l'ho letto pochi mesi dopo aver visitato la Val D'Orcia e la Villa Origo, il suo giardino splendido, il pergolato ..... a ogni pagina che leggevo mi si stringeva il cuore .
Questo libro mi è stato prestato da una signora che faceva parte di una famiglia a mezzadria dei Marchesi Origo e mi ha raccontato di essere stata rifugiata, durante la guerra, proprio nelle cantine della fattoria La Foce.
L'ho trovato un libro molto interessante perché racconta in modo schietto e immediato la guerra vista dalla campagna. Gli Origo fecero una grande attività di accoglienza e protezione di chiunque fosse stato in difficoltà: soldati alleati, civili, ebrei, partigiani. Uno schierarsi senza tanti problemi ideologici, per pura solidarietà umana.
Probabilmente il libro ha avuto questa presa nel mio cuore perché conosco ogni strada, ogni albero, ogni mattone descritto. Perché ho potuto vivere quella casa, quel giardino, e sentire su me la presenza, ancora forte, della famiglia.
Non è il primo diario di guerra che leggo, ma è uno dei pochi così pulito, chiaro, lucido, pur nella nebbia e nel disordine dei tempi, con una visione che da esterna diventa sempre più intima. E una dimensione umana straordinaria che non si legge altrove.
Si deve alla marchesa e al marito se quelle crete senesi, brulle e impervie, sono diventate i campi dorati di grano che vediamo oggi, i pascoli, i cipressi, i boschi di lecci. Si deve a loro l’aver riordinato una cinquantina di poderi e case coloniche e l’aver organizzato una comunità autonoma e molto legata, con un ambulatorio medico, un asilo e una scuola per bambini. Forse è stato proprio questo essere comune, questo sentirsi insieme a salvarli dalle granate di un fronte tedesco alla deriva, e il pensiero fisso di essere tutti responsabili di ciò che accadeva, responsabili di fronte a qualsiasi persona e soprattutto di fronte ai bambini. Chiunque arrivasse alla Foce veniva accolto e aiutato come si sarebbe potuto, fosse un prigioniero inglese, sudafricano, uno sfollato che aveva perso tutto, fosse un partigiano o un fascista, se non aveva scarpe ne veniva fornito, se non aveva da mangiare qualcosa si trovava, se era ferito ci pensava la signora Guidetti che al buio, nel pericolo, raggiungeva tutti.
Credo che uno dei motivi che porta a sopravvivere all’inferno sia credere fermamente in alcuni valori, essere convinti di essere nel giusto ed avere speranza, sempre, nella bontà umana. Perché anche quando il popolo sbandato si adegua al regime, o decide di nascondersi e lottare, l’umanità e la fratellanza non devono mai mancare.
La Foce è un luogo incredibile, conosciuto più dagli inglesi e dagli americani che da noi, forse ricordate la pubblicità televisiva della Volvo di qualche tempo fa, della Land Rover e della Ferrari California, sulla strada sterrata che porta al cimitero di famiglia, ecco, forse l’avete vista lì. O il paesaggio nelle cartoline classiche. O forse ci siete stati e vi siete seduti anche voi sulle panchine tra le pergole a guardare l’orizzonte. E per un momento avete chiuso gli occhi e avete pensato alle mine sotterrate nei campi, ai rastrellamenti e alle rappresaglie, ai morti che sono stati seppelliti nei boschi, ai bambini che nelle cantine provavano la recita di Cenerentola o Biancaneve e guardavano gli aerei con il naso all’insù, o al ritorno dopo l’arrivo degli alleati, sui camioncini inglesi, a dissotterrare ciò che era rimasto, recuperare mobili e tappeti nascosti, e a mettere al lavoro gli uomini per riparare almeno i tetti delle fattorie e raccogliere il grano, che la vita doveva andare avanti.
I tedeschi rubavano e violentavano tanto quanto i gruppi alleati, tanto quanto i partigiani. O aiutavano e davano quello che potevano tanto quanto gli alleati, tanto quanto i partigiani. Tutti erano uomini e negli altri dovremmo sempre cercare ciò che ci unisce, non ciò che ci separa. E il popolo italiano, qui, ne viene fuori in un modo perfetto, quale veramente è, forse un po’ sempliciotto e remissivo all’inizio, sotto l’inettitudine di un governo inesistente, ma poi ciò che risulta è generosità, coraggio e lealtà fuori dal comune. Questa è una caratteristica italiana che nessuno dovrebbe dimenticare mai. Per questo, finisco con le stesse parole della marchesa: “There is hope in the air”.
Fatene un film, perdio, fatene un film!
...Continuacosa succede quando il fronte di guerra passa sulle nostre case? come si comportano gli uomini, chi sono gli eroi, i meschini, ma soprattutto come può un popolo inerme, quello degli italiani nel '43, affrontare l'occupazione nazista, la vigliaccheria dei fascisti, l'inettitudine del governo nazionale e le bombe degli alleati?
uno sguardo obiettivo e umano nel diario di questa nobildonna inglese che ha ha vissuto in prima persona quest'esperienza in val d'orcia.
un prezioso documento sulla storia d'italia nell'ultima guerra.
Sono gli anni più duri della II Guerra Mondiale, alla fine del Gennaio ‘43, quando iniziano ad arrivare nella tenuta La Foce trenta bambini sfollati da Genova e Torino “scelti fra le famiglie che hanno avuto la casa totalmente distrutta dai bombardamenti aerei”.
http://www.ilrecensore.com/wp2/2010/02/sotto-il-cielo-della-toscana-guerra-in-val-dorcia/
...Continua