“Qualcuno ha una vita, io ho la danza.” Questo sottotitolo in copertina mi ha chiamata. Non sto ballando col corpo e volevo farlo con la mente.
“Ballare non è ciò che faccio, è ciò che sono.” Leggo in una delle prime pagine, e mi immergo nelle vicende di Scarlett, una diciassettenne che per seguire il suo sogno è costretta a stress, dieta, fame, disciplina, dedizione, sudore, vesciche, crampi e dolori muscolari.
Anche suo padre è stato un ballerino, e sulla sua morte la mamma “non riesce a tollerare nulla che possa ricordarle dell’incidente. Ogni volta che qualcosa la fa pensare a papà, cambia argomento, nel tentativo di curare una ferita che non guarisce mai.”
Quella del papà “È una storia di solitudine. Triste e disperata”, è la storia di uno che “era disposto a tutto, pur di continuare a danzare”.
La lettura è stata scorrevole e spesso piacevole, forse più indicata per ragazze più giovani, vi si trova anche del materiale per riflettere.
Scarlett è confrontata con il primo amore, (una rockstar) con la comunicazione con la madre, difficile, con i rapporti e amicizie dei suoi compagni di corso, col suo spingersi oltre i suoi limiti.
E poi c’è chi “fa la pace con una verità che aspettava da molto tempo.”
Verità che anche il lettore è sempre più curioso di conoscere, io per lo meno.
A volte non riuscivo a sentirmi in empatia con Scarlett, così giovane e già così sicura di sé, che si sente ”selvaggia, sexy, audace”, però per finire mi ha lasciato un buon sapore.
“Se ti giochi tutto, rischi di perdere anche tutto.”
“Se non ti giochi tutto, lo farà qualcun altro al posto tuo.”
“Anche nella peggiore situazione, puoi sempre trovare un aiuto, Scarlett. Se non da me, da qualcun altro. Te lo garantisco, non è mai così terribile come si crede.”
“La questione non è dove ballare, ma con chi.”
Tre stelline e mezzo!
...Continua