Il secondo capitolo della saga fantascientifica di Dune è più breve del precedente ma decisamente più lento. Non che il primo sia tutto azione e dialoghi ma questa volta è la trama a non essere particolarmente brillante. Herbert indugia troppo sulle visioni di Paul e Alia, non sfruttando appieno gli intrighi del complotto, lasciando che tutto si risolva da sé o quasi. Arrakis passa in secondo piano, dando più spazio all'Imperatore, sacrificando così il fascino di questo pianeta che ha reso affascinante il primo capitolo. Questo libro sembra essere un'introduzione ai futuri sviluppi della saga che non abbandonerò certo ora.
...ContinuaSeconda puntata della saga.
Con un balzo temporale rispetto al volume apripista, troviamo Paul Atreides non solo imperatore assoluto e spietato di mondi (studia sugli antichi testi le strategie di un certo comandante Hitler...), ma considerato un dio vivente, come la sorella Alia: il pianeta Arrakis è meta di pellegrinaggi, sono stati eretti templi dove tributare culti ai fratelli Atreides, la politica è la concretizzazione di antiche leggende e di visioni del futuro ottenute mediante la famosa spezia del deserto. Non tutti però interpretano le tracce alla stessa maniera, non tutti accettano di essere condizionati: molti vogliono condizionare e piegare la storia secondo trame concepite da antiche congregazioni o da consorterie commerciali. La teocrazia di Paul traballa, anche perché non si capisce bene se la sua posizione è frutto di predizioni a cui , volente o nolente, non ha potuto sottrarsi, o se lui stesso e sua sorella continuino a generare predizioni autoreferenziali che confermano i loro ruoli.
Il romanzo è intriso di elementi esoterici e di interminabili discussioni sofistiche tra i membri della corte e le delegazioni in visita. La realtà esiste o tutto è evanescente? I fini e i mezzi sono distinguibili o si trasformano gli uni negli altri? Chi detiene l’autentica vista, il cieco o il vedente?
Ogni tanto qualche sprazzo esterno alle congiure di palazzo: il pianeta sta mutando la sua natura. Il deserto essenziale e spartano si sta modificando per l’avvento dell’acqua, inizialmente considerata preziosa, ormai forse smascherata come veleno della cultura e della struttura stessa del pianeta.
Se il primo volume può essere considerato una sorta di cosmogonia visionaria e innovativa, questa teogonia mi è parsa inconcludente e frastornante.
Ecco per me la saga poteva finire qui, dignitosamente.
Diciamo che tralasciando sempre alcuni aspetti poco futuristici o troppo magici o semplicemente poco realistici, l'evoluzione del protagonista, Paul, è interessante. Il personaggio chiaramente positivo passa man mano a tingersi di ombre che portano alla diffidenza, se non all'antipatia vera e propria. (Si notano qui i punti che hanno ispirato Star Wars).
Finale un po' a casaccio, non ne ho capito il motivo... ma si è delineata come una saga familiare e non vado matta all'idea. Purtroppo ho già comprato i prossimi 2 volumi, vediamo che mi aspetta.
Lo stile di lettura è un po' lento. Come il primo della saga, questo è un libro molto introspettivo, ci sono pagine intere dove i discorsi di un gruppo di persone sono interrotti dai loro pensieri e dalle loro analisi.
Ma a differenza del primo libro, in questo c'è meno azione e la storia è più concentrata su intrighi politici.
Il nuovo impero di Paul è a rischio di una congiura e Paul, con i suoi poteri divinatori, sa che eradicandola sul nascere aprirebbe la strada a futuri ben peggiori.
Tutto il romanzo è quindi la storia di come questa congiura evolve, sia dal punto di vista dei cospiratori (talvolta in conflitto tra di loro) che dal punto di vista di Paul, che vede sprazzi di futuro e cerca di guidare le sue azioni in modo da scegliere quello che porterà al minore spargimento di sangue possibile.
...Continuaquanto è noioso questo libro.
magari smetto