanta smania di affaticarsi, di arricchirsi, di affrettarsi a godere, e di soffrire con l'intento di arrivare un giorno a godere? Qualche istante di vita gli appariva come una folle fantasmagoria. E stupiva di quelle riflessioni così insolite per lui, di quella tristezza che gli pesava su l'anima, di quella sorda agitazione che gli serpeggiava per tutta la persona, presagio di sinistri avvenimenti."
...ContinuaL'amour fou ai tempi del Verismo finisce come in tutti gli altri tempi, in tragedia. Rilettura 13/06/17
Non sono riuscita ad apprezzarlo per lo stile narrativo, per me pesantissimo. La storia in sè è bella ma la lettura non è esattamente godibile.
Non sono riuscita ad apprezzarlo per lo stile narrativo, per me pesantissimo. La storia in sè è bella ma la lettura non è esattamente godibile.