Migliore de 'le nove chiavi dell'antiquario', prima parte della trilogia. Scorrevole, intrigante, ma anche questa volta il finale è troopo permeato di buonismo. Inoltre il colpo di scena non è poi così inaspettato, in quanto troppi dettagli portano a capire già a metà libro chi si nasconde dietro i 'cattivi' di turno. Tutto sommato godibile.
...ContinuaNon un capolavoro della letteratura, molto Codice da Vinc,i ma talmente intrigante che non sono riuscita a posarlo sinché non l'ho terminato.
Di gran lunga superiore a "Le nove chiavi dell'antiquario", il secondo capitolo della trilogia è ancor più incentrato su esoterismo ed alchimia - argomenti a mio parere interessanti. Mi dispiace ma non digerisco nemmeno in questo capitolo la love story, che trovo fuori luogo (inoltre Arti non mi piace come personaggio). Lorenzo Aragona è un Indiana Jones italiano, che si trova involontariamente coinvolto in situazioni avventurose e incredibili: lo vedrei meglio con qualche fidanzata temporanea, magari collegata ai casi in cui si trova coinvolto. Qui poi c'è anche la forzata storia d'amore fra il fratello di Lorenzo e la poliziotta...mah! Peccato, senza questi dettagli sarebbe veramente interessante! A breve inizio l'ultimo capitolo della trilogia...vi farò sapere.
...ContinuaTre e mezza, bisogna proprio che Anobii inizi a mettere le mezze stelline...
Vediamo.
Letterariamente è sempre terribile: frase, punto, frase, punto, frase, punto. Ci sono volte in cui quel punto sta dove non ci starebbe praticamente manco una virgola, ed è tremendo: vale -una stellina.
Per il resto...mah!
La trama è migliore del precedente, più "intrigante", almeno ai miei pagani occhi e i riferimenti alla Cattedrale di Chartres, a Mozart, all'Egitto e al wouivre druidico acchiappano.
Storco il naso arrivando all'appunto in cui il protagonista ipotizza che il legame tra il culto di Iside e i Galli transalpini sia dovuto ad interferenze romane: brutto scivolone. Non frequento i massoni, per quanto ne abbia incontrati parecchi, soprattutto vivendo in una città come Torino, ma mi pare molto dubbio che un massone d'altro loco non sappia che Torino, ad esempio, sorge all'ombra di un antico tempio ad Iside che alcuni datano al XV° secolo a.C....quando i romani ancora erano ben di là da venire e che non vi è alcun dubbio che i contatti non si limitassero alla Gallia Cisalpina.
Per il resto, mostra di sapere parecchie lingue, maggioritarie o minoritarie (benché napoletano butta lì frasi in siciliano, non sono in grado di dire se corrette o meno), l'intreccio è abbastanza divertente, sebbene un po' scontato, ma il finale delude, di nuovo: ho iniziato a sospettare quando mi sono resa conto che non mancavano che venti pagine alla fine e ancora non si era alla Cattedrale, la quale, come la "bestia" del primo volume, appare quasi come a dare "un contentino" alla fine.
Se vi aspettate uno stravolgimento tellurico, leggendo all'inizio del wouivre, beh, levatevelo dalla testa, non succede niente o quasi.
Un bell'effetto finale, per carità, ma niente di più.
Ah, tra l'altro: qualcuno dovrebbe dire a Rua che anche Renzi si chiama Matteo e nessuno ci ha mai trovato niente di esoterico.
Comunque un libro gradevole, per carità. Rispetto alla media dei nuovi autori italici, un vero genio.
Ho conosciuto per caso Martin Rua e sempre per caso e per fortuna ho letto come primo romanzo Le nove chiavi dell'antiquario. Sono passato subito al secondo, La cattedrale dei nove specchi, per verificare se le 4 stelle che avevo dato di valutazione erano frutto di un caso o di un reale merito. Il secondo è ancora meglio del primo. Ottima storia, ottima narrazione, ottimo ritmo, ottima caratterizzazione dei personaggi.
Stupisce che sia tradotto solo in Francia
Benjamin