Lo spunto da cui è partito Henry James per questo suo racconto, "The private life", riguarda uno dei suoi più grandi colleghi (ne avrà tanti): Robert Browning. James riferisce nei suoi notebooks che Browning era un poeta eccellente, dal vasto profilo intellettuale, ma la sua figura praticamente scompariva alla presenza di un pubblico. Non era brillante dal punto di vista sociale e non era un fine conversatore.
Così James immagina in una compagnia di amici che stanno trascorrendo una vacanza sulle alpi svizzere, due uomini che sono in qualche modo contrapposti, quasi didascalici nella loro opposizione: uno è un gran parlatore e trascinatore, una persona totalmente "pubblica", che, a detta dell'attrice amica del narratore, scompare letteralmente nella vita privata (tanto che la sua moglie ha quasi paura di sorprenderlo nell'intimità); l'altro è un uomo dimesso, taciturno, grigio, però capace di intessere parole magiche per drammi e tragedie, che l'attrice vede già come sue possibili interpretazioni. Nella stanza di quest'uomo il narratore scopre un suo doppio, una specie di fantasma, chino sulla sua scrivania a fare il suo lavoro di scrittura.
Questa dicotomia tra vita privata e vita pubblica fu sempre molto sentita da James. Per lui, il confine tra queste due vite era un atroce burrone. L'inconscio è sociamente ostile, ha detto Manganelli in un suo scritto, e la verità intima di una persona non ha nulla a che fare con quella sociale. Ci sono persone per cui l'inconscio, la parte privata del sé, è pericolosa e sviante. La tengono in un cantuccio, perché hanno una concezione economica della vita, e l'inconscio così come la fantasia pesano, fanno perdere l'equilibrio. Wilde direbbe che queste persone esistono, non vivono. Emily Dickinson, la più grande scrittrice di tutti i tempi, la quale era totalmente "privata", sapeva benissimo, come Henry James, che l'orrore più acuto è quello che può sprigionare la propria ragione (Sola non posso stare - ospiti, mi vengono a visitare - arrivano annunciati da corrieri interiori - la loro partenza è ignota - perché non se ne sono andati // E' più sicuro attraversare un'abbazia al galoppo rincorso dalle pietre - piuttosto che scoprire te stesso, disarmato - in un luogo solitario).
Sono questi coloro i quali "colgono l'eco segreta di ciò che sta per accadere e l'ascoltano devoti. Mentre fuori in strada il popolo non sente proprio nulla", come scrisse Kavafis.
E' un tema questo che Henry James ci consegna dal passato (molti dimenticano leggendo James che è nato nel 1843; pensano sia uno scrittore interamente novecentesco! è incomprensibile la sua modernità). Questo tema giunge fino a noi, con la possibilità di ulteriori sviluppi. Sarebbe bello per esempio scrivere, ammesso che sia possibile, un saggio sugli scrittori totalmente privati e quelli totalmente pubblici (una specie di plutarcata... Kipling vs Shaw; Dickinson vs Whitman; Gadda vs Pasolini ecc...).
"The private life" oggi dovrebbe essere scritto tenendo conto dei social forum, dove si esibisce un io pubblico fortemente manipolato, che ha però un tono, un atteggiamento privato, quasi confidenziale.
E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quato sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole in un viavai frenetico.
non sciuparla portandola in giro
in balìa del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea.
(Costantino Kavafis)
Una piccola perla che ha saputo sorprendermi piacevolmente.....lettura consigliata!