Seppur interessante nell'impostazione, la collana Repubblica dedicata al noir italiano è spesso molto ondivaga. Alcune buone uscite ed altre insufficienti o molto insufficienti. Come questo libro di Centazzo, dalle premesse che incuriosivano ma dalla riuscita poco felice. Invero, una prima prova veramente deludente. Certo, qualche sorrisetto d’ironia punteggiato ogni molte pagine, ma una storia poco avvincente, e, a parte alcuni contorni che dirò poi, assolutamente priva di gialli, di polizieschi, di suspense. L'idea di fondo, tra l'altro, sembra tributare un doveroso omaggio alla lontana ai primi vecchietti di Malvaldi. Anche se Centazzo i suoi "pensionati" li fa agire in prima persona, dato che sono ancora nel pieno della forma. Ma dall'idea alla realizzazione purtroppo si perde molto. Innanzi tutto perché Centazzo indulge a lungo nel vezzo di andare su e giù per l'ultimo mese di lavoro e per il primo mese da pensionati dei nostri, con un andamento che se fosse stato lineare forse poteva risultare più avvincente. Forse ci si doveva ricordare più cose, mentre il vezzo di andare su e giù permette di avvicinare due avvenimenti lontani nel tempo, ma vicini come intenzioni ed effetti, così che il lettore non deve neanche fare un piccolo sforzo con i suoi pochi neuroni. I ricordi a lungo termine, invece, sono corretti, che riusciamo a vedere alcune azioni dei nostri all'inizio delle loro carriere. Quando, ad esempio, da bravi poliziotti alle prime armi agivano come servizio d'ordine alle manifestazioni. Interessante infatti quell'inserto sulle manifestazioni alla Scala con conseguenti problemi verso pistole sparite e ritrovate. Ma questi voli servono solo a dare un contorno maggiore ai pensionandi/pensionati. Che nel momento fatidico, invece di prendere una sedia e mettersi a guardare i lavori stradali come facemmo ridicolmente io e Anto, decidono che non è il caso di mettere al chiodo le proprie abilità. Inscenando una squadra investigativa, che possiede l’unico elemento ironico riuscito: i nomi in codice. Kukident quello dalla dentiera traballante, Maalox quello dalla difficile digestione e Semolino quello accudito dalla sua bella con le minestrine da anziano. L'altro elemento che fa scendere verso il basso il gradimento del libro, come dicevo, è poi la quasi totale mancanza di suspense. I nostri tre vanno in pensione, si aggirano senza saper bene cosa fare, finché la morte di un migrante noto a Semolino scatena nei nostri tre la voglia di riprendere le indagini. Di prendere vecchie scartoffie che non avevano portato a compimento durante il servizio attivo, per tutta una serie di motivi (ma noi ci domandiamo perché non lo hanno fatto, perché la polizia sembra essere sempre in difetto). Mentre svolgono le indagini sulla morte di Mohammed, veniamo edotti anche sulle storie personali dei tre. Kukident vedovo con figlia e cane. Maalox secco e sportivo. Semolino con una storia con Jasmine, prostituta o ex. Mohammed è un migrante cui i caramba sequestrano la merce, che non ha pagato, quindi per monito, viene prontamente ucciso. Da vecchie indagini Semolino ha un punto d'aggancio su dove i “vu cumprà” si riforniscono. I tre preparano un appostamento, vedono, seguono, scoprono. Nell’appostamento Semolino conosce anche Marika, un trans che ora ha definitivamente cambiato sesso. Seguono una macchina, scoprono degli altarini, capiscono che di mezzo c’è anche qualche “pezzo grosso”. Tanto che, nascostamente, fanno anche intervenire l’unico poliziotto ufficiale che li copriva. E che, come ovvio, si prenderà il merito della soluzione del caso. Rimanendo poi loro tre, a futura memoria per altre imprese. Kukident con la figlia che tenta di farlo stare a riposo tanto da regalargli un cane. Maalox che continua ad andare a piedi così rimane in forma. E Semolino che probabilmente avrà una storia anche con Marika, mentre penso che solo in altre storie (che non credo leggerò) risolverà i suoi rapporti con Jasmine. Centazzo tenta di mettere molta carne al fuoco: migranti senza lavoro, approfittatori senza scrupoli, sesso a pagamento, identità sessuale, lavoro e post-lavoro, inerzia del pensionato abituato da sempre ad un certo tipo di vita che, una volta privatone, non sa più che fare. Non certo come noi, che abbiamo ben presente cosa fare, ora che abbiamo tempo e spazio a disposizione. Con un filo di razzismo subliminale, ed anche qualche colpo a botti che non mi suonano poi tanto bene. In sintesi finale, una lettura da scordare presto.
...ContinuaLettura piacevole senza nessun colpo di scena, anche perche' di giallo c'e' poco. La storia e' piu' che altro incentrata sul dopo pensione di tre ex poliziotti che dopo trent'anni di servizio si trovano senza sapere cosa fare. E' soprattutto il racconto del senso di inutilita' che affligge molte persone nei primi giorni di pensione, ma scritto con ironia e semplicita'.
...ContinuaPer quanto mi riguarda le indagini dei 3 pensionati finiscono qua. Brutto libro e brutta storia.
Sarà perchè ho letto prima il secondo volume di questa serie (Squadra speciale minestrina in brodo - operazione Portofino) però ho trovato questo libro un po' troppo introduttivo, troppo teso a dettagliare i personaggi e il loro passato, lasciando invece quasi in secondo piano l'indagine di cui si occupano.
Il libro è ben scritto ed è comunque piacevole, spero solo che nelle prossime avventure dei tre pensionati ci sia più "storia" e meno "contorno"