A venticinque anni dall’ultima retrospettiva dedicata a Medardo Rosso, la monografia – che accompagna l’eccezionale esposizione curata da Luciano Caramel, con la direzione progettuale di Gabriella Belli e Pier Giovanni Castagnoli – costituisce un’imp A venticinque anni dall’ultima retrospettiva dedicata a Medardo Rosso, la monografia – che accompagna l’eccezionale esposizione curata da Luciano Caramel, con la direzione progettuale di Gabriella Belli e Pier Giovanni Castagnoli – costituisce un’importante occasione per rileggere la figura e l’opera di Medardo e per riportare l’attenzione sul grande scultore, tracciando un bilancio degli studi intorno alla sua opera, e presentando alcuni lavori inediti, legati a ricerche e scoperte degli ultimi anni. Medardo Rosso. Le origini della scultura moderna già nel titolo esplicita la forza dirompente e la spinta “rivoluzionaria” del grande artista che, nell’Italia di fine Ottocento, seppe innovare profondamente la scultura, divenendo un “caso” per i contemporanei a livello internazionale e suscitando tutt’oggi numerosi interrogativi interpretativi: il “Cézanne” della scultura – si potrebbe dire – per la capacità che ebbe di forzare il linguaggio scultoreo, così come il pittore francese faceva con la prospettiva. Un’incredibile selezione di opere di Medardo Rosso provenienti più importanti musei del mondo (molte delle quali esposte per la prima volta in Italia) documentano l’intero iter creativo dell’artista dalla sua prima scultura, El Looch del 1880 circa (eccezionalmente nella sua versione originaria, finora inedita) fino all’ultimo lavoro, quell’Ecce Puer del 1906 che pone anche la questione di un possibile avvicinamento del grande scultore al Simbolismo. Attraverso circa sessanta sculture di Medardo, una decina di suoi lavori grafici, una ventina di fotografie e un nucleo di opere di grandi maestri che furono in rapporto con l’artista o da lui influenzati (da Rodin a Picasso, da Brancusi a Matisse e Boccioni), viene evidenziato il complesso intreccio degli apporti che contribuirono alla maturazione dell’artista – da quelli formali degli scapigliati a quelli ideologici della “seconda scapigliatura”, fino agli apporti scientifici del positivismo – portandolo a quella fusione, a quel tutt’uno di materia e atmosfera che si può ammirare in opere come La Portinaia (1883-1884), in cui Medardo mette in discussione gli statuti della scultura, in cui – attraverso l’interazione di oggetto e spazio e la vibrazione dei piani alla luce – fa “dimenticare la materia”. ...Continua Nascondi