Il ritorno di Simon e Mezzanotte da vita ad uno dei migliori noir del 2015. Due personaggi così diversi ma nello stesso tempo anche così simili. Togneri ha saputo creare una perfetta simbiosi fra due protagonisti estremamente solitari e introspettivi. Simon, ex poliziotto, con alle spalle una vita dura e difficile, è tutto rinchiuso in se stesso alla ricerca ancora di una propria dimensione, di una sua collocazione nel mondo. A tratti sembra crollare, ma la sua forza d'animo alla fine, in qualche modo, prevale. Una delle figure più belle e controverse che abbia mai trovato all'interno di un romanzo. Una personalità che entra dentro il lettore fino a fargli provare un forte legame interpersonale. Una sorta di totale empatia. Il commissario Mezzanotte ha probabilmente anche lui caratteristiche similari, ma più sfumate, forse anche intrappolate dal suo ruolo istituzionale, cosa che si nota nei rapporti con i collaboratori, descritti invero non propriamente come dei fulmini di guerra, a parte la figura dell'ispettore De Seriis, splendido e ambiguo personaggio, che affianca Mezzanotte nello svolgimento di questa complicata indagine.
Una storia bellissima e avvincente, come si può dedurre dalla trama stringata, alla quale però non si può aggiungere molto di più. Storia che miscela sapientemente il noir con il più classico thriller e anche direi con il poliziesco all'italiana. La Firenze che ne esce fuori è quella classica ma non troppo; una grande città che ancora ha quelle magnifiche sfumature della nostra provincia. Nella descrizione che ne fa Togneri, si sentono i profumi, la storia, le particolarità del centro storico, contrapposte all'anonimato della periferia. E' una storia di lucida follia ma principalmente di solitudine. Un continuo evolversi di avvenimenti, di ritmo non velocissimo ma continuo, costante, che ti tiene sulla corda fino al finale che è letteralmente spettacolare. Togneri ha una scrittura che è particolarmente affascinante: il racconto in terza persona diventa quasi come se fosse narrato in prima, perché costruito con dialoghi di rara bellezza e intensità emotiva, ma sopratutto veri. "Nature morte a Firenze" apre il mondo dell'arte, o forse il mondo più esterno all'arte stessa, quello dei meno famosi, di chi cerca di ritagliarsi un suo spazio in un mare popolato di squali. Lo seziona implacabilmente, con fare sottile, non invasivo, con semplicità estrema, ma che serve di fatto al solo contesto narrativo. Un romanzo di grande impatto in tutte le sue componenti, in particolare di quella emotiva. Davvero un bellissimo romanzo ed è senza dubbio il raggiungimento della maturità assoluta da parte dello scrittore toscano. Da correre in libreria....