Acquistato da me nel 2010, ma pubblicato nel 2009, è la riedizione nella collana ne I quindici del primo formato di questa raccolta di racconti, intitolata Burned Children of America in onore del racconto qui contenuto di David Foster Wallace. C'è un'interessante introduzione nella quale i due ideatori dell' antologia spiegano un po' come era nata la loro idea di questo volume e quale sia stata la fortuna del libro: la raccolta è stata ideata a cavallo del 1999 e del 2000, ma uscita definitivamente nel 2001, nei giorni dell'11 settembre 2001. Risultò in quel momento quanto mai profetico quel titolo e non pensarono a sostituire la copertina che mostrava dei fiammiferi bruciati, tanto che a posteriori si sono chiesti se titolo e grafica ne abbiano determinato il successo. In ogni caso, la loro interessante riflessione era di come, a 10 anni dalla prima uscita del volume, gli Stati Uniti, con il loro universo di pubblicità e di centri commerciali, si fosse paurosamente avvicinato a quello dell'Italia. Lo leggo ad ulteriori 10 anni di distanza quasi e posso dire che lo scollamento è praticamente svanito e che probabilmente l'effetto grottesco cercato da alcuni racconti non è più forte come doveva essere 20 anni fa... Si tratta di una raccolta di racconti che i due curatori hanno voluto raggruppare, individuando quegli autori che loro avevano particolarmente apprezzato o che ritenevano particolarmente interessanti nel panorama a stelle e strisce dell'epoca, come a tracciare un volume generazionale. Una generazione copre cinque anni però e qui l'arco che viene ricoperto è maggiore di parecchio perché ci sono degli autori che sono nati addirittura nel 1954 e si arriva fino al 1977, ma si tratta più di un'unione di idee, di malessere comuni che di unione anagrafica.Gli autori sono tra i più noti della letteratura contemporanea americana da Suanders a Dave Eggers passando per Jonathan Safran Foer, fino a Wallace, la Bender, la Homes (il racconto di Foer però è stato aggiunto successivamente dall'edizione inglese). La qualità dei racconti è tuttavia non eccelsa, almeno per quanto mi riguarda, anche se riconosco a tutti un sottofondo di "disturbo", di malinconia perenne.
Divido quindi i pareri per i diversi racconti:
Il protagonista di Aimee Bender ** : mi fa venire prurito, mi era già successo col suo Un segno invisibile e mio
Appuntamento al buio di Arthur Bradford *** 1/2 divertente
I giorni del cane di Judy Budnitz **** terribile
Faith o consigli per una signorina di Amanda Davis *** triste
Lettere di Steven, un cane, ad alcuni capitani d'industria di Dave Eggers *** pazzo
Multiproprietà di Jeffrey Eugenides *** 1/2 capitalistico
Test di comprensione di Myla Goldberg *** interrogativo
Una vera bambola di A.H. Homes **** malato d'amore
Sonno di Shelley Jackson *** onirico
Centri commerciali invisibili di Ken Kalfus ** manualistico
Dovrebbero dargli un nome di M. Klam ** partoriente
Videoappartamento di di Jonathan Lethem ** robotico
Il braccio che non andava di Sam Lispyte *** non va
Circolazione di Rick Moody *** "graffettoso"
Gli uomini primitivi di Stacey Richter *** scolastico
PARLO ANCH'IO ® di George Saunders *** 1/2 bugiardo
Odontofilia di Julia Slavin *** aguzzo
Incarnazione di bambini bruciati di D.F.Wallace **** doloroso
Manualetto di punteggiatura dei disturbi cardiaci di J.S.Foer **** geniale
riescono col buco. alcuni racconti stupendi, altri irritanti
Ho trovato questi racconti talmente brutti, incomprensibili, insignificanti… in una parola talmente alieni che mi sono posta seriamente il problema se fossi io a non averli capiti. E forse è proprio così.
Sono frammenti, perlopiù surreali, quando non addirittura nonsense, spesso pervasi (questa è l’unica cosa che ho potuto captare) di un forte senso di dolore esistenziale e di alienazione, che ovviamente non contribuisce a renderli più accattivanti. Insomma alla fine di ogni racconto mi dicevo “che boiata!” oppure “che vorrà dire?!?”.
Gli autori sono evidentemente intrisi di riferimenti culturali completamente diversi dai miei, oppure si esprimono tramite metafore al di fuori della mia portata. Se i loro romanzi sono nella stessa linea di questi racconti, sarà dura leggerli. Troppo sofisticati per i miei mezzi, troppo autoreferenziali, o troppo autenticamente brutti? In ogni caso non è il genere di racconti che preferisco.
...ContinuaQuesta non è una raccolta "meravigliosa" e non è uno di quei libri "perfetti", ma ci sono molti buoni racconti, tante idee valide, qualche personaggio azzeccato(quelli in effetti un pò mancano, ma è dura creare un personaggio forte in 5 pagine), e le storie raccontate sono tutte molto forti, strane, particolari, parlano di persone sfigurate, di rabbia, d'alienazione e tante (forse troppe) sono ambientate in un ipoteticamente vicino futuro, sempre diverso, ma sempre schifosamente triste.
Tutti i racconti sono di facile lettura, il più lungo ha venti pagine,
Coi voti forse sono stato un pò generoso perchè alcuni scritti non sono così "belli" nel complesso, ma hanno delle belle "cose" dentro.
Il protagonista: 3 stelle
Appuntamento al buio: 3 stelle
I giorni del cane: 4 stelle
Faith 4 stelle
"Lettere di Steven ,un cane.." 4 stelle
"Multiproprietà" 2 stelle
"Test di comprensione" 2 stelle
Una vera bambola 4 stelle
Sonno 4 stelle
Centri commerciali invisibili 2 stelle
Dovrebbero dargli un nome 3 stelle
Videoappartamento 1 stella
Il braccio che non andava 3 stelle
Circolazione 3 stelle
Gli uomini primitivi 4 stelle
PARLO ANCH'IO 4 stelle
Odontofilia 4 stelle
Incarnazioni di bambini bruciati 4 stelle
http://www.scratchbook.net/2015/05/burned-children-of-america.html
Burned children of America è nato da un lavoro di ricerca di Martina Testa e Marco Cassini. Non è stata una traduzione a un'antologia esistente, ma un progetto tutto italiano. L'idea era quella di raccogliere, in quella proiezione americana di sogni e illusioni, testimonianze di verità. Voci che dessero il senso di quell'America fatta di persone in antitesi con il circostante. Persone un po' più sole delle altre, un po' più presenti nella loro solitudine. Quei bambini bruciati che urlavano di dolore a dispetto di una comunità, una nazione, una patria, che a loro non ci aveva pensato.
...Continua