È impossibile confrontarci con una testa senza essere consapevoli di una cosa: in questo faccia a faccia, è dentro di noi stessi che stiamo guardando.
La testa separata dal corpo scompagina le nostre categorie più basilari, perché è contemporaneamente una persona e una cosa. Presenta una dualità apparentemente impossibile.
La decapitazione è il peggiore dei soprusi, ma anche un atto creativo, perché al netto della crudeltà produce un oggetto di potenza straordinaria che attira la nostra attenzione, che ci piaccia o no.
Le teste decollate sono sempre un oggetto prezioso, perché non sono per niente banali.
Le quattro citazioni estratte dal libro, disarmanti, sono esemplari dello stile dell’autrice nell’affrontare un argomento sconcertante. Le teste mozze del titolo non sono necessariamente quelle dei decapitati di ogni epoca, ma anche quelle separate dal corpo dopo la morte per le ragioni più varie, dalla cattura di un trofeo di guerra alla dissezione in una scuola di medicina.
Frances Larson scrive un saggio dalla forte impostazione scientifica, sfatando anche alcuni miti, per esempio quello dei cacciatori di teste, i “selvaggi” capaci di rimpicciolire i macabri trofei che, guarda guarda, tanto selvaggi non erano; avevano impiantato un commercio con i “civilizzati” europei e americani che richiedevano sempre più teste rimpicciolite da esporre nei loro musei. È una scienza che si ritiene al di sopra della legge, come il militare in guerra, pure lui con una licenza per fare cose che in tempo di pace gli costerebbero la galera, una scienza che depreda cimiteri e obitori per le collezioni nate quando andavano di moda frenologia e craniologia, teorie molto pseudoscientifiche che portarono facilmente al razzismo.
Il Terrore dimostrò ampiamente che l’unica cosa più spaventosa di una testa mozza è una società che la trova banale.
La ghigliottina fu solo l’ingegnerizzazione della decapitazione che, in ogni periodo della storia umana, oltre che supplizio è stata un grande spettacolo popolare. E lo è ancora oggi se i terroristi la usano nei loro video di propaganda, allestiti come messe in scena cinematografiche. A tal proposito, la Larson nota come il nostro Fabrizio Quattrocchi sparigliò gli intenti dei suoi carnefici cercando di strapparsi la benda e mandando a ramengo il rigoroso copione preparato per lui.
Se siamo tentati di scandalizzarci pensando a chi accorreva all’invito a una decapitazione, non abbiamo il diritto di ignorare che i video delle decapitazioni di Al Qaeda prima e di Daesh poi godono di un grande successo in rete. E gli spettatori sono per la maggior parte occidentali, nascosti, deresponsabilizzati dal non luogo che è internet in cui non ci sono regole.
Le teste mozze e la decapitazione attraggono gli artisti, da Géricault a Hirst. Addirittura con ricadute erotiche, come nei topoi di Giuditta e Salomè.
Ma l’arte, il disegno oppure la scrittura, può diventare strumento terapeutico per gli studenti di medicina per cui le lezioni di dissezione rappresentano un momento di grande difficoltà, proprio per il senso di violenza gratuita, seppur necessaria, su un corpo inerme, e specialmente sulla testa, sul volto, la parte anatomica che più di tutte dà il senso della persona.
Se fanno sorridere le reliquie cristiane, tra cui ci sono anche le teste, e la più famosa è quella di Santa Caterina da Siena – che non fu uccisa per decapitazione, la Larson ci ricorda che esiste una lunga storia di feticismo laico, di venerazione e furti di teste di persone ritenute degne di adorazione. Per non parlare dell’impiego delle teste mozze e del sangue dei decapitati in farmacia. Medioevo? No, pratiche considerate scientifiche fino all’alba del Novecento.
Vi è infine l’ultima frontiera delle teste mozze, che non sono le simpatiche teste vip in Futurama di Matt Groening, ma la sospensione criogenica, c’è stato il caso rilanciato dai media di un’adolescente inglese alla fine del 2016, la conservazione della testa separata dal corpo, trattata e congelata in attesa di tempi migliori per la medicina. Al di là delle tante implicazioni antropologiche, la persona è solo la sua testa? come si troverà quella testa con un nuovo corpo? sarà la stessa persona di partenza? (anche se la vera domanda, a cui la maggioranza della comunità scientifica risponde ‘no’ è: quello che pensano di fare è possibile?) potrebbe essere una questione con cui ci confronteremo sempre di più in futuro.
Intanto ha attirato l’interesse di un mostro sacro della letteratura come Don DeLillo, con il suo ultimo romanzo “Zero K”, ma domani sarà un’opzione alla portata e nelle corde di tutti?
un bel libro curioso e interessante ... PER ORA.
per ora ho visto su internet che vendono la testa shrunken come diceva l'autrice,
spero vivamente che sia un falso, anche se ... come dice l'autrice è molto facile trovarne una vera per pochi soldi
https://www.amazon.it/Horror-Shop-Shrunken-Testa-Asia/dp/B008UZZNGI/ref=sr_1_cc_4?s=aps&ie=UTF8&qid=1467608794&sr=1-4-catcorr&keywords=TESTE+MOZZATE
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interessantissima la storia sui teschi souvenir della seconda mondiale con il giappone
VERAMENTE INTERESSANTE.
...ContinuaLa mia recensione:
http://goo.gl/AJ8ggZ
Pieno di storie interessanti, è però un libro che fallisce dal punto di vista del reale contributo che può dare alla ricerca antropologica: quasi mai si ferma ad argomentare e, quando lo fa, lo fa in modo veloce, come se l'ansia di divulgare senza appesantire si mangiasse la ricerca - che pure, lo si vede bene, c'è stata. Insomma, nonostante il tema e l'ampiezza del discorso, ci si ferma in superficie. Anche gli apparati latitano: nessun indice dei nomi, poca bibliografia specifica, citazioni di autori anche letterari usate senza approfondimenti - dunque più per colorire il testo che per corroborarne le tesi.
...ContinuaHo il cartaceo con ISBN 978-88-511-3642-0, ma non avevo voglia di chiederne l’inserimento. Tanto siamo due gatti ….
C’è un vecchio nudo nella foresta amazzonica che sta facendo un buco in terra: di fianco una testolina nera con capelli lunghi. La sta seppellendo.
Dalla foresta spunta un bianco vestito che lo vede e comincia a rompere le palle con il fatto che quella testolina la vuole lui.
Il vecchio indica un coltello che il bianco ha appeso alla cintola.
L’affare è concluso.
Le testoline diventano un cult in Europa, soprattutto a Londra. Averle è molto trendy: privati e musei se le contendono.
Ma la domanda è inferiore all’offerta.
Questi selvaggi si scannano poco e il trattamento è riservato solo a particolari nemici.
Dato che i bianchi sganciano merci solo se gli procuri testoline, si comincia ad ammazzare un po’ più di gente, chi capita capita.
Meno male che con il passare del tempo a Londra si comincia a brontolare su questi trofei, altrimenti l’Amazzonia o il Borneo si sarebbero spopolati ancora prima della deforestazione per gli uni e dell’alcol per gli altri.
La ricostruzione è mia, le vicende sono storia.
Il pubblico è sempre stato molto esigente. Le esecuzioni facevano il pienone. Se tutto non filava liscio pure il boia rischiava il linciaggio. La ghigliottina, veloce e pulita, non piacque molto, ma vista la quantità di teste da tagliare durante il Terrore, ci si rassegnò
S’inventarono anche la figura del tizio che, ai piedi del patibolo, ritraeva le teste mozzate dei personaggi più importanti.
Ci si arrangiava: mica c’era you tube dove una decapitazione te la puoi riguardare quando vuoi!
E molto altro: collezioni di guerra, oggetti di studio artistico o medico, reliquari e culto, la conservazione del teschio e la successiva intuizione della più opportuna, anche se meno estetica, conservazione del cervello (prima si buttava), la moda della conservazione criogenica.
Insomma un libro interessante che ha per argomento teste spiccate dal collo di vivi o di morti e di come l’uomo percepiva l’atto e ciò che ne restava, allora e oggi.
Mi ha schifato meno de Le 120 giornate di Sodoma e disturbato molto meno di Profondo rosso.
20.03.2016
...Continua