Niente di speciale. Il top Rifkin lo ha raggiutno con "La fine del lavoro" ed "Ecocidio". IL resto è un po' un gira e rigira delle solite due o tre idee pur forti
Leggere Rifkin a Yangon
Inizio a leggere “La società a costo marginale zero” di Jeremy Rifkin sul volo Thai da Milano a Bangkok. 11 ore diurne, un’ottima occasione per affrontare le 458 pagine del nuovo lavoro di Rifkin. Nei giorni successivi sono a Yangon, in Birmania, e continuo la lettura nelle pause di lavoro e durante le visite alle pagode e ai Buddha dormienti.
E’ un libro assolutamente attuale, elettrizzante e colmo di prospettiva, molto utile per cercare di immaginare il prossimo futuro in questa era di disruptive changes. Per chi lavora nel sociale, ad ogni livello e in ogni contesto, rappresenta inoltre una grande iniezione di positività e autostima perché colloca quel che impropriamente viene definito “terzo settore” al centro di una rivoluzione tecnologica basata sul “commons collaborativo”.
Quel che sarà il commons collaborativo lo vediamo già crescere nelle esperienze in rete, dove la condivisione è ormai diventata più importante del possesso. I nuovi prosumers (geniale definizione dei consumatori del prossimo futuro) condividono informazioni inviando messaggi e telefonate gratuiti, contenuti (musica, intrattenimento), prodotti realizzati con le stampanti 3D a costi pressoché nulli. Condividono automobili, case, tempo e oggetti con nuove forme di sharing. Si finanziano le proprie idee innovative attuando azioni di crowfunding e ignorando le banche classiche. Producono in proprio energia rinnovabile e la immettono in rete, valorizzando la sostenibilità versus la profittabilità delle iniziative. Il motore di questa rivoluzione è e sarà sempre più l’Internet delle cose, cioè un’infrastruttura intelligente che intreccia comunicazione (basata sul web), produzione autonoma di energia alternative in rete, e internet della logistica, cioè l’applicazione dei big-data alla movimentazione delle merci e delle persone. L’azione combinata di questi 3 fattori sta facendo raggiungere livelli di produttività mai visti, e sta riducendo se non azzerando i costi marginali di numerosi beni e servizi. In quest’ottica il vecchio concetto di profitto, che ripaga l’investimento di capitale, va in crisi e mette in crisi il paradigma stesso di capitalismo.
Per Rifkin si sta generando un mercato ibrido in cui il capitale sociale sta assumendo la stessa importanza del capitale finanziario, in cui gli investimenti sostenibili soppianteranno i comportamenti consumistici, in cui il valore della condivisione supererà quello del puro scambio economico.
Senza profitto il sistema capitalistico classico va in crisi, affiancato e superato da un nuovo paradigma con cui dovremo sempre più imparare a convivere: il commons collaborativo globale interdipendente. I soggetti che già lavorano non motivati dalla necessità del profitto ma per offrire i propri beni e servizi sociali coprendo i propri costi e reinvestendo nella missione ogni margine operativo saranno i protagonisti di questo nuovo paradigma sociale ed economico.
Non vado oltre per non guastare la sorpresa, la freschezza e l’entusiasmo per i nuovi lettori. Rifkin seduce, esalta, fa sognare, oltre che ragionare.
Restano grosse questioni sullo sfondo, in primis il fatto che i posti di lavoro sembrano destinati a diminuire con il contrarsi dell'economia tradizionale, e il nuovo paradigma economico sembra voler superare il concetto tradizionale di lavoro salariato, ma è assai impreciso nel dire come. Immaginarci produttori di energia solare, finalmente liberi dall’assillo energetico, interessati allo scambio e alla partecipazione più che all’accumulo, concentrati sull’accesso, invece che sul possesso, è inebriante. Convogliare la rivoluzione in atto in un sistema che permetta a tutti di avere benessere, reddito e alta qualità di vita è (ancora) una scommessa.
Lo scopriremo solo vivendo.
In questo Rifkin fa precipitare le analisi dei suoi testi precedenti, dall'era dell'accesso all'età dell'idrogeno e costruisce una lettura olistica dei fenomeni che hanno caratterizzato gli ultimi vent'anni. Internet diventa l'infrastruttura che unisce comunicazioni, logistica, energia. Nasce il prosumer, che sempre più spesso tende a produrre da sè ciò di cui ha bisogno, il capitale sociale sostituisce quello finanziario, la produzione di molti beni e servizi avviene a costo marginale zero. Tutto delinea un cambiamento di paradigma, si passa dalla società capitalistica all'economia dei Commons.
Lo sforzo è notevole e, al di là della previsione, offre un modello di lettura di molti fenomeni economici attuali (la comparsa di iniziative come Huber, Zipcar, Hairbnb) convincente. Da tener presente
Credo non potrebbe esserci titolo più azzeccato per questa recensione.
Il saggio è vivamente consigliato perchè pur trattando un tema non semplice nè di immediata comprensione,spiega tutto in modo preciso,dettagliato ed estremamente facile da capire.Così la lettura risulta scorrevole ai più,non noiosa e illuminante.A volte è leggermente ripetitivo,ma dato lo spessore dei temi trattati ripetere una volta in più è senza dubbio meglio che omettere o dare per scontato i concetti.
Ma di cosa si parla esattamente?Molto semplice: si parte dalla storia della società,spiegando come dall'epoca feudale i Commons siano andati progressivamente cancellandosi fino a sostituirsi esclusivamente con l'economia di mercato.La prima rivoluzione industriale(con il binomio comunicazione- energia del carbone elettricità e della stampa e telegrafo)e poi la seconda(binomio petrolio- telefono)hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere cambiando abitudini,stili e luoghi di vita.Così è nato il capitalismo ad integrazione verticale,come lo conosciamo oggi.Tuttavia,esso sembra destinato a tramontare.Arriva la terza rivoluzione industriale,quella del Commons sociale e dell'IDC(Internet dell'informazione,dell'energia e della logistica).Tutto sembra destinato a cambiare: la società non vivrà più di possesso,di avidità e di materialismo,ma di collaborazione e condivisione.E ormai questo modello sta per arrivare a noi,grazie all'abbattimento dei costi produttivi e dei costi marginali zero.
Sarà rivoluzionato il mercato del lavoro grazie all'automazione e alla robotica,il modo di studiare,di andare all'università e i metodi di insegnamento;il mondo della sanità,della finanza,il modo di produrre energia da fonti rinnovabili,di fabbricare case e oggetti 3D,e così via.
Si sottolinea sempre e comunque che il capitalismo non è destinato a tramontare,ma ad avere un ruolo di nicchia.
Quello che più mi ha colpito del libro è che questo modello d'economia ormai alle porte era stato già profetizzato da Ghandi tempo fa.
Forse la descrizione del libro è utopistica,ma chissà,magari qualcosa si potrà realizzare.Sarebbe un'economia più giusta,equilibrata e orientata alla conservazione dell'ambiente naturale.