...o max max, quando ti fai capire è un vero capire...giù nella profondità delle nostre oscurità che lo sfolgorante algore delle cime rende ancora più abissale...
Storia di ordinaria inquietudine di uomo del Novecento – Frisch sin da questa prima prova mette in chiaro chi è e sarà l’oggetto della sua letteratura – in marcia per la sua grande impresa, quella senza cui la vita non è, nel cuore di un panorama svizzero mai stereotipato.
Dalla valle ribollisce la nebbia come se stessero cuocendo le patate.
A che scopo?
È proprio la domanda più scortese che si possa fare alla vita…
Il nostro eroe, di cui solo alla fine scopriamo il nome talmente en passant che quasi non ce ne accorgiamo, incontra la sua antagonista complice anima gemella angelo custode che, come se si trovasse da tempo in quella vallata solo per aspettarlo, lo segue.
Detona la dialettica su cui si gioca la vicenda, lei tanto quieta, a ribattere colpo su colpo al pessimismo e vitalismo di lui, trovando senza mai un’esitazione argomenti a supporto della propria grande impresa: convincerlo a desistere.
E se lui: infelicità infelicità infelicità, lei:
Si potrebbe anche non sapere se si è già stati felici in vita.
E si dona come levatrice della consapevolezza, che può vuole aiutarlo a uscire dai circoli viziosi della mente:
si vorrebbe muoversi per aiutare tutti quelli che sono sani e hanno la possibilità di vivere e che per qualche ragione inventata non vivono comunque
Sarà lei a vincere il duello?
È importante saperlo?
Nulla di quanto accade, superato il punto di non ritorno, ha poi più importanza, se non la rivelazione, la presa di coscienza, la scoperta della vera posta in gioco:
quella sensazione di grazia e gratitudine.
È bello in realtà, ma mi ha annoiato.
Un po' troppo svizzero per i miei gusyi
se tradotto da una persona che dice guida alpina e non guida montana, distingue un piccone da una piccozza (8 volte, mica una), gli agganci dai moschettoni, i rampini dai ramponi! E a me girano i maroni. Che fa pure rima.
Anche nel 1937 in montagna si usavano le piccozze e non i picconi, per la miseria! E meno male che in coda al testo c'è un'integrazione della traduttrice che spiega i massimi sistemi, le atmosfere, le scelte stilistiche. Nulla sui picconi. Né sui rampini of course.
A dirla poi tutta non amo la scrittura emozionale e nemmeno molto gli stereotipi del bel tenebroso e dell'oca giuliva con la vocazione della crocerossina. Ma quella è colpa mia non dell'autore: servisse saperlo sono una vecchia cinica.
...Continua