Woyzeck - ****
è la prima opera di Buchner che leggo. Mi rendo conto che non è molto consono partire dall'ultimo testo teatrale che ha scritto (che è pure incompleto), ma così è capitato.
Lettura strana, non ho capito tutto, tutt'altro... suggestivo però.
Leonce e Lena
In apparenza una commedia, poco più che una favola, ma in realtà si celano in essa una miriade di riferimenti e anche una forte malinconia e ansia di vivere. Mi rimane anche in questa lettura la sensazione di aver colto metà di quello che avrei dovuto cogliere.
Cosa non fa la gente dalla noia! Studiano dalla noia, pregano dalla noia, si fidanzano, si sposano, si moltiplicano dalla noia, e infine dalla noia muoiono. E il ridicolo è che fanno tutto con le facce più serie di questo mondo, senza chiedersi il perché, e suppongono che Dio ne sappia qualcosa. Tutti questi eroi, questi geni e questi sciocchi, santi e peccatori, questi padri di famiglia in fondo non sono altro che raffinati fannulloni.
Mi viene in mente un pensiero terribile: credo che ci siano uomini che sono infelici, terribilmente infelici, per il solo fatto di esistere.
...ContinuaLa morte di Danton ****
Leonce e Lena ***
Woyzeck (impossibile da valutare visto quanto è frammentario)
Dannato tifo che ha privato l'umanità di quello che sarebbe potuto diventare uno dei pochi iscritti al Pantheon della drammaturgia.
La morte di Danton è a un passo dal capolavoro; passaggi notevoli si trovano anche in Leonce e Lena e in Woyzeck. Peccato che la sua fidanzata abbia dato alle fiamme il dramma ateistico su Pietro Aretino: quando riflette su Dio, Büchner dà il meglio di sé.
Morte di Danton——
La tragedia sulla –e della– Rivoluzione francese!
—Non opera d’autore revisionista, terrorizzato dal Terrore, aspirante girondino e magari abiurante alla propria giovinezza arrabbiata... ma di giovane rivoluzionario, che trasfigura la Storia in modo perfetto, e come oggi nessuno potrebbe nemmeno sognarsi di compiere – che ne illustra tutta la forza totale, la necessità, la tragicità...
Leonce e Lena——
Ed ecco come la fiaba rappresenta il disvelamento della (sua) realtà – cioè il Nulla più terribile del cianciar di prìncipi e principesse: l’idillio, tutto è bene ciò che finisce bene, è la falsa autocoscienza che si dà l’allucinante « malvagità » del Reale!
Woyzeck——
Quando una forma non voluta: la frammentarietà dell’incompiutezza – diventa più brillante specchio della vicenda: la disgregazione della mente d’un uomo sottoposto all’inutilità.
Büchner è davvero un geniale autore di teatro, uno degli ultimi che tocchi i vertici che il teatro richiede, e merita!
...ContinuaE’ dopo aver letto quel che dice Roberto Bolano nella sua “Ultima Intervista” (in pubblicazione in questi giorni in Italia, con un’anticipazione di qualche pagina da parte di “Repubblica”) che mi è venuta voglia di andare a ripescare questo libro tra i miei scaffali, riscorrerlo, anche se fugacemente, e scriverne una breve recensione.
Buchner muore a 24 anni lasciandoci poco, pochissimo. Il suo “Teatro” è tutto qui. Woyzeck è anche incompiuto. Ma Bolano si chiede che cosa sarebbe potuto diventare se fosse campato ancora, che cosa sarebbe stato capace di scrivere a trent’anni, concludendo amaramente che non potremo saperlo mai (così come non sapremo mai cosa sarebbe stato capace di scrivere Bolano a 60, dopo “il suo” capolavoro incompiuto che è “2666”).
Sappiamo che ha scritto 3 piccoli magistrali pezzi di teatro in un solo paio di anni. Una tragedia sulla disillusione dalla rivoluzione e dall’ideale politico (La morte di Danton). Una leggera commedia sul vuoto, quello lasciato dal tramonto degli ideali, quello che segue le categorie aprioristiche, quello che giocano i “i ruoli” imposti dalla Società e dal costume (Leonce e Lena). Infine il frammento di quello che avrebbe dovuto essere il suo capolavoro (Woyzeck), dove un umile barbiere vede gli spettri della propria gelosia materializzarsi fino a indurlo all’omicidio, trascinato dalle forze oscure della notte, quando quelle del giorno non sono che vani e vacui discorsi.
Cosa è che possa accomunare Buchner e Bolano (mi sono chiesto)? Forse è il riuscire ad essere stati entrambi cantori di una generazione sconfitta (anche se a due secoli di distanza). Illusa dagli ideali della rivoluzione, della poesia, della gioventù. Rapidamente disillusa ed assalita da un senso di inutilità. E da quello di un vuoto da dover riempire (paradossalmente) con la morte. Quella propria o quella altrui (Danton tra le due sceglie la prima piuttosto che seminare l'altra, Robespierre invece non ha dubbi sulla giustezza della seconda; anche Leonce e Lena sognano la propria, ma vengono fermati dai propri alter-ego; Woyzeck invece uccide l’amata, ma conscio in quell’atto di annientare se stesso).
Entrambi gli autori, pur se in età diversa, troveranno la propria per malattia, nel pieno della loro stagione di creatività letteraria ed artistica. Lasciandoci nel dubbio di quali ulteriori vette avrebbero potuto raggiungere.
"La morte di Danton" va letta con attenzione, alcuni passaggi mi erano un po' indigesti, ma di per sé la materia e la storia raccontata da Büchner sono molto belli.
"Leonce e Lena" è una commedia fiabesca. Semplicemente deliziosa.
"Woyzeck". Eh... La ripresa filmica di Werner Herzog è molto fedele, diciamo che il copione è il testo stesso. L'opera in sé è bella, ha dei temi un po' scabrosi per l'epoca, ma profondi e pregni di significato. Purtroppo bisogna anche considerare la storia dei tre finali, ed il fatto che Büchner non fu mai soddisfatto di questa storia da lui scritta, e che aveva anche bisogno di ulteriori rimaneggiamenti. La morte lo colse giovane, hélas.