Kapuscinski è un giornalista polacco che, chiuso nella stanza di un albergo ormai deserto di Teheran, cerca di ricavare un senso dalla gran quantità di appunti, annotazioni, fotografie, ritagli e registrazioni che ha accumulato durante il suo lungo soggiorno in Iran.
Kapuscinski ha assistito ad uno degli eventi più tragici, drammatici ed in assoluto più significativi del mondo islamico del '900: la rivoluzione khomeinista, atto fondamentale per poter comprendere il ruolo dell'islam nel mondo moderno.
Il libro si sviluppa attraverso una serie di frammenti, immagini, didascalie, senza seguire un ordine metodico, ma attraverso la cronaca di episodi sia "cruciali" sia (solo) apparentemente marginali. Kapuscinski cerca quasi di fare una psicanalisi della rivoluzione e del popolo iraniano. Proprio a tal fine l'autore abolisce la continuità storica e temporale e la sostituisce con una successione intermittente di quadri narrativi, di pensieri e riflessioni. In un certo senso non cerca una verità storica ma un'altra verità, più generale che specifica.
Proprio per tale caratteristica eccelle questo libro: non solo cronaca, non solo storia, non solo riflessioni ma una perfetta amalgama in grado di colpire e far riflettere molto profondamente sulla natura umana.
E' il 1980 ed il popolo iraniano è appena riuscito a rovesciare l'egocentrico e sanguinario Reza Pahalavi, l'ultimo Scià di Persia. Il tiranno è sconfitto e costretto a fuggire all'estero: è il momento del rientro in patria per l'Ayatollah Khomeini, il padre della Rivoluzione che, dal proprio esilio estero inflittogli dallo Scià quattordici anni prima, ha guidato il popolo iraniano alla vittoria.
Ryszard Kapuscinski, è un fotoreporter polacco che ha soggiornato a Tehran per tutto il corso degli eventi. Riordinando il materiale da lui raccolto nella propria stanza d'albergo, l'autore racconta la Rivoluzione per mezzo di foto, appunti, libri e ritagli di giornale. L'idea è probabilmente quella di spiegare al pubblico occidentale gli eventi storici dei quali è appena stato testimone. Ma Kapuscinski riesce a fare molto di più. Ne emerge una libro che racconta non solo il periodo della dittatura dell'ultimo Scià e della Rivoluzione. La narrazione abbraccia la storia del popolo iraniano, il modo di pensare della gente, le dinamiche sociali di una civiltà antica ed affascinante. Leggere questo libro significa compiere un incredibile viaggio sottopelle all'Iran, un viaggio che cerca di comprendere la mentalità culturale e religosa di un popolo mai colonizzato da nessuno, indipendente e controcorrente anche all'interno del mondo islamico. Un viaggio lungo appena centottanta pagine che racchiunde oltre duemilacinquecento anni di storia e di cultura.
Un libro interessante perché scritto durante la rivoluzione iraniana; tuttavia, troppo spesso dà l'impressione di soffrire di una sostanziale mancanza di unità. Ottimi appunti, ma andavano riscritti in modo sistematico.
Scritto in modo fresco, veloce, tratteggia con chiarezza e coinvolgimento la storia dell'Iran dalla presa di potere degli ultimi scià alla rivoluzione che ha portato l'Iran ad essere uno stato teocratico islamico. Ricco di spunti e riflessioni interessanti lo consiglio vivamente
...ContinuaOttimo scrittore/giornalista, che avevo già avuto modo di apprezzare in "In viaggio con Erodoto" e (un po' meno) in "Giungla polacca". Incredibile come riesca a spiegare bene e dare un chiaro quadro della situazione, senza essere né pedante né complicato. Dovrebbe...insegnare a tanti insegnanti di Storia nonché a svariati giornalisti, che non riescono a trasmettere concetti chiari e facilmente comprensibili. Il modo in cui analizza la situazione politico/religiosa dell'Iran è illuminante, e accattivante l'invito alla riflessione: davvero un grande!
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