Direi deludente, una raccolta di lettere e scritti di Rol che nulla dicono più di quello che già sappiamo (o crediamo di sapere). Deludente anche perché la prosa è sempre pesante, "antica", noiosa. Se siete interessati a Rol e sperate di poter capire di lui qualcosa in più allora non leggere questo libro. Non ne vale la pena.
...ContinuaInteressato da sempre alla figura di Gustavo Rol, avevo in mente di leggere questo libro da molto tempo, anche ben invogliato dalle tante recensioni positive. Devo dire che mi è piaciuto moderatamente, assai moderatamente, perché cercavo forse una narrazione biografica, che alternasse approfondimenti e aneddoti. Questi ci sono, ma in forma di raccolta di epistole di Rol, che vanno dal periodo degli adempimenti militari, passando per i suoi impieghi in banca e la consapevolezza dei suoi doni, di ciò che gli arde nel cuore e nella mente. Un viaggio epistolare attraverso la consapevolezza dell’anima e dell’universo. Le lettere e le riflessioni sono profonde e sicuramente esplicative di un certo percorso di Rol, ma anche pesanti, vagamente leziose, in quanto Gustavo si arrovella sui suoi tormenti, sulle aspettative della famiglia, sui suoi rapporti con il mondo, desideroso di offrire rassicurazioni ai cari. Comprensibile. Non è un saggio ma appunto una raccolta di lettere e di pensieri che mette in luce anche i gusti artistici e letterari di Rol, che in pittura vanno dal mondo classico fino all’astrattismo, mentre in letteratura fino alla contemporaneità, ma con una predilezione per i classici. In cinema è noto il suo legame personale e animico con Fellini di cui se ne parla. Onestamente su Rol ritengo più esplicativi i documentari a lui dedicati e i libri scritti da persone che lo hanno conosciuto o per cui lui è stato oggetto di approfondite ricerche. Ne emerge comunque la straordinaria figura che ha attraversato i nostri tempi. Noto anche il fatto del suo incontro con il Duce, dove lui gli profetizzò l’esito della guerra ma anche la sua fine. Cosa che però fecero anche altri mistici, alcuni aggiungendo che se l’Italia non fosse entrata nel conflitto grandi sarebbero state le grazie per il Regno. La raccolta è stata ben composta dalla dott.ssa Catterina Ferrari, che ha curato l’opera e l’eredità intellettuale di Rol dai primi anni ’80 fino alla sua scomparsa nel 2019.
“Io debbo necessariamente agire con spontaneità, quasi ‘sotto l’impulso di un ordine ignoto’, come disse Goethe. Mi sono definito ‘la grondaia che convoglia l’acqua che cade sul tetto”.
Oggi 18 luglio 2020 piove, ma adesso si fanno spazio raggi di sole.
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...ContinuaPrimo libro che leggo su questo personaggio-
Mi hanno colpito i suoi pensieri, ragionamenti e le sue epistole-
All'inizio del libro c'è una piccola prefazione con una breve descrizione della vita di Rol.
Sono intenzionata a leggere altro di questo personaggio, un voto al libro non me la sono sentita di darlo essendo che sono state pubblicate cose personali, l'unico voto che si può dare è per la scelta delle epistole e l'edizione del libro, voto su cose tecniche insomma che non mi sento in grado di dare in questo caso.
leggerlo come complemento DOPO aver letto altro di Rol (meglio cominciare con Renzo Allegri)
Oggi io so che la mia vita finisce.
Ho tanto camminato, ho affaticato il mio cuore salendo l'erta della strada ed ho rotto le mie membra discendendo le ripide coste del monte.
Io potrei credere che la stanchezza di vivere non esiste più nel momento in cui mi accorgo che la vita sta per finire.
Ma non è per quel senso di sollievo che si prova allorquando si scorge di lontano la meta, ma perchè la vita, per quanto mi sia tornata sempre triste e monotona, pure la trovo belle, anche se ricordo una sola, brevissima primavera, quando raccolsi le rose che appassirono troppo presto sul mio cuore troppo arido.
Tu mi domanderai se ho vissuto troppo fra la solitudine dei boschi o se ho stordito la mia anima sulla sponda del mare nei giorni di tempesta.
Tu mi chiederai se ho forse voluto guardare la luce del sole e se per tutta la vita ne sia rimasto abbacinato. Io ti risponderò che sono stato dappertutto, col frastuono della vita e della morte: ho vissuto insomma.
E come te, ho sperato, ho amato, ho sofferto e pianto; ho conosciuto gli attimi della più grande felicità e le ore eterne del tormento: ho rincorso le silfidi lussuriose attraverso i prati verdissimi, ed ho fuggito i frastuoni che m'inseguivano, nelle notti senza stelle.
Io ho fatto della mia vita una cosa assolutamente reale: come la tua vita; perchè noi siamo degli uomini eguali.
Non ti sei mai chiesto, qualche volta, a che pensi il bue mentre trascina l'aratro, senza arrestarsi mai, senza mai distogliere gli occhi da quella terra la quale, come lo affatica oggi, lo ristorerà domani con un riposo che non avrà fine? E perchè non hai saputo rispondere a te stesso quando ti sei domandato se la vita sia una cosa troppo lunga da vivere o troppo breve per essere felice?
Perchè tu hai creduto che la felicità non fosse altro che il cuore, e poi ti sei accorto che il cuore e la felicità non formano un binomio perfetto.
Anch'io, sai, ho saputo che cosa voglia dire correre dietro un raggio di luce che andava a perdersi nelle tenebre.
E pur avendo creduto che questa luce si spingesse in alto, molto in alto, dove le tenebre non esistono più; e la vedevo una luce bianchissima, più bianca dell'amore materno.
Tutto sacrificai per lei, tutto abbandonai per seguirla: la mia casa, gli amici, la donna, la giovinezza, la vita nel mondo: tutta questa vita comprendi? Eppure s'è spenta nelle tenebre. Era la luce del mio ideale!
E non ebbi più nulla per consolarmi. Cieco, le mie mani incoscienti avevano distrutto tutto intorno a me. E non avevo lacrime per ristorare l'arsura della mia gola; gli occhi abbacinati, il cuore moribondo, stanco d'aver battuto troppo; lo spirito lontano fuggente ancora dietro la chimera del sogno, mentre io, questo povero corpo, solo, solo: sentivo il vento fischiare nelle tenebre, sentivo gli incubi sfiorarmi con le loro ali fredde, sentivo la morte della vita.
E così comincia ad essere come tutti gli uomini e m'incamminai sulla strada del ritorno, che era la vera strada. Rialzai i fiori calpestati: ricomposi le membra degli idoli infranti e non mi soffermai a contemplare le rovine del tempio distrutto.
Ricordo, sai, come se fosse oggi: era l'alba nascente: una luce vivida nel cielo dove le nubi fuggivano sospinte dal vento che trascinava via il temporale. C'era una campana che suonava lontano, lontano e risvegliava il giorno. Così mi misi a correre verso le case degli uomini. E passò tanto tempo.
Ora io scrivo per te, perchè ti voglio bene pur senza conoscerti, perchè tu soffrirai ciò che ho sofferto io, perchè farai la mia stessa strada sul mio stesso cammino.
Ma, mentre io avevo nessuno con me, io t'offro il mio cuore perchè ti faccia luce e t'aiuti. Perchè il mio cuore ti dica che la speranza è il coraggio, che il coraggio è la forza, che la forza è la vita.
Perchè, anche se la felicità non esiste, tu apprenda che tutto vale la pena. Tu domanderai la salute, la ricchezza, l'amore; ed avrai le tre cose. Ma non dimenticare che dietro di esse ci sta la tua anima.
Il mio cuore è qui per ricordartelo.
E non avere paura del destino: esiste solamente per gli uomini senza volontà.
Gustavo Adolfo Rol - "Io sono la grondaia..."
...Continua