Criticare Murakami perché apre sotto-trame che poi non chiude o presenta personaggi che poi non ritornano vuol dire non sapere chi è Murakami. L'incolore Tazaki Tsukuru non è per nulla il suo miglior romanzo, ma è comunque un piacevole e intrigante racconto di formazione. Lo consiglierei come approccio con l'autore perché c'è tutto ciò che caratterizza la sua opera: un protagonista taciturno ma determinato, i sogni rivelatori, l'erotismo, gli elementi surreali e onirici.
...ContinuaA metà tra Norvegian Wood e 1Q84, questo romanzo di Murakami Haruki non delude le aspettative. La storia è all’apparenza più lineare e semplice di quanto non ci abbia abituato lo scrittore, ma la struttura narrativa che alterna presente e memoria in un movimento fluido e delicato potrebbe disorientare all’inizio. Solo dopo due o tre capitoli si impara a riconoscere il Tazaki Tsukuru che parla nel presente e quello fermo a sedici anni prima: la voce è diversa, come diverso è lo stesso Tsukuru (colui che fabbrica) che è cambiato profondamente, per ragioni precise, di cui l’autore ci mette presto a parte.
La storia, si diceva, è semplice: il protagonista, un ingegnere che progetta stazioni ferroviarie e vive a Tokyo, senza particolari ambizioni o svaghi personali, inizia una relazione con una donna di un paio di anni più grande di lui; nella sua vita, però, ci sono dei rapporti irrisolti che lo hanno portato a essere l’uomo che è oggi, chiuso e circondato da una barriera invisibile che gli impedisce di entrare realmente in intimità con gli altri. Sarà proprio nel raccontare alla sua donna gli anni della giovinezza – il suo far parte di uno strettissimo gruppo di amici, che poi inspiegabilmente, da un giorno all’altro lo hanno del tutto estromesso – a far comprendere a Tsukuru che è proprio lì, in questo nodo, la chiave che potrebbe finalmente dare una risposta alla sua solitudine. E allora, per cercare di mantenere il rapporto che sta costruendo nel presente, parte (le stazioni, ricordate?) alla scoperta del mistero più grande della sua vita.
Quello che scopre è incredibile: le ragioni della sua esclusione sono fuori dalla portata della sua comprensione e l’unica che veramente potrebbe rispondergli è morta in circostanze misteriose. Tanto misteriose che Tsukuru arriva persino a sospettare di poter essere in qualche modo inconsciamente responsabile.
Ma la scoperta davvero sorprendente per il protagonista (e anche per il lettore), è in fondo, quella di se stesso: attraverso il racconto degli amici di una volta, scopriamo un aspetto che la narrazione in soggettiva di Tsukuru non ci aveva fatto comprendere. Incontro dopo incontro, rivelazione dopo rivelazione, Tsukuru capisce quale era davvero il suo ruolo nel gruppo e che, a dispetto della sua diversità (è l’unico a non avere un colore contenuto nell’ideogramma del suo nome), l’incolore Tazaki Tsukuru, agli occhi degli altri, incolore non è affatto. Anzi, è sempre stato il più colorato di tutti. Il più forte di tutti. Possiede quello che gli altri non hanno mai ambito ad avere: le sfumature (che come sappiamo, hanno sempre molto più significato del
colore puro).
In fondo, in qualche modo, quello di Murakami è un romanzo di formazione a posteriori. Solo per questo meriterebbe di essere letto. Come per le numerosissime pagine che ci regalano, come solo lui sa fare, interi periodi in cui è in grado di racchiudere il senso di tante esperienze, che tutti noi abbiamo potuto conoscere.
Come in altri suoi romanzi, però, l’autore non riempie tutti gli spazi complessi della sua narrazione. Alcuni misteri rimangono tali. Come la figura di Haida, il giovane amico che Tsukuru conosce subito dopo essere uscito dal profondo stato di depressione in cui è caduto per essere stato escluso dal gruppo di Nagoya. La sua figura rimane in parte irrisolta, non del tutto chiarita, ma di certo è protagonista in un momento decisivo della storia, quello in cui, in sogno, probabilmente qualcosa si spezza e Tsukuru realizza che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nella sua esistenza.
A proposito di sogno, ci sono almeno un paio di tematiche sviluppate in maniera tale da farci capire che si tratta a tutti gli effetti di un libro di Murakami. Da una parte c’è il tema del sesso, o meglio, delle pulsioni sessuali represse, quasi un chiodo fisso della cultura giapponese – almeno di quella di certi manga. Dall’altra il tema del doppio, del mondo parallelo, dell’universo alternativo in cui si compie una realtà diversa, perché inconscia, ma non per questo meno vera, tanto che, all’apparenza, ha ripercussioni fin troppo concrete nella realtà. Il superamento di quel confine tra questi due mondi altrettanto reali era stato abilmente superato in 1Q84; qui, la presenza di un avatar viene solo accennata e forse per questo il libro ci sembra più una cosa “di
questo mondo” pur restando un romanzo tra i più “metafisici” dell’autore.
Purtroppo si è rivelato un libro totalmente inutile.
Storia assolutamente priva di senso con sotto-trame e personaggi secondari infilati a caso ed un finale che non è un finale.
#flop
lento profondo sempre una lente di ingrandimento sui sentimenti di perdita, amore amicizia. Un giovane viene escluso dal gruppo di amici che da anni condivide tutto. Perchè questa esclusione? Perchè questo dolore? Occorrono anni di pellegrinaggio per ottenere rispote e superare il dolore.
...Continuami è piaciuto molto,il mio primo di questo autore.delicato e poetico,la crescita di un adolescente descritta con garbo