Elena è insoddisfatta della sua vita matrimoniale e si ritrova a fare qualcosa che fino a poco tempo prima disapprovava. Un errore sarà per lei come una rinascita, scoprirà cose di sé di cui non era a conoscenza e capirà cosa vuole davvero dalla vita. Sembra facile puntare il dito contro il comportamento di Elena e devo ammettere di averlo fatto all'inizio. Ma quante volte ci ritroviamo prigionieri in una vita non nostra, per paura di affrontare i problemi? Per paura di essere giudicati? Per paura del cambiamento? Elena ha avuto la fortuna e il coraggio di cambiare per essere felice e alla fine nonostante disapprovi il suo comportamento mi sono ritrovata ad ammirarla. Un romanzo che fa riflettere e capire che prima di puntare il dito bisogna trovarsi in certe situazioni e viverle per capire cosa porta la gente ad agire in un determinato modo. Devo ammettere che questo è uno dei romanzi di Fabio Volo che mi piace meno. Il fastidio di Elena nei confronti del marito mi irrita e l'uomo misterioso mi sta antipatico 🙈 in compenso il finale mi è molto piaciuto, fa capire che nonostante i nostri errori c'è sempre speranza alla felicità ❤️
...ContinuaUn racconto il cui protagonista è una donna, se era un esperimento secondo me è riuscito male, l'ho trovato molto noioso, con molta fatica sono arrivato alla fine.
Non lo consiglio, da leggere solo per completare la serie di libri di Fabio Volo niente di più
Con questo libro, invece, ritorniamo al classico libro, che capisco in quanto libro (rileggete la trama su Volo precedente, sulle mie perplessità) e in quanto tale, appunto, posso dire che non mi è piaciuto. Come, raramente, mi piacciono i libri di autore maschile che scrivono in prima persona femminile (vedi la mia trama al libro di Coe “La pioggia prima che cada”, che tuttavia ha delle uscite migliori di questo libro di Fabio). Ribadisco che, in genere, i libri di Fabio Volo non mi sono mai dispiaciuti troppo, per quel tono di ironia con il quale affronta il mondo e le sue diverse situazioni. Non è di certo un autore imperdibile, va preso per quello che è (come i suoi film, come le sue digressioni radiofoniche). Qui poi la trama è di una linearità disarmane, almeno nei suoi tratti essenziali: seguiamo, attraverso un susseguirsi di pagine in terza persona e di brani del diario, la storia di Elena. Sposata con Paolo, ma senza ormai la fiamma che bruciava all’inizio della loro storia. L’amore viene sepolto dal quotidiano, dove né Elena né Paolo trovano spunti sufficienti a tirarlo ancora fuori. In questo clima di insoddisfazione, Elena un po’ cerca stimoli nel lavoro, anche qui con successi relativi. Fino a quando incontra lui, un uomo gentile (almeno all’apparenza) che ne risveglia la sessualità. Questo, il sesso, la passione, sarà l’elemento scatenante nei pensieri di Elena, che attraversa tutti gli stadi dei sentimenti alla ricerca di una sé stessa scomparsa. Ci sono pagine piene di sensualità, che a qualche lettore un po’ retro fanno anche dire che siamo ai limiti della pornografia. Cosa che mi sento in grado di negare recisamente. Se ne legge, si cerca di entrare nella logica della passione di Elena, dei mille modi in cui si può fare l’amore. Ma devo dire a libro concluso che non hanno smosso nessuna corda empatica nel mio cervello (né tanto meno in altre parti del mio corpo). Elena piomba con tutti e due i piedi in questa storia. Tanto che, ovvio, si innamora. Ma lui non cerca l’amore. Lui, solitario (forse), con altre storie (di sicuro) cerca solo l’appagamento dei sensi attraverso tutti i modi in cui il suo corpo lo desidera. E quando Elena chiede, cerca di fare un passo in più, di uscire dalla stanza della loro passione, per entrare nel mondo, inevitabilmente si arriva alla crisi. Elena cercava qualcosa in più del sesso, anche se questo la fa uscire dalla gabbia di Paolo, della vita con Paolo, della madre di Paolo, e di tante paolosità. Quando poi Elena cerca di entrare, non invitata, nel mondo altro dell’amante (lo va a trovare, non invitata, nella sua casa di campagna), non si potrà che arrivare alla rottura. Lui cercava sesso, lei cercava amore. Ma non tutti i drammi vengono per nuocere. I lunghi e tormentati momenti di passione hanno permesso ad Elena di fare un viaggio, intenso, verso di sé. Di scoprire cosa vuole, o cosa potrebbe volere. Di scoprire la bellezza di vivere da soli, sapendo cosa si desidera. Non potrà che lascerà Paolo, ovvio (e Paolo non riesce a capire i motivi, per lui era tutto incanalato nei binari della vita “adulta”). Non potrà che andare a vivere da sola. Magari aprendosi al mondo e scoprendo che c’è altro, oltre all’uomo del sesso, oltre al marito insoddisfacente. Uno “small happy end”, perché non si finisce in gloria, ma si finisce con un barlume di speranza che la nostra Elena capisca il suo futuro. E lo pratichi. Pensavo di essere più corto nella descrizione, invece un po’ la penna mi prende la mano, mentre i ricordi del libro affiorano. Tuttavia torniamo al punto interrogativo inziale. Tutta la vicenda di Elena l’ho vissuta al maschile, come se lei fosse un uomo, ritrovandomi (anche se non in tutti) in molti stati d’animo. Ma Volo scrive al femminile, ed io mi domando quanto una donna si ritrova nei pensieri di Elena? Quanto è il lato maschile dello scrittore che gli fa dire e pensare e scrivere quello che dice, pensa e scrive? Leggendo pagine di autrici, anche pagine non eccelse, non dei classici, ma dei semplici eppur intensi libri scritti da donne sulle donne (penso alla “Zona cieca” della Gamberale, ai primi scritti di Milena Agus, alle minne di Giuseppina Torregrossa, tanto per rimanere in Italia e nella contemporaneità). Ebbene tutt’altro rimando me ne hanno dato. Lì, io uomo mi accorgo che sto leggendo altro da me. Che mi può piacere o meno, ma che rispecchia un sentimento, una sensibilità femminile. Qui continuo a confrontarmi con il mio io maschile. E non riesco ad entrare in sintonia con il libro, non riesco a sentirmi “soffocato”, come Elena in ¾ del libro, non riesco a trovare liberatoria la sua sessualità (se non appunto, leggendola al maschile). Caro Fabio, torna a fare due passi, che, nella loro semplicità, hanno un diverso modo di incidere e che non mi dispiacquero affatto.
“Cosa mi sta succedendo? Si può amare un uomo e desiderarne un altro?” (47)
“Vivere sola mi ha insegnato a chiedermi cosa voglio e cosa desidero.” (199)
E' il primo libro di Fabio Volo che leggo, devo dire che è scorrevole e interessante.
Riesce a catapultarti in un universo, in questo caso contemporaneo e femminile, come se fosse stato scritto proprio da una donna.
Ne svela le paure, i desideri, le sensazioni sotto forma di un vivido diario.
Non mi trovo nella situazione della protagonista, ma le parole di Volo me l'hanno fatta comprendere appieno.
Un ottimo libro, non il mio genere ma decisamente ben scritto. Alla fine mi sono ritrovata a sperare insieme alla protagonista. :)
Assolutamente no! La protagonista a cui Volo presta la voce non convince proprio, è noiosa in modo imbarazzante.
Peccato perché se avesse dato ad una donna le caratteristiche che di solito attribuisce ai suoi personaggi maschili: ironia, insoddisfazione, cinismo, fame di vita, disinibizione e disponibilità sessuale, beh, questa donna sarebbe stata una vera bomba, e forse, la trama avrebbe spiccato il "volo".