Ehm..non mi ha convinta tantissimo, al volume precedente avevo dato quasi 5 stelle!
Un po' caotico, un inizio "in medias res" catapultati direttamente a migliaia di anni di distanza dal volume 3 (che avevo detto su Farad'n? Altro che morto in questo volume, più che polvere XD vabbè). Leto è diventato Jabba the hutt in pratica (non mi sono informata, ma per forza Lucas si sarà ispirato..) e governa come, appunto, un imperatore-dio. Secondo me il gap tra i due libri è troppo, non sono riuscita a empatizzare con nessuno perchè tutto e tutti sembravano approssimati. Solo l'onnipresente Duncan è riuscito a strapparmi un'emozione, ed è stata pena: Leto continua a tenerlo al suo fianco sostituendolo con un ghola dopo l'altro e uccidendolo pure quando si ribella. Un po' di pace magari? Mentale soprattutto.
Alla fine la rovina dell'imperatore è stata una donna, una trappola in cui ci si è praticamente buttato dall'oggi al domani.
Magari il prossimo libro approfondirà il percorso di Siona, magari riuscirà pure a farmela stare simpatica..perchè al momento ho il vuoto e basta.
[...]L’Imperatore-Dio di Dune continua sì la saga di Dune, ma appare in qualche modo completamente differente dal resto della saga e sarà un punto di svolta nella trama che poi proseguirà negli altri 2 libri che concludono la serie. Le differenze sono notevoli seppure ci sia una continuità ed un evoluzione dell’intero universo di Dune, e questo ha creato reazioni discordanti tra i fan della serie e i lettori in generale, e indubbiamente non è tra i migliori libri della serie, ma è funzionale all’evoluzione di questa. Con veloci ricerche in rete potrete trovare pareri completamente differenti, c’è chi odia e chi ama il libro, chi lo critica aspramente e chi lo elogia, questo perché molti degli elementi amati nella serie qui cambiano, si evolvono e mutano in qualcosa di differente, che può essere interpretato come una cosa positiva, una naturale evoluzione, o come un qualcosa che stravolge totalmente tutto ciò che abbiamo amato di Dune, rendendolo così differente da ciò che abbiamo amato.[...]
continua a leggere la recensione su https://n7blog.altervista.org/2020/03/limperatore-dio-di-dune-frank-herbert/
...ContinuaHo finito di leggere il quarto episodio di Dune e continuo a sorprendermi del forte immaginario di Frank P. Herbert, e di ciò che a me pare una profonda riflessione su temi religiosi. Riflessione che in questa “puntata” tende a mettere in evidenza le responsabilità, le scelte, la saggezza incompresa di un Dio-uomo despota, una sorta di dittatore tirannico, i quali fedeli non comprendono e mettono anzi in discussione perché presi dai loro individuali bisogni, ma che vi soggiaciono più che per amore, per paura. Cerca insomma di “rispondere”, o dare un punto di vista diverso alla questione che a ogni strage soprattutto naturale l’uomo Cristiano si pone: come può un Dio fare questo ai suoi figli?
...ContinuaL’Imperatore-Dio di Dune (ovviamente c’è sempre Dune nel titolo, titolo ricorrente come in tutte le saghe che si rispettino), quarto libro della famosissima serie di fantascienza, è ambientato tremilacinquecento anni dopo la conclusione del precedente romanzo ma pubblicato solo cinque anni dopo (nel 1981).
Gli estratti che anticipano ogni capitolo di questo nuovo volume, a differenza dei precedenti, non provengono da fonti perlopiù varie, ma principalmente dai Diari trafugati all’Imperatore Leto II (il Leto figlio di Paul Atreides ma qui profondamente mutato nel fisico e nello spirito). Alcuni (pochissimi) capitoli (e comunque mai numerati) sono trascrizioni di interrogatori come fossero copioni teatrali, aspetto stilistico finora inedito per la serie.
Il furto dei diari quindi… che sarebbe anche l’incidente scatenante del primo capitolo. A rubarli è stata Siona Ibn Fuad Al Seyefa: questa donna ribelle è una Atreides ma comanda i ribelli contro l’Imperatore-Dio (che di cognome fa sempre Atreides). Nella sua missione clandestina Siona è assistita da Topri, ma deve guardarsi dalla fanatica Nayla infiltrata nel suo esercito da Leto II. Questi può sempre consultare i ricordi di tutti gli avi che “albergano” nel suo corpo da pre-verme fatto di scaglie e lungo sette metri, ma Siona è il frutto di lunghi incroci genetici che la pongono “al di fuori” del campo di preveggenza del Dio Atreides.
L’Imperatore si è atrofizzato in un essere alieno, pachidermico e con le pinne, di cui solo il volto umano è a tratti riconoscibile, una specie di Krang delle Tartarughe Ninja. Superiore a tutto e a tutti, l’Imperatore ha bisogno dei continui confronti con i ghola (cloni creati a partire dal codice genetico di base) di Duncan Idaho, il vecchio amico del padre. Ogni volta che un Duncan prova a tradirlo, l’Imperatore lo uccide (questo è l’altro inizio del romanzo).
Se c’è qualcuno con cui l’Imperatore si mostra sempre più loquace (in particolare dopo l’eliminazione di un Duncan) è con il Maestro di Palazzo Moneo Atreides (discendente di Ghanima, sorella gemella di Leto II) dall’uniforme bianca. E chi è Moneo Atreides se non il padre naturale della pre-destinata Siona Atreides?
Ogni volta che un Duncan muore, l’Imperatore di Dune Leto II chiede ai Tleilaxu non un qualsiasi Danzatore del Volto per sostituirne la compagnia ma proprio quel Duncan lì del suo passato e fedele a suo padre. Una agghiacciante coazione a ripetere che denuncia una ricerca di umanità nel perfetto schema vitale dell’Imperatore-Dio.
Ogni nuovo Duncan non è ovviamente memore delle esperienze recenti dei suoi predecessori. Inoltre il suo fenotipo è uno di quelli che esercita attrattiva sul genere femminile, per questo l’Imperatore prova a usarlo per farne innamorare la sua discendente Siona. Incrociando i geni dei due riuscirebbe a ultimare il programma procreativo che insegue oramai da millenni, e potrebbe infine concedersi al sacrificio…
Se ti è piaciuto l'inizio continua a leggere la recensione sul blog pop nerd di Libri Senza Gloria: http://librisenzagloria.com/limperatore-dio-di-dune-di-frank-p-herbert/
Pensavo di leggere una nuova storia con Leto II, l'uomo che ha accolto la Via Aurea in sé ed è diventato un mostruoso vermone con solo la faccia umana, invece mi sono ritrovata un Leto II che si annoia e infarcisce i suoi discorsi di troppa filosofia, in troppe pagine, che hanno fatto sbadigliare anche me.
L'unica cosa che mi ha un po' ridestata è la nostalgia che prova al pensiero di quando era ancora umano, alle sensazioni e ai sentimenti che aveva, anche se è sempre stato un presciente e la sua vita non è stata facile.
La storia diventa presto troppo confusa perché lui vede tutti i nodi del futuro e non si capisce bene come mai accetti tutto; non sono riuscita neppure a capire se aveva avuto una visione della sua fine e,se proprio a causa di questa, ha accettato l'amore di Hwi.
L'unico personaggio degno di nota è Duncan, il ghola sempre legato alla famiglia degli Atreides che però capisce che qualcosa deve finalmente cambiare in questo ciclo di Leto senza fine e trova in Siona una valida alleata.
Il finale l'ho trovato in linea con la faccenda uomo/trota delle sabbie/verme; Leto II, in definitiva, mi rimane un personaggio né buono, né cattivo, forse un essere tormentato che ha accettato il suo destino e che se lo è anche un po' creato,ma ho apprezzato il suo dono finale.
Nel complesso, libro troppo lento, tanti discorsi ,poche azioni e spiegazioni.
Arrakis/Dune ora è diventata Rakis e di sabbia ce n'è ben poca, la spezia che fine avrà fatto ?
Vedremo, visto che ci sono ancora 2 libri.