Devo dire che il modo di scrivere dell'autore a me piace molto ma per quanto riguarda la storia narrata questa volta, alla fine delle pagine mi sono sentita un pò delusa, non tanto per la storia principale narrata ma per tutte quelle non finite al suo interno, che essendo l'ultimo libro della trilogia a mio parere invece meritavano loro stesse una fine.
Questa volta il commissario Mancini e la sua squadra dovranno indagare su una serie di omicidi che li toccherà anche da vicino, il passato tornerà ad affacciarsi nel presente e ad intersecare la sua storia con quella attuale. Una scrittura fluida e avvincente che cattura da subito il lettore grazie anche ai capitoli corti. Non è necessario aver letto i libri precedenti per avvicinarsi a questa lettura.
Libro nonostante tutto consigliato.
Anche questo libro l'ho scelto in maniera casuale senza alcun tipo di condizionamento.
Mi son fatto attrarre solo dal titolo. Non avevo mai letto nulla di Zilahy, e proprio per questa ragione ho scoperto che "Così crudele è la fine" era l'ultimo libro di una Trilogia sicuramente ben riuscita!
Il romanzo mi ha subito coinvolto nel mix, abilmente creato, di tensione ed ansia.
Veramente bello questo thriller dove il profiler Mancini da la caccia ad un serial killer attraversando una Roma attuale e cupa. Peccato che mi sia perso il secondo capitolo della trilogia, ma provvederò al più presto.
thriller classico. L'autore è un amico delle biblioteche, grandissimo e colto lettore, amante della cultura in generale. Alcune volte nel libro cede ad alcuni cliché del genere, ma resta una lettura godibile e capace di suscitare riflessioni non banali sull'animo umano.
...Continua“Così crudele è la fine” è un romanzo ben scritto che vi ipnotizzerà con i suoi orribili delitti, le mutilazioni, la crudeltà di cui solo l’uomo è capace. Guarderemo, per fortuna a debita distanza, una vetrina dell’esistenza in cui sfilano vittime senza colpa e assassini con le mani sporche di sangue. Intorno a noi avremo la città eterna ma non godremo della bellezza dei suoi monumenti perché cammineremo tra i vicoli e le rovine della Roma più antica e segreta. Assisteremo alla rinascita di Mancini, in lui c’è nuova forza che lo libererà dal buio dell’inferno.
Le ferite dell’anima hanno cambiato Mancini rendendolo più sicuro di sé. La rinascita è un cammino lungo e difficile. È popolato da mostri e da incubi. A volte i mostri che si nascondono, ci sfidano. Alzano la testa e guardandoci negli occhi si mostrano tingendo di rosso le nostre vite, le nostre case e le nostre città. Poi, come se niente fosse, ritornano a nascondersi nel nostro “io” più profondo. Noi lo sappiamo ma nulla possiamo fare! Ed è proprio questo il tema portante del romanzo di Zilahy, la multiforme idea dell’identità. “L’io non è padrone in casa propria” scriveva Freud. A voler far le cose semplici possiamo dire che nell’uomo albergano contemporaneamente il Bene e il Male. Non esiste un uomo totalmente buono o del tutto cattivo. Zilahy amplifica questo concetto di comunione e lo trasporta con maestria nel suo romanzo.
Come avrete compreso “Così crudele è la fine” è un romanzo emozionante e complesso, una sfida, una luce di speranza nel buio del crimine. Per Mancini sarà la resa dei conti, “pezzo dopo pezzo, attorno a lui il buio cresce per accompagnarlo nel silenzio della notte.” A noi seguirlo fino all’imprevedibile finale ringraziando di cuore Mirko Zilahy per aver dato voce a personaggi complessi che ricorderò sempre con piacere. Mancini andrà così verso un futuro incerto portando nell’animo le cicatrici di un passato che l’ha quasi annientato.
Scriveva Anatole France: “Tutti i cambiamenti, anche i più desiderati, hanno la loro malinconia, perché ciò che lasciamo dietro è una parte di noi. Dobbiamo morire in una vita prima di poter entrare in un’altra.”
Recensione completa sul blog Penna D'oro http://pennadoro.blogspot.com/2018/11/cosi-crudele-e-la-fine.html
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