AMERIGO. DIE GESCHICHTE EINES HISTORISCHEN IRRTUMS, 1942
Spesso mi sono domandato come mai l’America avesse tratto il suo nome da Amerigo Vespucci e non da Cristoforo Colombo. La risposta che mi davo era: ci sarà certamente una buona ragione e chiudevo superficialmente l’argomento, senza approfondire (asino che sono…).
Dovevo attendere questo libretto di Zweig, capitatomi in mano per caso, per avere le risposte.
Vespucci era un mercante e non, almeno inizialmente, un navigatore, non ha scoperto l'America, non è arrivato per primo al continente (Colombo attraccò inizialmente sulle isole), non ha mai intrapreso quello considerato il suo primo viaggio.
Un imbroglione quindi? L’America deve il suo nome a un truffatore (pure italiano)?
Con tutta probabilità qualcun altro maneggiò grossolanamente le lettere che lui mandava a Lorenzo De Medici e propose che, a insaputa di Vespucci, fosse dato il nome di America al nuovo continente in suo onore. Il caso quindi, non il merito, ha deciso gli eventi.
Quale il suo merito dunque?
"Vespucci era soltanto un uomo mediocre. Non lo scopritore dell'America, ma d'altra parte neanche il mentitore né l'ingannatore dell'accusa. Non un grande scrittore, ma nemmeno uno che si credesse tale; non un grande erudito né un filosofo o un astronomo; forse è persino esagerato metterlo in prima linea fra i grandi navigatori e scopritori. Non gli affidarono mai una flotta, come a Colombo o a Magellano, e in tutte le professioni e in tutti gli impieghi fu sempre legato al suo posto di subalterno, incapace di inventare, di scoprire, di comandare o di dirigere. Sempre soltanto in seconda linea, sempre all'ombra di altri. Ma la storia non ammette recriminazioni: ha scelto proprio lui e il suo nome non potrà più essere cancellato dal glorioso libro dell'umanità, e forse la sua opera nella storia delle scoperte del nostro mondo si può esprimere nel modo migliore col seguente paradosso: Colombo ha scoperto l'America, ma non l'ha conosciuta, Vespucci non l'ha scoperta, ma l'ha riconosciuta per primo come un nuovo continente. Questo unico merito rimane unito alla sua vita e al suo nome."
Curiosamente però per quattrocento anni si è andati avanti a discutere su questo personaggio, ipotizzando che fosse un truffatore e che in malafede avesse voluto impossessarsi della gloria che doveva essere destinata a Colombo. Solo recentemente la sua figura è stata rivalutata, grazie a studi accurati. Anche se ciò che accadde veramente probabilmente non lo sapremo mai.
Zweig però rimase molto colpito dalla figura di Vespucci. Un uomo che si riteneva mediocre, morto lontano da casa, solo, in un paese straniero. Un uomo che per una serie di coincidenze passò dall’essere considerato un grande personaggio a uno spregevole truffatore.
Tanto colpito da togliersi la vita il medesimo giorno della sua morte, il 22 febbraio.
"Di tutta la fatica di questa quieta e schiva esistenza non rimane altro che una gloria dubbiosa"
Sono meravigliato dalla meticolosità con cui Zweig si documentasse per scrivere i suoi libri e di come poi riuscisse a tradurre concetti anche complessi in un linguaggio piano, semplice, sintetico, efficace e interessante. Ritengo queste biografie assolutamente imperdibili.
...ContinuaLibro interessante perché racconta l'equivoco che provocò il battesimo del nuovo continente America. Non conoscevo assolutamente questa parte curiosa di storia.
E' l'ultima opera composta da Stefan Zweig prima di togliersi la vita con la moglie il 22 febbraio 1942, in una sorta di identificazione con lo stesso Amerigo Vespucci, morto a Siviglia il 22 febbraio 1512.
Appartiene al novero delle biografie, che rese famoso l'Autore al pari delle sue novelle, e, con stile piano e brillante al tempo stesso, s'incarica di stabilire la verità sulla vexata quaestio: se Colombo ha "il merito dell'azione", è Vespucci che ha reso "visibile quello che il suo predecessore aveva trovato come un sonnambulo". Al contrario di Colombo, convinto di aver raggiunto le Indie sulle orme di Marco Polo, è Amerigo che coglie "per differenza" la nuova scoperta: "Novum Mundum appellare licet". Leggendo l'agile testo di Zweig si scoprono particolari interessanti sull'epoca delle scoperte e sui rapporti tra i protagonisti del tempo.