Il Lettore addolorato
Uno stile narrativo artificioso, circonvoluto,pomposo e ridondante, un narratore che non solo è onnisciente, in realtà è affetto da grave delirio di onnipotenza, intrusivo e insopportabile, dirige e orchestra la narrazione a suo piacere, tessendo, disfacendo storie, ingarbugliandole, il tutto in uno stile narrativo a dir poco illeggibile, per dar vita poi a che cosa? Ad una storia senza senso,senza capo né coda,sconclusionata. Viene da chiedersi: con questo stile obsoleto, forse l'autore vuole parafrasare i romanzieri dell'800, creare un divertissement letterario, giocare con la letteratura, farsi beffa del romanzo, imitare stili narrativi desueti? In ogni caso
quale che sia lo scopo di questa scelta, il lettore ne esce sconcertato, la lettura risulta tutt'altro che divertente, anzi faticosa e sgradevole: opprimenti digressioni, pesanti considerazioni (non richieste) e soprattutto un inaccettabile tono paternalistico con il quale il narratore apostrofa il lettore chiamandolo ora curioso, ora caro, ora sensibile, infine ipotetico...insomma...avrebbe dovuto chiamarlo semplicemente " lettore addolorato".
Altro che il Cardillo addolorato !
Qui se c'è qualcuno addolorato è solo il lettore che dopo aver letto un simile romanzo si addolora del tempo e del denaro sprecato.
Anzi parafrasando lo stile del romanzo, il narratore avrebbe dovuto così concludere "caro lettore che sei giunto alla fine di questo romanzo e hai avuto la pazienza di sopportare il mio micidiale stile e la totale mancanza di contenuto, ecco,ora meriti un bel premio: il risarcimento dei soldi che hai speso!"
Un consiglio: state alla larga da questo libro, libri come questo uccidono il piacere della lettura e soddisfano solo l'ego di chi li scrive e mi sia permesso in tono scherzoso di usare una frase del grande Camilleri , codesto libro è
" ... No scassamento di cabasisi 'nsupportabili ! ...".
Un libro scritto molto bene ma che non mi ha preso per nulla. Forse il periodo storico, forse i personaggi che mi hanno ispirato subito antipatia, mi sono sentita dentro un grande romanzo che non mi interessava
difficile da interpretare e da descrivere.
Potremmo parlare di romanzo di realismo magico o di racconto filosofico ma in realtà non è nessuna delle due cose e insieme entrambe e molto di più.
La prosa è ricercata e la vicenda avvincente.
I personaggi cambiano natura ed aspetto ad ogni parola e se un'interpretazione è possibile, scommetterei che essa cambia da lettore a lettore.
Il racconto richiede disponibilità all'ascolto soprattutto di se stessi e non è una lettura per tutti: se si è molto pragmatici evitare, non ci si capirebbe nulla e ci si annoierebbe, persino.
Fantasia, immaginazione, cuore: questo romanzo richiede parecchio al lettore o alla lettrice ma offre in cambio delizie (e torture) inimmaginabili. Letteralmente.
Romanzo davvero singolare il cardillo addolorato, una favola d'altri tempi con i connotati di romanzo storico, scritto nel 1993 con uno stile e un linguaggio un po' barocco che richiama direttamente la Napoli di fine settecento dove è ambientato.
Tre gentiluomini - un mercante, un principe e un artista suo protetto, partono da Liegi in “viaggio verso il sole”diretti a Napoli per incontrare un famoso guantaio, sia per scopi commerciali sia per diletto e conoscere le sue due bellissime figlie. Da questo incontro si sviluppa una vicenda che è un vero guazzabuglio in cui è difficile districarsi, una storia sempre sospesa tra sogno e realtà, verità e menzogna, con toni via via più surreali. Al centro la figura di Elmina, la figlia maggiore, di cui presto a tardi si innamorano i tre gentiluomini, enigmatica e silente, descritta attraverso gli occhi degli altri personaggi che si arrovellano per tutto il romanzo sul suo mistero, ed ogni pagina sembra smentire la precedente: Elmina ricca o povera, dotata di grandi virtù o con un grave peccato da scontare, incapace di amare o con un nome solo nel cuore, dove è la verità, dove è la mnzogna?. E poi il principe, colui che forse si interroga di più e più si perde nei labirinti della vicenda fino a confondere sogno e realtà, tra incantesimi e sortilegi; e quindi passiamo da lenti magiche che permettono di vedere nelle case altrui, ad apparizioni e processioni irreali, ai morti che (a Napoli) si affiancano ai vivi per le strade, ai folletti, a strane creature di trecento anni dalle sembianze di fanciulli che sembrano uscite dritte dritte da un romanzo di E.T.A. Hoffmann. Sullo sfondo Napoli, città all'apparenza ricca, sgargiante, dai mille colori, ma anche città “sotterranea” di miseria e di dolore, di contraddizioni in un periodo, tra la rivoluzione francese e Napoleone, di grandi rivolgimenti europei. E infine il cardillo, il leit motiv di sottofondo all'intero romanzo: un povero uccellino ucciso per dispetto, un fanciullo, il simbolo del dolore della città, del rimpianto per i momenti felici che non tornano più, del perduto amore, un richiamo costante, qualcuno che prima o poi busserà alla tua porta..
Ci vuole un po' di pazienza per leggere questo romanzo, occorre prendere confidenza con un linguaggio barocco, anche se mai arzigogolato, allo stile e al ritmo di un altra epoca, dove i personaggi agiscono con modalità che oggi fanno sorridere, bisogna abituarsi ad una storia che sembra prenderci in giro, dove ad ogni capitolo c'è una svolta apparente che finisce per riportarci come nel gioco dell'oca al punto di partenza. In caso contrario ci si stufa e lo si abbandona dopo cinquanta pagine dicendosi “mai più..”. Personalmente sono arrivato alla fine sempre immerso in una piacevole lettura: quattro stelle.
Un libro che riconcilia con la letteratura. L'estrema ricercatezza stilistica e la straordinaria capacità narrativa dell'autrice, impongono al lettore un esercizio di autentica astrazione. L'immersione nella Napoli settecentesca, dove l'Illuminismo europeo si combina e si mescola con antichi misteri, dove la miseria dell'anima convive con una nobiltà fatta di saggezza e, al tempo stesso, di spietata crudeltà oscurantista, richiedono totale dedizione agli intrecci della storia, così mirabilmente cadenzati. Quasi una danza, scandita dalla presenza ingombrante di un cardillo - sublimazione simbolica di antiche colpe e oscuri destini - che, addolorato, non può che portar dolore a sua volta.
Elegantissima prosa, sommo piacere del gusto (vetusto) di ragionare con sentimento.