Parte da lontano, tratteggiando le vite dei protagonisti, i loro caratteri, gli impegni quotidiani.
Poi il delitto, efferato, inspiegabile. Il sospetto, la comunità sconvolta che mormora e si chiude in casa.
La fuga e la caccia, i criminali e i detective, in un gioco di specchi e frustrazioni.
La cattura fortuita, le prove incriminanti piovute dal cielo, le confessioni. il processo e gli avvocati, difesa e accusa, e infine il carcere, il braccio della morte e l'esecuzione.
Il tutto in un ritmo che si fa via via più incalzante, e tu arrivi alla fine che ancora non tiri il fiato...
Tralasciando la scrittura perfetta di Capote, in cui narra il male ma senza giudicarlo, il male con le sue tante sfaccettature perché beh esiste il male "illegale" dove ad esempio 2 persone ne uccidono 4 senza rispetto e devono essere punite e c'è il male "legale" dove più persone possono uccidere ed essere applaudite.. ; il libro tratta di temi importanti su cui io stessa prima avevo certe opinioni e ora forse potrei rivedere queste opinioni e magari rifletterci un tantino di più su.. Penso che Capote con questa opera non ha solamente introdotto un nuovo genere letterario, non ha voluto solo denunciare la società (in questo caso specifico americana) che prima crea i suoi mostri e poi li annienta in modo crudele, non ha semplicemente riportato i fatti romanzati di un evento realmente avvenuto, in realtà ha voluto mostrare molte cose con questo libro ma non mi va di dilungarmi troppo.. personalmente ha accompagnata in un percorso di crescita individuale e personale e mi ha aiutata a cambiare "prospettive" e ad ampliare le mie riflessioni su vari temi
Per me è stato uno di quei libri che ti cambiano la vita e se non proprio la vita, uno di quelli che non puoi e non vuoi dimenticare perché entrano in qualche modo a far parte di te.
Non è sopravvalutato come molti dicono, penso che le ottime recensioni e i grandi giudizi siano tutti meritati
Sbranato in tre giorni un libro capolavoro scritto con lo stile feroce e incalzante di Truman Capote. Basato su brutale fatto di cronaca accaduto nel ‘59 in una cittadina del Kansas. L’ultima opera di un autore che si interroga sulla complessità del Male.
Traduzione cólta e rispettosa di Alberto Rollo.
La storia - sapientemente raccontata da Capote - di due idioti microcefali, di due dilettanti del crimine, di due bulletti di provincia che pensavano di "svoltare" nella vita derubando un contadino (!) e trucidandone l'intera famiglia.
Ma è anche la storia di una America che non sa affrontare i mostri che crea e che pratica quasi per istinto (di sopravvivenza) la pena di morte.
Ed, infine, è la storia di una ragazza di 15 anni che avrà per sempre 15 anni.
Ciao Nancy
Nel 1959, Perry Smith, un mezzo indiano, e un suo ex compagno di cella, Richard "Dick" Hicock, massacrano un'agiata famiglia di agricoltori in un piccolo borgo agricolo del Kansas, nella cosiddetta Bible Belt degli Stati Uniti, zona di grandi pianure a economia prettamente agricola e popolata di gente religiosa e conservatrice. La rapina frutta un bottino ridicolo, perché il capofamiglia aveva l'abitudine di non tenere contanti in casa, ma la paura di essere incastrati dalle testimonianze spingerà i due delinquenti a commettere una strage. In seguito vagheranno tra Messico e USA meridionali, provando a sistemarsi con dei lavoretti e degli assegni a vuoto, ma in sostanza senza concludere nulla. Non saranno scoperti che un mese dopo, grazie a un colpo di fortuna, (che non rivelò per non rovinare del tutto la sorpresa), e andranno incontro al loro destino. Una parte consistente del libro racconta del processo, dalla cui cronaca, agli occhi del lettore di oggi, colpiscono soprattutto due particolari: il fatto incredibile che sia stato tenuto nella stessa città in cui furono commessi i fatti , con una giuria in cui c'erano persone che conoscevano bene le vittime (a garanzia della loro imparzialità di giudizio ci si accontentò di una semplice autodichiarazione!) e il fatto che il giudice fosse pregiudizialmente avverso alle perizie psicologiche troppo dettagliate (gli imputati potevano essere solo capaci di intendere e di volere oppure no, giudizi più sfumati, pur se supportati da ricche argomentazioni, non erano ammessi dalla corte).Il romanzo uscì nel 1966 e va collocato in quel contesto storico per capirne tutto l'impatto innovativo. All'epoca fece scandalo l'idea di raccontare una storia di criminali in un romanzo che aderisce strettamente alla realtà, rielaborando verbali di polizia e articoli di giornale e che narra una storia reale senza prendere apertamente una posizione di condanna verso i colpevoli: ovviamente non simpatizza nemmeno con loro, ma si sforza di essere sobrio, asettico il più possibile e distaccato. Oggi siamo ormai abituati a questo tipo di testi, e più abituati a concentrare il giudizio sull'aspetto meramente stilistico e letterario. A me lo stile è piaciuto, trovo che l'autore sia riuscito ad amalgamare bene articoli di giornale e altri pezzi, cuciti insieme da una narrazione discreta e mai invasiva, distaccata e scientifica nel tono, tanto da arrivare a costituire un modello per tutti i successivi romanzi basati su fatti di cronaca nera realmente accaduti. Un bel romanzo.
...Continua