il titolo è tratto da una poesia di Emily Dickinson e solo questo vale la pena di leggere queste pagine tutto d'un fiato. Vivere non è poi così difficile, se ci si limita a compiere un’azione dopo l’altra: e così Sasha si alza all’ora di pranzo, mangia, fa un pisolino, passeggia, mangia ancora e infine va a letto, frizionando tutta la giornata di aperitivi nei locali parigini. Ora l’obiettivo diventa un cappello nuovo, ora le scarpe, ora un nuovo taglio di capelli; a pensarci bene, il cloroformio sul comodino può aspettare. Magari si può attendere dopo la pigione dell’albergo, già pagata per il mese successivo.Sotto alla facciata della benestante appaiono uomini sconosciuti e sprazzi del passato. Certo, c’è spazio per un umorismo tagliente e amaro, scoppi di risate incontrollate, ricordi divertenti nella loro assurdità e la rassicurazione del fatto che, qualunque cosa accada, sarà presto dimenticata.
...ContinuaAllora appare la strada. Ed è come se la strada entrasse. E' una di quelle strade scure, possenti, magiche... "Oh, eccoti qua, eccoti qua" mi dice la strada, entrando dalla porta aperta. "Dove sei stata tutto questo tempo?". Solo le strade mi conoscono, nessun altro.
Jean Rhys scrive in modo incantato e incantevole. Malinconico, poetico, disperato e lucido, disilluso e illuminante. L'animo umano scandagliato come hanno fatto pochi altri. L'animo umano, l'essere umano sempre uguale nel profondo, nel corso dei secoli.
Romanzo magnifico. Con la protagonista che vorresti abbracciare e rassicurare. E gli altri attorno che sono solo infime marionette.
Una donna fragile. Come tante, diremmo. E come tanti uomini. La fragilità di un essere umano non ha sesso e non ha età. Appartiene a tutti indifferentemente e può manifestarsi dentro o fuori e quando meno te lo lo aspetti. Donne e uomini che hanno affrontato la vita sino ad allora dominando gli eventi crollano e si frantumano a volte anche per un sassolino, spesso per un masso enorme che a lungo hanno finto di ignorare. Questo è quel che succede nella vita, questo è ciò che accade in questo Buongiorno mezzanotte.
Una donna fragile, dicevamo. E a questa fragilità Jean Rhys riesce a dare una meravigliosa luce che si riflette su tutti gli altri corpi. Impietosamente la Rhys mette a nudo l'ipocrisia delle persone di fronte al disfacimento degli equilibri; altrettanto impietosamente ne mostra la paura di vedere riflessa la personale frantumazione.
E viceversa.
"Ci crederesti se ti dicessi che ricordo ogni viso che vedo riflesso in me, conservo di loro un fantasma da sbattere in faccia ad ognuno, con delicatezza, come un'eco quando torna a guardarsi"
Romanzo "rischioso" : perche di forte empatia e perché sul filo di un totale rigetto.
Romanzo che non ha mezzi termini: o si viene coinvolti profondamente ed empaticamente, ed allora il rischio è quello di esserne risucchiati, oppure si rimane indifferenti quando non infastiditi. La resistenza dell'essere umano di fronte all'incedere degli eventi.
Già commentata altrove, la Rhys, autrice del grande romanzo" Il mar dei Sargassi" (non letto), a differenza di come mi era parso nella raccolta di racconti che avevo criticato, qui invece si rivela scrittrice interessantissima in questa sua opera datata 1939, e più schiettamente memorialistica e "autoreferenziale" dell'altra.
Tra la Parigi degli anni che precedono la seconda guerra e l'Inghilterra del periodo successivo alla prima (la scrittrice nacque nel 1890) si succedono le vicende assai tribolate di questa Sasha, che sembra molto autobiografica.
Fatti crudeli, che portano a una misurata e ironica disperazione la protagonista.
Ciò che infatti traspare dalla bellissima scrittura della Rhys è proprio questa alternanza tra eventi distruttivi (abbandono da parte del compagno dopo l'aborto del figlio, licenziamenti dai posti di lavoro, eccessiva indulgenza all'alcol, spaesamento e fughe senza sosta, incontri assurdi) e volontà di rinascita, fede nell'amore, orgoglio e passione.
Scrittrice, forse il mio giudizio precedente era stato troppo severo, qui, di notevole livello.