"Cronache marziane" si articola in una serie di racconti inerenti l'approccio degli esseri umani sul pianeta Marte, dai primi tentativi andati male, alla progressiva conquista e colonizzazione, fino al disfacimento conclusivo.
Ray Bradbury costruisce un capolavoro, sintesi perfetta di fantascienza, romanzo e poesia. Fantascienza per l'argomento in sé, l'ambizione di espansione da parte del genere umano a seguito di una guerra nucleare sempre più probabile sulla Terra; romanzo perché ci sono tante storie che si articolano e si intrecciano all'interno del libro, persone con le loro passioni e aspirazioni, dal matrimonio al trascorrere una vecchiaia tranquilla; poesia nella descrizione dei paesaggi marziani, così vividi nei loro colori e forme da sembrare di averli davanti.
Emerge leggendo queste righe anche un forte senso di solitudine di fronte all'ignoto. Le distanze fra marziani e terrestri così difficili da colmare, sin dall'inizio la prevaricazione domina il rapporto reciproco nonostante le buone intenzioni.
Sono ormai passati 70 anni dalla prima stesura del libro, Marte si avvicina sempre di più, da comprendere se l'approccio previsto da Bradbury rimarrà attuale sino in fondo o se il genere umano ha veramente imparato qualcosa in quasi un secolo.
...ContinuaIl miglior Bradbury che abbia letto: toccando tutti i temi (religioso-filosofico, ecologico, culturale, storico-antropologico, scientifico-tecnologico) lo scrittore è riuscito a creare una realtà marziana subumana che inglobasse quella terrestre, ne facesse da specchio e la completasse, compenetrandola.
I racconti che qui si susseguono, scanditi dallo scorrere di un futuro neanche troppo lontano, rappresentano un caleidoscopio da ammirare, un gioco di luci e ombre che, con la scusa di tratteggiare una realtà aliena alternativa, danno consistenza e forma alla natura umana di cui siamo fatti, la descrivono meglio di un romanzo di narrativa, perché il loro scopo è dimostrare attraverso la fantascienza quanto la Storia si ripeta, quanto prevedibile sia il nostro agire anche nella lunga distanza, anche quando a separarci dal mondo siano anni luce.
Ho amato i paesaggi marziani, le sfere luminose, le civiltà millenarie create dall’immaginazione di Bradbury; ho assaporato il desiderio della conquista, temuto l’ignoto e affrontato il pericolo assieme ai pionieri, i primi colonizzatori del pianeta rosso; ho creduto in una realtà parallela, dove la saggezza arriva da forme perfette eternamente erranti e dove la Morte non vince e torna possibile riabbracciare i propri cari perduti; ho indugiato nella malinconia di casa, atteso invano il ritorno sulla Terra, ormai ridotta in cenere e polvere ed infine, compreso, quanto il nostro percorso sia ciclico e come sia possibile ricominciare da capo, tornare alle origini, come Adamo ed Eva, con il nostro peccato marchiato a fuoco dentro di noi, insito nel nostro dna.
Una costruzione visionaria, ma perfettamente concreta, che ha saputo coinvolgermi e stupirmi per originalità molto più che durante la lettura di Farenheit 451.
Una grande sceneggiatura, da cui si potrebbe prendere spunto per una delle tante serie tv che impazzano oggi sui nostri schermi.
Ho letto le Cronache parecchi anni fa, quindi non rammento i dettagli, ma ricordo di averne tratto l'impressione di un libro che fingeva soltanto di essere di fantascienza e di una prosa che pretendeva di essere "poetica", ma a uno sguardo più attento risultava ruffiana, annacquata e sciatta.
...ContinuaPerché non è fantascienza. Di scienza un gran poca e di fanta... mah, non saprei. Non posso dire che sia un brutto libro, ma per quanto mi riguarda lo trovo per lo meno sopravvalutato. Non mi ha coinvolto e esaurito il fascino e il divertimento iniziale non credo di aver capito dove l'autore volesse andare a parare. Terrestri coi marziani come con i pellerossa? Ok, però non c'è una vera trama, per lo più i racconti sono slegati e anche quando sono legati fra di loro potrebbero tranquillamente non esserlo. Mi sa che Bradbury forse non fa per me: so di essere la voce fuori dal coro, ma anche "Fahrenheit 451" mi aveva deluso (e prima o poi lo rileggerò, magari passati vent'anni riuscirò ad apprezzarlo di più). Qui forse mi sono lasciato fuorviare dal fatto che viene spacciato come libro di fantascienza, ma non è così. Contento di averlo letto, ma dopo Asimov secondo me la fantascienza rimane un'altra. Questo è un buon libro con spunti interessanti, ma mi ha lasciato poco, peccato.
...Continua