NON SEMPRE SI PUO' SCEGLIERE ** 1/2
Peccato veramente che nella vita non si possa fare un po' quello che veramente si vuole, dalle prime ore del mattino, fino al tramonto del sole...praticamente impossibile...e forse anche controproducente.
Per il resto ho trovato il romanzo un po' "pasticciato", confuso, troppe cose tutte insieme. Il motivo per il quale ho dato mezza stella in più è da ricercare nello stile snello e fluido del buon Cameron.
p.s. ho trovato interessante e in linea con il mio personale pensiero, quello espresso nel libro su Maria Teresa di Calcutta!
«No,» le ho risposto «hai ragione. È vero». «È vero cosa?» ha chiesto. «Che sono
disturbato»
Questa è una parte di una discussione che James, protagonista di questo breve romanzo, affronta con sua madre. Il romanzo è considerato a tema lgbt, ma io l’ho visto più che altro come un romanzo sul passaggio dall’adolescenza all’età adulta. James ha 18 anni in una New York del 2003 e ha assolutamente poco o nulla in comune con i suoi coetanei e la sua famiglia. La madre è al suo terzo divorzio, gestisce una galleria d’arte moderna e completamente persa nella sua vita, la sorella perfettamente integrata nella società con tanto di relazione con un uomo sposato e con figli e il padre avvocato già preoccupato dei segni del tempo che passa sul suo viso. In tutto questo James non si ritrova. Lui vuole stare da solo a leggere, evita ogni confronto con i suoi coetanei che non gli piacciono, tanto che anziché andare all’università cerca una casetta del Midwest che lo isoli ancor di più dal mondo.
Mi è piaciuto molto lo stile in cui è stato scritto. La prima persona, il riportare le risposte del protagonista insieme alle sue considerazioni sempre molto sopra le righe alle domande che gli vengono fatte, fanno capire molto della sua difficoltà ad essere come ci si aspetta che sia. Per lui il pensiero non è necessario che venga verbalizzato perché in questo modo perderebbe la sua essenza. Le uniche due persone con cui si sente a proprio agio sono la nonna e John, dipendente della madre, che sono anche le uniche due persone che pensano e agiscono diversamente dagli altri. James si è reso conto di essere gay, ma si definisce “omosessuale solo in un senso teorico, potenziale”, proprio perché è anche profondamente sensibile e poco incline a socializzare con chiunque e quindi non è neanche sicuro di come si comporterà in futuro. Credo però che lui sappia di voler vivere la propria sessualità come vuole, che supererà le sue paure; il suo nascondersi dietro un profilo falso nel sito per uomini che frequenta John, anche se sostiene di averlo fatto senza pensare alle conseguenze, il suo andare all’appuntamento con la consapevolezza di essere scoperto, mi fanno pensare che lui ha dentro il coraggio per affrontare serenamente la sua personalità e grazie ai consigli della nonna che parla di amore per John senza avergli mai fatto domande, lo porteranno a dire riferito a cosa tenere delle cose che, morendo, gli ha lasciato la nonna :“Ho solo diciotto anni. Come faccio a sapere cosa vorrò nella vita? Come faccio a sapere cosa mi servirà?”.
Ecco perché mi è sembrato un romanzo sul passaggio dall’adolescenza all’età adulta: conosciamo James attraverso i suoi pensieri e le sue azioni, e il senso di solitudine che ho trovato in lui all’inizio della lettura non c’era più alla fine, quando decide anche di andare all’università. Il dolore che ha provato gli è stato utile.
...ContinuaRecensione per brevi punti.Trama: diciottenne newyorkese, figlio di facoltosi divorziati, si sente disadattato rispetto ai suoi coetanei e alla società. Dopo un paio di marachelle e dopo aver creato molta apprensione nei suoi, s'iscrive all'università, anche se non tutti i suoi problemi paiono risolti. Giudizio personale: verboso e saputello il protagonista. L'ambientazione, la New York dei superbenestanti, è un po'una torre d'Avorio, lontana dalla realtà quotidiana della gente comune, vivono in un altro modo. Non mi piace neanche lo stile fatto di battute brevi, veloci, troppo pieno di dialoghi sul filo dell'ironia: troppo cinematografico. Bilancio finale: ambientazione distante dal lettore medio, personaggi inautentica, stile narrativo da commedia hollywoodiana. Pregi: qualche buona battuta, sarcastica, sul mondo degli artisti e dei ricchi che si piccano d'intendersi d'arte e su tutta l'industria culturale che.gira attorno a ciò.
...Continua"Mi faceva arrabbiare che mia madre fosse contenta di quella mia disavventura. La vedeva come una cosiddetta lezione di vita: il problema è che io dalle lezioni di vita non imparo mai niente. Anzi, ce la metto tutta per non imparare, perché non riesco ad immaginarmi una cosa più squallida di una persona il cui carattere si forma in questo modo."
...Continua