Revolutionary Road è la storia del tipico Sogno Americano, il bisogno di rivalsa, di ribellione rispetto a una società che ti dice chi devi essere e cosa fare. La famiglia Wheeler all'esterno sembra la classica famiglia perfetta: il marito grande lavoratore che si sacrifica per la famiglia, la moglie e madre devota alla casa e ai figli. Ma già dalle prime righe vediamo cosa si cela dietro le quinte: una moglie infelice della propria vita, che necessita di una svolta, e un marito che fa di tutto per ostacolarla. April e Frank sono due personaggi contorti e davvero reali: la prima è perseguitata dalle attenzioni nulle dei genitori durante l'infanzia, che cerca l'amore che non ha mai avuto attraverso Frank, che non ottiene; Frank è egocentrico, cerca con ogni mezzo di attirare l'attenzione su di sé mettendo in secondo piano April, si propone come un'anticonformista ma in realtà è il classico burattino della società. In tutto il romanzo si percepisce un'aria di disillusione, di realtà nuda e cruda, di sofferenza che, quando si arriva ad una situazione di evoluzione con la possibile partenza per l'Europa, la situazione sembra ancora più rarefatta di quanto non lo fosse già: terminano i tradimenti, i coniugi vanno d'amore e d'accordo e poi bam, a ciel sereno, ci si risveglia dal sogno e veniamo catapultati nella realtà, fino al drammatico epilogo finale. Un romanzo di cui ci sarebbe tanto da dire, così complesso, reale e contemporaneo, oggi più che mai.
...ContinuaUn potente dramma sociale si consuma in questo splendido lavoro di Yates, ossia la difficoltà di una famiglia borghese nel barcamenarsi tra i sogni e le aspirazioni di una matrice esperienziale "alternativa" e la deriva ipocrita e conformista che il benessere impone. Difficile non farsi corrompere dalla società capitalistica in cui l'edonismo (di cui parlava già Pasolini cinquanta anni fa) è l'unico valore che conta e, nel caso in questione, questo dissidio si risolve in tragedia. Libro bello e importante, ingiustamente massacrato da una trasposizione cinematografica mediocre.
...ContinuaMi sono approcciato a questo libro, dopo circa un anno che mi aspettava paziente sullo scaffale, con aspettative altissime. L'ho conosciuto prima come film: Kate Winslet è la mia attrice preferita e quella in Revolutionary road è la performance dell'attrice che più amo; poi mi è stato consigliato fortemente il libro e, in generale, la penna di Yates.
Devo dire che il romanzo non ha per niente deluso queste aspettative. L'inizio è stato un po' flat, forse perché, a causa della lettura precedente, avevo un po' perso il ritmo di lettura, o anche perché, forse, la prima parte è quella che meno si discosta dal film.
Quando, al punto di vista del protagonista, si uniscono, man mano, quelli dei personaggi secondari, mi sono innamorato. Ho ritrovato il piacere di leggere, la frenesia di divorare pagina dopo pagina, la sensazione di sentire la musica durante la lettura.
Non posso, quindi, che assegnare le prime 5 stelle del 2018, sperando che quest'anno, iniziato un po' a rilento con le letture, continui su questo sentiero di qualità.
Ho adorato questo libro perché parla del Sogno Americano al contrario. Non solo successo, affermazione personale e Vittoria, vite in ascesa, ma esattamente il contrario. Sogni disillusi, disperazione, conformismo da cui non si riesce ad uscire. Un uomo brillante, che si accontenta di vivere nell'ombra, non fa niente per migliorarsi, per cavalcare il successo. Si accontenta di non vivere, di non fare nulla, ostentando un conformismo che annega nell'alcool. E poi quando decide di salire sul carro dei vincitori ecco che la sua vita cambia e tutto si distrugge, come se il successo e l'affermazione personale siano la causa dell'autodistruzione. Continua qui: http://casadellamaestra.blogspot.it/2016/02/yates-revolutionary-road.html
...Continua"E poi perdettero il controllo: le loro braccia e gambe erano tutte un tremito, i loro volti erano deformati dall’odio, e il calore della lite li spinse sempre più insistentemente a toccare i rispettivi punti deboli, svelandogli astute vie traverse per aggirare le reciproche posizioni, rapide occasioni per cambiare tattica, fintare e ripartire all’assalto. Nel tempo necessario per tirare il fiato, la loro memoria corse indietro negli anni alla ricerca di vecchie armi con cui riaprire vecchie ferite; e così per un pezzo."
Inizia con uno spettacolo teatrale deludente, in cui tutto va storto, ed è una lunga recita spossante.
Quello che vorremmo dalla vita e quello che finiamo per fare, quello che fingiamo di volere per scaricarci di responsabilità più gravose da confessare e quello che abbiamo paura di desiderare per mancanza di coraggio, fatica, comodità.
Sembra un lungo elenco di tutte le cose non fatte, decisioni non prese, azioni “non agite”. Una storia per sottrazione.
Ricordando il momento in cui è rimasta incinta la prima volta, April ammette di aver concitatamente messo davanti a Frank la siringa perché fosse lui a dire no, rifiutare l'aborto e quindi prendersi la responsabilità di una gravidanza e una paternità/maternità che nessuno dei due voleva. E sembra fare lo stesso con il progetto di Parigi: in qualche modo glielo presenta, sempre all’improvviso, ma quello è il suo modo, e sì, lei vorrebbe andare fino in fondo (o forse è solo un pretesto per smascherarlo), ma se dovranno mollare, è come se volesse che sia lui ad averne la responsabilità, che la colpa, la rinuncia, sia sua.
E così più che la storia di un sogno infranto, sembra quella di due che non si sono mai amati, né soprattutto mai piaciuti, ma che hanno recitato una parte per evitare la responsabilità di lasciarsi, in un mondo in cui il flusso precostituito di un certo tipo di vita sembra essere l'unico possibile, perché in quell'America lì è quasi un dovere (e anche una scelta molto più facile, di integrazione) vivere così e così soltanto. Uscire dai canoni è molto meno facile, estremamente faticoso. Qualcuno ci diventa pazzo e subisce 37 elettroshock.
Ed ecco quindi il lento disgregarsi di una coppia fondata su niente attraverso parole mute, vuote di senso, che servono solo a coprire il silenzio. Fino a smascherarsi, fino a devastare le parole dell'amore in bugie che non si può più smettere di dire perché la cosa più facile e indolore è compiacere l'altro piuttosto che dire - anche a se stessi - la verità.
“Tanto tempo fa, aveva trovato facile e piacevole credere a tutto ciò che a quel particolare ragazzo saltava in testa di dire, e ripagarlo di quel piacere dicendo a sua volta facili, piacevoli bugie, finché ciascuno aveva finito per dire soltanto ciò che l’altro desiderava sentire - finché lui aveva detto: «Ti amo»; lei: «Davvero,credimi, sei la persona più interessante che abbia mai conosciuto»."
Ma il più grande motivo di mancanza di empatia verso i Wheeler sembra essere in definitiva la creazione di alibi vigliacchi e autoassolventi, invece di guardarsi allo specchio e ammettere almeno con sé stessi come stanno le cose.
Quante volte, invece, Frank si guarda allo specchio per motivi di finzione, quante volte studia un suo sguardo o una mascella indurita, la sua famosa camminata sexy o il suo compiaciuto sorriso da psichiatra, per creare una finta immagine di sé. E quanto ironico da parte di Yates il fatto che Frank, che si atteggia a “un tipo d’uomo impegnato, nicotinizzato, alla Jean-Paul Sartre”, sia il meno esistenzialista degli uomini, il meno incline a riconoscere, lui ragazzo dalle mille promesse, di non essere mai stato vero responsabile di una singola azione per costruire e riempire la propria vita.
C'è in Yates un sarcastico fastidio nei confronti di questi due, forse più per Frank che per April. Come se la cosa meno accettabile e più riprovevole di cui hanno colpa sia commiserarsi e incolparsi l'un l'altra prendendosela con tutti tranne che con sé stessi, vittime incomprese o sfortunate e allo stesso tempo migliori di chiunque altro.
E almeno April ne esce leggermente meglio, perché arriva alle estreme conseguenze di sé e di ciò che sente (o non sente), con un minimo di consapevolezza in più.
Frank resta, ringraziando dio per quell'ultimo biglietto che lo ha salvato da un suicidio certo (ennesimo passaggio raggelante, definitivo segno di egoismo assoluto), mentre cammina e parla come un morto.