Libro fondamentale della mia prima adolescenza, divertente quanto e più di qualunque film o spettacolo avessi visto prima. Letto oltre 20anni dopo l'effetto è del tutto sfumato.
Simpatico, ma verboso e con un'ironia stantia. Non saprei dire chi dei due sia quello invecchiato male.
E' difficile per me recensire questo libro che mi ha deluso. Mi aspettavo fiumi di risate, in un momento così particolare in cui tutti noi abbiamo bisogno di sorridere per staccare, almeno per qualche ora, dalla realtà. Alcune parti, quelle in cui l'autore descrive i personaggi del bar, come il professore, il cinno, il nonno del bar o il playboy da bar , sono divertenti, altre noiose che non vedi l'ora di finire nonostante
non superino le quattro facciate. In questo caso potrei consigliare il film e non il libro.
Questa volta non posso soffermarmi molto su una storia senza capo né coda, assolutamente senza motivo di essere e senza un filo logico che ne tiene insieme la trama. Le aspettative nei confronti di questa storia c’erano, ma per quanto riguarda il dipanarsi degli eventi in essa contenuti, si può assistere solo ad un pasticcio convulsivo, o meglio ad un'accozzaglia di avvenimenti che accadono ai vari personaggi, gettati lì come quasi per caso. Aggiungere altro, sarebbe solo altro spreco di tempo prezioso da dedicare alla lettura di altri romanzi. Bocciato senza il minimo appello!
...ContinuaHo iniziato questo libro su suggerimento di un amico per divagarmi. Ho iniziato a leggerlo e la sensazione é stata subito negativa:un libro che a tutti i costi cerca di farti ridere ma con nessun risultato. Mi ha quasi innervosito. Alla decima pagina l'ho chiuso e ne ho comprato un altro. Non merita la perdita di tempo.
...ContinuaIl bar è, da sempre, un luogo d’incontro per sfaccendati di paese e di città. Ogni villaggio o centro urbano ha un suo Bar Sport, dove per tutto il pomeriggio si discute di calcio davanti a una tazzina di caffè. Raramente si mangia, anche se è onnipresente una vetrinetta con brioches stantie e panini d’annata con prosciutto rinsecchito e insalata avvizzita. Il primo raccontino della raccolta è dedicato alla Luisona, decana delle paste, dall’effetto dirompente sugli intestini di un piazzista milanese. Avevo letto questo racconto molti anni fa, e mi aveva divertito: evidentemente i miei gusti sono cambiati nel tempo. Benni beffeggia alcune icone dei bar popolari, dalla pesca al boero, pessimo cioccolatino al liquore, al calciobalilla, al biliardo, alle partite a briscola e scopa. Il racconto è, oggi, una galleria amarcord di oggetti e usi superati e ormai dimenticati, come la raccolta di cartoline inviate dai clienti, la schedina del totocalcio, le sigarette. In questo libretto balneare Stefano Benni tesse le lodi del bar, dalle origini ai giorni nostri, con comicità grossolana da giornaletto studentesco. Sono storie da bar, appunto, per far ridere gli avventori rimasti in città in un assolato pomeriggio di luglio, magari dopo qualche bicchierino. E’ una comicità sguaiata, infantile e fantozziana, con immagini assurde e surreali, esagerazioni nello stile di Jerome Klapka Jerome. “Bar Sport”, pubblicato nel 1976, quando una partita a flipper costava cinquanta lire ed esistevano i telefoni pubblici a gettone, è l’opera prima di Benni: ebbe un grande successo di pubblico, che apprezzava battute che oggi appaiono elementari e datate. Lo stesso autore, in seguito, si è dedicato a un umorismo satirico più raffinato e politicizzato, anche se sempre surreale. Premetto che non apprezzo le opere comiche, ma a mio avviso questo è un libro superficiale di sciocchezze fantasiose da leggere in spiaggia se non si ha a disposizione neanche un giornale di ieri.
...Continua