Settanta pagine per gridare al mondo che è finita l’epoca della lamentela post-coloniale e che è giunto il momento di affermare che gli abitanti del Burundi, piagato da una guerra civile durata quasi vent’anni, devono assumersi le loro responsabilità su quanto accaduto. E non è un caso che questo j’accuse arrivi da un ragazzo (allora) meno che trentenne e pervaso da un’ansia del fare – a ogni livello – che commuove: oltre che romanziere, Roland Rugero è cineasta, ideatore del primo premio narrativo del paese africano, fondatore di un mensile e persino di Samandari, un caffè letterario!
Attraverso due personaggi lucidi e scolpiti nel marmo letterario, Rugero – con toni narrativi che spaziano su registri differenti – racconta non tanto la genesi dei massacri fra i popoli ma la colpevole mancata resistenza, l’assenza di ribellione a una situazione che si rendeva tragica giorno dopo giorno. Lo fa attraverso la voce di una anziana semicieca, unica a non aderire ai sospetti e al linciaggio di un giovane muto accusato di essere uno stupratore. La vecchia non vede da un occhio e il giovane non parla: eppure, i veri “non vedenti” sono gli abitanti del villaggio, incapaci di cercare uno sguardo di verità o, più semplicemente, di non collaborare a ciò che accade. E nessuna voce, dunque, si alza, in una metafora chiarissima ed altrettanto significativa.
Con Vivi! si penetra nella realtà del Burundi, la si vive in pieno, si è accompagnati con un linguaggio che è un misto di onirico e realistico in un viaggio nelle profondità di un Continente che – forse – è meno distante di quanto immaginiamo e di quanto quotidianamente ci accade.
http://capitolo23.com/2016/05/14/burundi-vivi-roland-rugero/
...ContinuaUn piccolo gioiello letterario al confine tra prosa e poesia. Scritto con uno stile eccellente, richiede solo un piccolo sforzo di adattamento, perché la struttura narrativa è un po' diversa dagli standard a cui siamo abituati.
Roland Rugero è nato in Burundi. "Vivi!" è il suo secondo romanzo. Nel 1993, a causa della guerra, la famiglia di Rugero ha scelto di lasciare il Burundi per approdare in Ruanda prima, in Tanzania poi. Ma, evidentemente, la guerra è rimasta nelle fibre e nella mente del giovane scrittore. Infatti la storia che racconta in "Baho!" (titolo originale di "Vivi!") è intrisa degli orrori e della violenza che ha devastato il suo Paese per un decennio. I segni di una guerra del genere non si cancellano facilmente perché restano impigliati, volenti o nolenti, nei corpi, nei pensieri, nelle paure di chi l'ha vissuta. "La guerra era riuscita a dissociare l'umano dallo spazio, perché aveva svelato con terrore che l'uomo dispone di spazio solo attraverso la sua storia e la sua cultura; violandoli, lo spazio svanisce, l'uomo fugge e allora è retto dai grugniti del suo ventre, dalla paura e dalla fame. Ritorna la bestia errante che percorre giorno e notte la foresta. La guerra aveva messo a nudo lo sguardo dei burundesi"...
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