Finché gli è rimasto un minimo di lucidità, Barney Panofsky ha mantenuto fede alle proprie convinzioni. E cioè che la vita è assurda, e che nessuno di noi, in pratica, capisce gli altri. Un approccio molto negativo, dal quale dissento fermamente.
...ContinuaPartenza difficile con infinite digressioni, voli pindarici e continue citazioni, nomi di personaggi, di vie, di locali. Poi ci si affeziona a Barney, nonostante il suo caratteraccio, i suoi modi da eterno bambino, ci si affeziona a chi gli ruota attorno per settant'anni di vita. Ci si rende conto che McIver e l'omicidio erano giusto una scusa per raccontare una vita rocambolesca e un'amore commovente per la sua adorata Miriam.
...ContinuaDiciamocela tutta, a chi piace quel gioco strano praticato su ghiaccio (per intenderci l’hockey)? A me no. Inoltre non mi garba molto aver il glossario Yiddish alla fine del libro, è snervante perdere il filo del discorso solo per andare e vedere il significato delle mille e più parole, e cosa ho fatto? Non le ho lette, perdendomi chissà quante informazioni utili. L’ultima cosa che trovo alquanto fastidiosa sono le digressioni, a mio avviso gratuite, mi sono riempito la testa di nomi inutili che spero di non ricordarmene mai più. Ecco, se togliessimo questi tre piccoli, ma gradi difetti, questo libro sarebbe un capolavoro. Ma lo è in fondo.
Credo d'aver avuto il libro per almeno dieci anni fermo sullo scaffale di camera mia. Anzi! Ne avevo due! Il primo comprato e il secondo regalato, regalo che lo feci cambiare con qualche altro libro che ora non ricordo, ma sto divagando (ho imparato da qualcuno!). Prima o poi l'avrei letto, anche perchè in molti me lo avevano consigliato, ma non so per qualche strano motivo non volli mai prendermi l'onore di iniziarlo. Probabilmente la dose massiccia di opere simili quali: Tropico del Cancro, Il pasto nudo, tutta una serie sconfinata di Bukowski, conditi con Chuck Palahniuk e Dave Eggers, mi avevano fato desistere, a ben vedere. Difatti, dopo le prime cinquanta pagine volevo lanciare il libro fuori dal finestrino del treno, anche perchè era una bella zavorra aggiuntiva al mio già pesante zaino. Per fortuna desistetti, vedevo una fioca luce, che lì da poco divampò.
Lo definirei uno dei miglior libri che abbia mai letto, anzi, esagero, il migliore! È noir, è giallo, è d'amore, è beat, è tutto! Affronta, a mio modestissimo parere, l'immensità della tristezza dell'essere umano, quanto essere imperfetto e infine (giustamente) mortale.