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...ContinuaBellissimo, da gustare con calma. Un classico di autodistruzione etica a tratti divertente a tratti triste se non disperato.
Un libro di una bellezza incredibile, mi ha lasciato senza fiato. La capacità che ha l'autore di farti vivere il personaggio, i suoi stati d'animo, le sue pene, le sue forti emozioni attraverso i sui ricordi... ha caratterizzato tutta la lettura.
Pongo l’accento soprattutto sul sentimento del clown per la sua amata, un sentimento talmente puro, egemonico che mi ha trascinato all’interno del mondo di Hans, mi ha preso per mano e mi ha portato a Bonn accanto a lui sul divano e mi ha fatto vivere la sua vita.
Anche io mi sono trovato a cercare quel Marco volato dal balcone per riuscire a vederlo scintillare in strada... un momento indimenticabile di altissima letteratura.
bel romanzo, ambientato in un preciso momento storico e con luoghi definiti con precisione da gps dell'ultim'ora, nonostante questo ci si perde in temi comuni, senza tempo, perpetui.
molto originale l'idea di fondo e l'architettura della storia.
mi sono deciso a leggerlo dopo aver letto qui una bellissima recensione*.
Heinrich Boll ce l'ha con la morale cattolica. La disprezza e la osteggia così tanto da sembrarne persino innamorato.
Non si nasconde, il Boll, che l'impianto di tutta la religione cattolica è l'unico immaginato, pensato e veicolato a forma e misura d'uomo; quella cattolica è l'unica religione capace di raccogliere gli istinti umani trasformandoli in pubbliche virtù senza perdere l'iniziale innocenza. Per questo sferza l'inutile e dannosa ipocrisia cattolica che impone agli uomini l'uso e il rispetto di riti e usanze che alla fine sono il trionfo dell'autoreferenzialita', e lo fa senza risparmiare dosi di acrimonia e livore neanche tanto nascosti.
Detto questo, Boll è un gran scrittore, sul quale ancora tanto della sua opera resta da scoprire. Ha una capacità di scrittura impressionante, si vede bene che gli piace scrivere e ugualmente gli piace farsi leggere.
Fa indossare al suo protagonista la maschera di clown per poi scoprire, avanti nella lettura, che non è affatto una maschera quella da lui posseduta, indossata invece dagli altri protagonisti, abili attori nello scenario della vita. Il clown di Boll finisce per essere, suo malgrado, costretto costruirsi egli stesso una maschera ad uso e consumo della società e per la sua stessa sopravvivenza.
Il tutto immerso in uno scenario storico importante, come d'uso in tutti i suoi romanzi, e anche questo contribuisce alle scelte e ai comportamenti dei personaggi, figli di un'epoca, quella post-nazista, che Boll ritiene, se non complice, almeno inerte di fronte alle atrocità perpetrate da una parte del suo popolo. Leggere Heinrich Boll significa non restare indifferente davanti alla Storia: se così non è vuol dire che lo si sta solamente sfogliando.
Ecco qui, com'ogni sera
Chi coi gesti fa la gente divertire,
Questo Re dei Pagliacci
Che ride e piange nel suo mondo senza amor.
Per un Re (per un re) senza regno (senza regno),
Che ha perduto la regina del suo cuore (del suo cuor)…
Chissà se fu solo coincidenza la contemporaneità di questo grande libro di Böll e il successo di Neil Sedaka, poi ripreso a livello mondiale.
Certo che alcuni tratti si ritrovano e in particolare il tema dell'amore perduto. Ma quello che nella canzone rimane uno stereotipo che contrappone l'ilarità che il clown suscita al suo malessere interiore, nel libro diventa lievito, catalizzatore, di una riflessione senza sconti su un mondo e una generazione che usciva dalla sconfitta e dagli orrori della seconda guerra mondiale per tuffarsi, cercando di evitare riflessioni troppo imbarazzanti, in un anodino presente fatto di ipocrisie e convenienze.
“Erano così commossi da tutta quell'aria di pentimento e da quelle altisonanti dichiarazioni di democrazia che ogni incontro finiva sempre con grandi abbracci e proteste di fratellanza.
Non capivano che il segreto dell'orrore sta nel particolare.
É molto facile, un gioco da bambini, pentirsi di gravi colpe: errori politici, adulterio, assassinio, antisemitismo.”
La famiglia, la religione, l'incapacità di accettare la fine dell'amore, e l'incapacità di adeguamento, diventano l'occasione per un viaggio esasperato nella mentalità tedesca - ma solo tedesca? - a quasi vent'annni dalla fine del massacro.
Quel che ne esce è un ritratto borghese che di sicuro non procurò all'autore grandi apprezzamenti in patria, ma è anche una straordinaria invettiva contro ogni forma di connivenza e piaggeria, una contorta espressione del malessere intellettuale che non protegge nessuno, neppure il protagonista.
Un libro attualissimo e preciso. Come un rasoio.
“Quella gente non capisce niente.
Tutti sanno, cioè, che un clown dev'essere malinconico per essere un buon clown, ma che per lui la malinconia sia una faccenda maledettamente seria, fin lì non ci arrivano”
Negli allegati una versione di Zdenka Vučković della canzone a testimonianza del successo del tema
...Continua