Da tempo non leggevo raccolte di recensioni cinematografiche, e i precedenti mi facevano sperare. Ma laggiù – Giovanni Grazzini, Lietta Tornabuoni – si volava alto quanto a emozioni, percepite e restituite al lettore. Qui c'è, a ogni riga, spocchia e pedanteria di accademico. Raramente, davvero raramente, quello che il cinema sa regalare qui si ritrova, perso, evaporato negli infiniti dettagli tecnici. La presentazione che dovrebbe rendere ragione del criterio utilizzato per scegliere i film del decennio non è convincente. Il criterio di selezione, in definitiva, non è chiaro. Di qui il vero e proprio disagio rispetto a inclusioni incomprensibili (cinepattoncini compresi) ed esclusioni semplicemente inaccettabili ("Non ti muovere" di Castellitto). Anche una recensione deve emozionare, non solo il suo oggetto, e Canova ha dimenticato questa cifra dietro la cattedra. Solo il corsivo su "Centochiodi" fa vibrare le corde giuste, ma è come il capolavoro atteso alla fine di una partita noiosa.
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