Sono al terzo Delisle, in ordine cronologico, e, se ho sempre trovato il suo stile semplice, efficace e molto riconoscibile, è anche vero che Shenzhen mi era parso troppo freddo e Pyongyang alla lunga un po' ripetitivo e noiosetto.
Ora invece ho finalmente sentito una maggiore partecipazione da parte dell'autore (che non dico non ci fosse prima, ma io non la coglievo), in particolare nelle parti in cui racconta il dramma dei bambini birmani sieropositivi e dell'incredibile numero di eroinomani abbandonati a sé stessi, aiutati solo dalle ONG straniere.
Letto a poca distanza da Pyongyang
Come il precedente l'occhio di Delisle scansiona e racconta in maniera minimalista ma efficace le stridenti contraddizioni di un popolo meraviglioso e ricco di tradizioni schiacciato da una stupida, avida, pesante dittatura.
Il sorriso serve solo ad evidenziare di più la difficile situazione di una terra meravigliosa.
L'unica pecca è che forse non ha reso la dittatura così feroce come invece è
Resta comunque un ottimo lavoro
Bello. Interessante. Un reportage decisamente fuori stile. Forse un po' noioso nella parte finale. Ma del resto è più la cronistoria di un anno che un vero e proprio reportage
semplice ed efficace nel raccontare la vita in un paese non semplice, la recente elezione del presidente è un risultato epocale e questo libro aiuta anche a capirne il perché.
L'autore è un illustratore, animatore e fumettista canadese, ha una moglie che lavora per Medici Senza Frontiere e per seguire lei si ritrova a vivere per oltre un anno in Birmania, qui racconta la sua esperienza, quello che ha visto, vissuto e sentito. Non nuovo a questo tipo di racconto illustrato, Delisle è una specie di reporter di viaggio o quasi, qui riesce a dare bene il senso di una dittatura assurda e a volte ridicola, ma non per questo meno pericolosa. Conscio di essere in realtà un privilegiato non lo nasconde e non ostenta snobismi di sorta (verso l'alto o verso il basso), a me è piaciuto molto.
...Continua