Non è il miglior libro di viaggio che abbia letto, ma sicuramente nemmeno il peggiore. la prima parte del libro è molto interessante perchè racconta il dramma personale di Peart e di come il viaggiare in moto l'abbia aiutato ad affrontare il dolore. non mi è dispiaciuto il riferimento ai libri che lo scrittore leggeva durante il viaggio (molte letture interessanti tra l'altro) ed il modo di scrivere tra diario e lettera ad amici. Unico punto negativo, a mio parere, le descrizioni dei vari spostamenti molto spesso entravano in dettagli eccessivi e che non davano molto alla narrazione; insomma avrei preferito qualche considerazione, descrizione o racconto di incontri on the road in più invece dell'asettica telecronaca degli spostamenti da una città ad un'altra. Nel complesso un bel libro, ma ammetto che alla fine non ce la facevo più e non vedevo l'ora di finire...
...Continua“Guidare una motocicletta in completa concentrazione, dedicare un’attenzione scrupolosa alla strada in costante cambiamento e al traffico erano sufficienti per mantenere occupata la maggior parte del
mio piccolo cervello. La mia mente veniva cullata dal movimento, la vibrazione continua, i dossi e le curve provocavano un effetto di trance e il mondo mi veniva incontro, miglio dopo miglio, ora dopo ora.”
Con la strada si possono macinare chilometri e chilometri d’asfalto, ma allo stesso modo chilometri e chilometri di sé stessi. Quando si sta in sella per un lungo viaggio si può vivere una vera e propria ri-creazione della propria anima e dei propri sentimenti, attraversando territori sconosciuti agli occhi e al cuore.
IL VIAGGIATORE FANTASMA (Tsunami Edizioni) parla proprio di questa tensione emotiva, attraverso la voce di Neal Peart – il batterista e paroliere della leggendaria rock band RUSH – che dopo la morte della figlia e della moglie (in meno di 10 mesi) si ritrova in sella alla sua BMW R1100GS in un percorso lungo 80.000 km e 14 mesi; una sorta di esilio auto inflitto che va dal Canada all’Alaska, scendendo verso gli Stati Uniti e il Messico e arrivando fino al Belize per poi far ritorno in Quebec.
A metà tra Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta di Robert Pirsing e Into the wild di John Krakauer, il talento narrativo di Peart rende il lettore una specie di passeggero silenzioso, incapace di non emozionarsi per l’intensità delle parole e della vicenda umana cui assiste attraverso frasi intrise della rinascita personale dell’autore, che assume un respiro universale in cui potersi facilmente riconoscere.
Nelle pagine scritte come una sorta di diario, il motociclista annota i suoi progressi e i suoi insuccessi mentre l’uomo – tra timori e dubbi (“Chi ha bisogno di questo viaggio? Non mi sto divertendo e non credo di essere abbastanza forte per gestire questa situazione in questo momento. Perché non me ne torno indietro, vado alla casa sul lago e mi nascondo lì ancora per un po’?. No. Sarebbe stata una strada troppo pericolosa”) – perde e ritrova una dimensione che credeva dimenticata, quella della propria esistenza, in un rincorrersi di passato, presente e futuro che scompaiono alla vista per essere osservati allontanarsi dagli specchietti retrovisori. Lasciati alle spalle dopo essere stati affrontati e non sempre vinti, forse diplomaticamente arresi in una reciproca tregua.
Changes never end - Hope is like an endless river the time is now, again.
Io amo i RUSH, per cui leggere questo libro era una cosa che sarebbe venuta da sè. Il libro non è male, scritto bene (non lo chiamiamo Il Professore per nulla), stampato un po' così così (ci sono davvero troppi errori di battitura). Sebbene io abbia amato la prima parte, poi una certa idea si è impossessata di me ed ha condizionato il resto del libro. Insomma, ha subito due grosse perdite in poco tempo e per fortuna io non so quanto questo possa distruggere un uomo ed è veramente ammirabile il viaggio interiore intrapreso, però... Ho cercato di mettermi nei suoi panni e insomma... In una tragedia del genere, non sarebbe "bello" poter mollare tutto per poter curare anima e corpo? Lui l'ha fatto. Ma direi che in realtà, lui l'ha potuto fare. Nessun problema di soldi, stare un anno e più in giro per rimettersi in sesto. Beh, non dico che non sia stato duro, ma le persone "normali" hanno un lavoro ed una vita da mandare avanti volenti e nolenti e non si possono permettere di mollare tutto e poi ricominciare quando pare e piace. Forse sono un po' cinico, lo so, però ad un certo punto ammetto di aver pensato "Però, bella forza così...". E poi c'è questa cosa del suo amicone Brutus, che non deve essere proprio un tipo a postissimo. Gli amici non si giudicano, non pretendevo qualche parola di condanna, ma neanche quella sensazione che lui fosse vittima di chissà cosa. Insomma, interessante per ogni fan, ma è un libro che mi ha lasciato luci ed ombre
...ContinuaPersonalmente non ho interesse né per le autobiografie né per i libri di viaggio, e non avrei comprato questo libro se il nome dell'autore fosse stato un altro. Tuttavia, l'autore è il più grande batterista vivente, nonché un accanito lettore e un grande scrittore di testi di canzoni. Per cui sono riuscito a rilassarmi immaginando un viaggio in moto dall'Artico a Città del Messico, pieno di incontri strani, riflessioni profonde (per quanto possano esserlo quelle di gusto new-age tanto in voga negli anni '90), racconti di vita on the road, ma soprattutto di un amore per la natura che solo un vero artista può ricreare con la propria penna.
...ContinuaUn libro che quasi sicuramente non avrei acquistato se non fossi un fan dei RUSH, ma che si è rivelato bello e anche interessante.