📝 Brutale in alcuni passaggi, ma purtroppo realistica le sequenza di eventi e reazioni, in una spirale senza fine di disperazione e violenza, dove la pietà è un beneficio per pochi.
Il filo di speranza che attraversa il romanzo è labile e sul punto di rompersi più volte, e forse pur senza ammetterlo, si rompe davvero, ma la forza della disperazione e l’istinto di sopravvivenza spostano i limiti oltre l’inimmaginabile e come non può coscientemente accettarlo chi sperimenta l’inferno in terra, forse neppure i testimoni (lettori) possono comprendere appieno quanto profondo possa essere il pozzo in cui calarsi per un giorno di vita in più.
Consigliatissimo.
📖 È di questa pasta che siamo fatti, metà di indifferenza e metà di cattiveria
📖 […] deve ancora nascere il primo essere umano sprovvisto di quella seconda pelle che chiamiamo egoismo, ben più dura dell’altra, che per qualsiasi cosa sanguina
📖 […] le apparenze ingannano, e che non certo dall’aspetto del viso e dalla prontezza del corpo si conosce la forza del cuore
📖 Così come l’abito non fa il monaco, anche lo scettro non fa il re, è una verità che è meglio non dimenticare
📖 […] quando la tortura incalza, quando il corpo ci fa impazzire di dolore e angoscia, allora sì, si vede che povero animale siamo
📖 […] non basta che i sogni siano reciproci per essere uguali
📖 È una vecchia abitudine dell’umanità, passare accanto ai morti e non vederli
📖 È proprio vero che il difficile non è vivere con gli altri, il difficile è comprenderli
📖 […] è il tempo che comanda, il tempo è il compagno che sta giocando di fronte a noi, e ha in mano tutte le carte del mazzo, a noi ci tocca inventarci le briscole con la vita, la nostra
Trama e tema molto interessante. Ho apprezzato molto il dettaglio dei vari avvenimenti e delle varie complicanze che si succedono. Non riesco però ad apprezzare lo stile di Saramago senza punteggiatura (o quasi) e con personaggi senza nome.
👌Perché siamo diventati ciechi non lo so, forse un giorno si arriverà a conoscerne la ragione, Vuoi che ti dica cosa penso, parla, secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono.
👌Ho passato la vita a guardare negli occhi della gente, è l’unico luogo del corpo dove forse esiste ancora un'anima.
Ero curiosa di leggere questo libro che è stato uno dei più consigliati nel 2020 per l'epidemia in "comune" 😅😅
Con Audible sto recuperando tante belle letture e questo è stato il primo del 2021! Saramago è stato bravissimo, questo libro ti cattura e ti impersonifica nei personaggi descritti benissimo. Ognuno di loro non verrà chiamato per nome ma come "primo cieco", "la donna con gli occhiali scuri", "il medico", "la moglie del medico", "il ragazzino strabico", "l'uomo con la benda nera", ecc.
Tutto inizia quando un giorno un uomo è al semaforo e nel momento di ripartire perde la vista..e la cosa strana è che vede tutto bianco, chi è cieco vede tutto nero; un uomo è così gentile da accompagnarlo a casa ma si tratta di un ladro che dopo un po' diverrà cieco anche lui, così come anxhe la moglie dell'uomo (il primo cieco) e il dottore che lo visiterà..e un po' alla volta questa epidemia contagiera' tutti..a parte la moglie del medico che sembra essere immune.
Inizialmente i pochi contagiati verranno messi in quarantena in un vecchio manicomio e qui dovranno avere a che fare con i ciechi cattivi che sono in un'altra camerata e per "non morire di fame" dovranno barattare con tutto quello che hanno portato con sé.. e la peggio l'avranno le donne che sono costrette a scambiare dei favori sessuali.
La domanda che ci si pone è perché la moglie del medico non diventa cieca? È lei l'unica persona a dover vedere tutte le atrocità, ad aiutare il suo gruppo di ciechi e spera anche lei di diventarlo perché non è facile portare questo fardello più grande di lei.
Onestamente non ho capito il finale... perché poi è successo quel colpo di scena?!?!
E’ giunta l’ora anche per me di conoscere uno dei libri più intensi della letteratura mondiale; l’autore, Josè Saramago, non a caso ha vinto il Premio Nobel nel 1998.
“Cecità” è stato uno dei libri più letti di quest’anno, insieme a Spillover di David Quammen , i Promessi Sposi e La peste di A. Camus: tutti libri importanti, autori grandiosi a testimoniare il fatto che nei momenti straordinari della vita sono sempre i classici che ci aiutano a dare una risposta ai nostri “perchè”.
Perché nel mondo improvvisamente si diffonde questa epidemia? Nella fattispecie come mai tutta l’umanità diventa cieca, così, di punto in bianco?
E la risposta non arriva, ma si attiva una serie di riflessioni importanti sull’uomo, sulle relazioni sociali e i rapporti di potere.
E come nella poesia di Montale, cui ho pensato subito leggendo le prime due pagine del romanzo di Saramago:
“Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
(...)”
Così il primo personaggio che scopre di essere diventato cieco all’improvviso, un mattino, in mezzo al traffico urbano, all’accensione del verde del semaforo è incapace di far ripartire l’auto, perché non vede più niente, tranne un nulla lattiginoso, bianco. Qualcuno si offre di aiutarlo e lo accompagna a casa fino all’appartamento in cui il cieco abita con la moglie. Purtroppo quest’uomo così gentile è in realtà un ladro, che approfitta della situazione di bisogno in cui si trova quel conducente che ha perso la vista all’improvviso, per sottrargli l’auto. Dopo qualche minuto anche il ladro diventa cieco: una coltre bianca impenetrabile scende sulle sue pupille.
Di lì a poco questa cecità bianca si scoprirà contagiosa: il primo cieco si fa visitare da uno specialista che, non riscontrandogli nessuna lesione oculare, gli prescrive esami più approfonditi, ma perderà anch’egli la vista poco dopo.
Ora dopo ora sempre più persone denunciano di aver perso la vista, finché il governo, allarmato non prende provvedimenti d’emergenza: quarantena per i contagiati in una struttura adeguata. Il vecchio manicomio abbandonato. Nell’attesa che si sappia qualcosa in più su questa epidemia di cecità che viene provvisoriamente chiamata “mal bianco” - come quello che colpisce le rose- le autorità locali organizzano l’isolamento dei ciechi in questa struttura presidiandola coi militari, autorizzati a sparare su chi cerca di scappare dalla quarantena.
Le condizioni degli internati sono al limite, sia perchè non sono in grado di badare alle proprie necessità senza guida, sia perché il cibo che i militari passano loro è insufficiente.
Da un primo, sparuto gruppo di sette persone internate si arriverà a circa duecento contagiati isolati: sarà necessario organizzarsi per vivere questa nuova realtà comunitaria. Come succede nella vita reale, ci sono i buoni e i cattivi. I primi che, nella disperazione della perdita della vista, conservano pur nella sporcizia e nel degrado più totale un’ombra di umanità, e i secondi, che nonostante il male comune, pensano a sopraffare i più deboli, confiscando lo scarso cibo distribuito. Questi farabutti ricattano gli altri per ottenere denaro e poi donne in cambio di alimenti.
Saramago non ci risparmia nulla: morte, sopraffazione, violenza, escrementi lungo i corridoi, per le strade, cani che si cibano di cadaveri umani. Nulla è risparmiato al lettore, neanche lo stupro sino alla morte. Ciò che segna la svolta è infatti il trauma collettivo della violenza fisica. Non sono state offese solo le donne, ma anche gli uomini: per poter mangiare un pezzo di pane hanno dovuto sacrificare vilmente le donne.
“Cecità”, che aveva come titolo originario portoghese “Saggio sulla cecità” offre moltissimi spunti di riflessione, una lettura su più strati, dove si riscontrano reminescenze bibliche, kafkiane (processo, tribunali), tematiche legate al sogno (Calderon de la Barca, Borges) e sicuramente implicazioni che rimandano alla realtà politica portoghese dove la democrazia è arrivata più tardi che non negli altri Paesi europei. In una discussione sulla fine del mondo tra i personaggi del romanzo si parla di “morte della parola”: la fine del mondo è la cecità e la cecità è l’assenza della democrazia.
Interessante il fatto che è una donna, la moglie del medico, l’unica persona in tutta la storia a non perdere mai il bene della vista. E sarà la sua condanna, poiché:
“...non domandatemi cosa sia il bene e cosa sia il male, lo sapevamo ogniqualvolta abbiamo dovuto agire quando ancora la cecità era un’eccezione, giusto e sbagliato sono appena due modi diversi di intendere il nostro rapporto con gli altri, non quello che manteniamo con noi stessi, di quest’ultimo non c’è da fidarsi, (...) voi non sapete, voi non potete saperlo, cosa significhi avere gli occhi in un mondo di ciechi, non sono regina, no, sono soltanto colei che è nata per vedere l’orrore, voi le sentite, io lo vedo e lo sento (...)”.
Perché Saramago sceglie una donna per conferirle questa eccezione non si sa: attraverso i suoi occhi noi conosciamo la storia dell’orrore e dell’aberrazione umana. Quando la perdita del bene della vista toglie senso alle cose e all’umanità. Depravazione, abbruttimento esteriore ed interiore, egoismo, corsa alla sopravvivenza. La cecità collettiva, l’emergenza collettiva annullano millenni di civiltà, riportando la storia all’età della barbarie quando per assicurasi il cibo non si badava ai rapporti di parentela e si uccidevano i propri simili.
Per quanto riguarda lo stile il lettore si trova spiazzato di fronte all’amara ironia che gioca con le parole (prescrivere medicine alla cieca, fidarsi delle parole di un ladro cieco, non vedere via d’uscita etc...) e alle imbattibili torri di parole compatte quasi senza punteggiatura. Discorsi diretti liberi senza avvisi grafici, un fluire davvero a perdifiato in questo viaggio letterario. E i nomi? Mancano i nomi, non c’è bisogno di nomi, ma di ruoli. Anzi, di anime: “dentro di noi c’è una cosa che non ha nome, e quella cosa è ciò che siamo”. I ciechi non hanno bisogno di un nome, ed ecco come riconosciamo i vari personaggi: il primo cieco, il cieco ladro, il medico, la moglie del medico, la ragazza dagli occhiali scuri, il vecchio con la benda nera, il ragazzo strabico...persino un cane, il cane delle lacrime, che accorre appena avverte qualcuno che ha bisogno di conforto.
Tenuto conto dello stile si consiglia di privilegiare la lettura e non l’ascolto, per esperire coi propri occhi (è il caso di dirlo) la particolarissima scrittura del compianto scrittore.
...ContinuaSolito approccio di Saramago con un'ipotesi fantastica e uno sviluppo nel reale delle conseguenze dall'avvenimento iniziale, solito stile unico che genera un flusso di pensieri e dialoghi dove sono solo punti e virgole a segnare il passo, solito capolavoro. Autore su cui c'è poco da aggiungere, un romanzo che arriva a sondare le bassezze del genere umano.
Cosa particolare è l'anonimato dei protagonisti. Il medico, la moglie del medico, il primo cieco diventano gli appellativi per riconoscere i personaggi i cui veri nomi non verranno mai pronunciati. Personaggi che sono senza nome come sono senza volto per i compagni di avventura e per il lettore.
Il libro è un’analisi della società umana, una società incapace di organizzarsi lasciando prevalere la diffidenza e l’egoismo che porta gli uomini a vivere sul confine fra uomini e bestie quando l'unica salvezza sarebbe potuta essere la collaborazione e l'unità di intenti.