Ho letto questo libro potente e oscuro qualche anno fa e non l'ho mai dimenticato. CUORE DI TENEBRA è frutto della penna dello scrittore polacco-britannico Joseph Conrad che racconta una storia di un viaggio, quello fatto dal marinaio Marlow, risalendo il fiume Congo, fino al cuore dell'Africa nera, oggetto di esplorazione e sfruttamento da parte delle società civilizzate, alla ricerca del misterioso personaggio di Kurtz, un uomo partito anni prima per occuparsi del commercio d'avorio, per conto della sua compagnia, e trasformatosi in una sorta di divinità, per gli indigeni del posto.
Marlow, che durante il lungo viaggio, raccoglierà mille racconti su questo individuo, accrescendo il potere del suo incanto, a ben vedere rappresenta tutti noi nella nostra esplorazione della parte più profonda di se stessi.
Spesso la letteratura ha utilizzato l'elemento del viaggio non solo per raccontarci una storia piena di avventure intrepide ed emozionanti, che ci permettono di calarci in realtà diverse dal quotidiano, ma anche come metafora di un percorso che ci guida all'esplorazione di noi stessi e della realtà del mondo.
I temi trattati dal romanzo sono infiniti: la luce e le tenebre, in qualche modo incarnate dal bianco e nero, che finiranno per capovolgere i propri ruoli, laddove i bianchi non saranno più visti come portatori della civiltà assoluta e della luce, ma sfruttatori che utilizzano metodi violenti ed abusi per prevaricare sulla natura selvaggia (e non per questo negativa) con la quale vengono a contatto. Ma sicuramente uno dei tempi portanti del romanzo è quello del viaggio dell'uomo all'interno della propria coscienza che lo porterà alla consapevolezza che l'uomo apparentemente civilizzato, lontano dalla sua società, in qualche modo libero, finirà per scoprire che nel profondo del suo animo è molto più selvaggio e crudele di quanto possano esserlo i nativi, mai toccati dalla presunta civilizzazione.
Romanzo accattivante e ipnotico, che trascina il lettore in un'esplorazione e in un'indagine che varca i confini geografici per affondare nell'animo umano. Da leggere almeno una volta nella vita!
L’originale risale al 1899 (la prima edizione italiana invece è solo del 1924) e lo si capisce bene. L’intera lettura è infarcita di avventura, di quella dei romanzi salgariani, per dire. Di Africa, di pericoli nella giungla, di cannibali, di diario di viaggio, molto diario di viaggio. E di scoperta. Parlo del racconto (conta circa 120 pagine) «Cuore di tenebra» di Joseph Conrad. Che mi è proprio piaciuto.
LA TRAMA
Siamo in mezzo all’Africa nera. Non importa davvero dove. Anzi, il fatto che non venga detto lascia intendere quasi che siano terre ancora senza nome, come se solo i «conquistatori» bianchi fossero autorizzati a battezzare i luoghi, le nuove terre scoperte. Qualcuno, una “Compagnia” si trova di fatto già accampata, quando il narratore, il protagonista che sta raccontando ad altri quella storia i trisavoli di mistero, arriva per prendere parte a una sorta di «spedizione»: è in ballo un commercio di avorio tenuto in piedi da gente poco raccomandabile. Anche se il narratore non sembra averci mai che fare, non con l’avorio, semmai con viti e bulloni necessari ma introvabili. Dalla prima tappa, il nostro, che si chiama poi Marlow, riparte per raggiungere Kurtz, un altro tipo losco che fa parte del giro. Ecco, questo tipo qua è il volto del male; il bianco incarnato nel demone distruttore. Che poi muore (spoilero, perché è bello il viaggio e non la meta, in questo libretto). Muore e capita che Marlow decida di recarsi dalla fidanzata per consolarla e qui avviene uno scambio di battute che fa molto riflettere… Ed è una delle parti più interessanti.
OLTRELATRAMA
Credo sia il mio primo libro di avventura come l’ho imparata quand’ero piccina. Sì, sì, anche Moby Dick non scherza, se non fosse che dopo l’incontro del narratore e del cannibale, poi salgono tutti sulla nave. È che qui c’è proprio la giungla. Per me l’avventura è riassumibile come «l’incontro con altro», e pure con «l’altro», cioè con lo sconosciuto. Che sia luogo o persona. Ma è soprattutto un atteggiamento. L’avventura. Mi spiego. Caso vuole (o no, non sarà il caso, ché capita troppo spesso di prendere in mano il libro giusto al momento giusto), che io abbia letto questo racconto dopo aver letto «Le piccole virtù» di Natalia Ginzburg di cui, il 15 ottobre 2020, scrivevo queste righe: «il punto di vista del narratore, mi pare totalmente privo di capacità di immedesimazione nell’altro, esageratamente egocentrico, non che riporti, e nemmeno giudichi, ma addirittura che condanni, e non azioni riprovevoli, ma finanche il carattere dei londinesi, per dirne una, con tale presunzione di quello che si trova a un livello d'istruzione o sociale, per un passaporto, o per principi che sembra dati per scontato essere superiori a chiunque altro». Ecco. Arrivo al dunque: avventura per me è partire con una mente aperta all’incontro con l’altro; quando invece si parte senza averne voglia o senza essere in grado di avere un’apertura mentale da viaggiatore, capita che non si riesca a vivere, a fare davvero l’esperienza del diverso, da quello che si conosce, sì riesce solo a respingerlo.
Nel libro «cuore di tenebra» ho ritrovato uno sguardo che mi sorprende, un’apertura tale che riesce persino a non condannare nemmeno il male, pur riconoscendolo come tale, un respiro che fa percepire non dominazione ma timore e rispetto. A condannare ci pensa al massimo il lettore, se proprio vuole. Ma non il narratore. E non è questione di coraggio, ma di sguardo. Mi sorprende – ma forse non dovrebbe – il fatto che separano Conrad dalla Ginzburg cinquanta/sessant’anni, dove lo sguardo si è chiuso invece di aprirsi. Dico però che non dovrebbe sorprendermi, perché in mezzo ci sono state due guerre, e lei era una donna…, ma in verità non dovrebbero c’entrare molto, non dovrebbero essere giustificazioni. Credo che ogni epoca fornisca occasioni di vedere le cose in un modo o nell’altro, e che dipenda proprio solo dallo sguardo delle persone. Da un autore mi aspetto uno sguardo che non menta ma che non sia quello più scontato. Su questa cosa comunque continuerò a pensarci su.
...Continuaquesto è un racconto che ha più livelli, tutti di spessore. Ne ha uno storico, uno introspettivo, uno stilistico.il livello storico è denuncia politico/sociale al sistema di colonizzazione imperialistica che ottenebrò gli stati occidentali e fece germinare il sistema totalitario del nazionalsocialismo: dominare sugli uomini considerati sub-umani per il loro colore della pelle generò l'idea poi concretizzatasi di dominare sugli uomini considerati sub-umani per la loro razza. Il livello introspettivo racconta con leggeri tratti di pennello l'animo umano e l'intensità del suo abominio una volta sciolti i vincoli sociali che lo imbrigliano. il livello stilistico è sincopato, fonde fatti accennati e sensazioni approfondite. E' un unico fluire di pensieri esperienze emozioni, che mantengono un'apparenza quasi leggera nella descrizione, lasciando intuire al lettore la profondità velata della tenebra della civiltà occidentale. un libro da centellinare e contestualizzare storicamente per apprezzarne tutti i livelli che lo costruiscono.
CONTENUTO 4/5
STILE 4/5
PIACEVOLEZZA 4/5
MEDIA 4,33
Siamo sulle rive del Tamigi, fine Ottocento. Un gruppo di marinai è lì sulla loro nave in attesa di partire, chissà per quale nuova avventura per luoghi sconosciuti... Uno di essi, nell'attesa, racconta agli altri di una sua avventura avuta, ormai alcuni anni fa. Si ripercorre così a ritroso fino al punto zero della storia e così Marlow, il nostro narratore, parte a raccontare e...
Scrittura a flusso di coscienza, i pensieri ed i ricordi di Marlow, si intrecciano uno dietro l'altro come gli anelli di una catena, una catena quasi infinita di emozioni, sentimenti, meraviglie, sopraffazione, rivelazioni di vario genere. Insomma una sorta di storia di formazione, la formazione di una coscienza fatta di tenebre o più precisamente nel cuore della tenebra. E così veniamo scaraventati in un turbine di avvenimenti così cupi ed oscuri, da non vedere nemmeno il punticino bianco, quello che si potrebbe vedere all'interno di un lungo tunnel buio. Non nascondo il fatto che, in alcuni punti, venissi preso da un'euforia tale da voler leggere fino alla fine dei tempi ed altre volte, per contro, fossi sopraffatto da una scrittura ostica ed a tratti disorientante, come quando ci sono più persone che ti parlano e tu sei lì in balia del suono delle loro voci, ma non riesci a comprenderne il contenuto, talmente la moltitudine di voci si accavallano l'una sull'altra. Ho anche pensato di abbandonarlo, non so nemmeno perchè, talmente il racconto sia stato scritto con uno stile travolgente che tutto trascina nel suo vortice fatto di tenebre, le tenebre più tetre che abbia mai letto in un libro.
Sconvolgente!
CONRAD - CUORE DI TENEBRA Devo dire che l'ho cominciato e mollato lì. Il racconto di questo viaggio ha per me un effetto narcotizzante con cui mi è stato difficile convivere. Sino a quando non mi è capitato, un pò per caso, di proseguirlo e finirlo, e allora ho compreso che quell'atmosfera narcotizzante era qualcosa di studiato e voluto per preparare il lettore ad avvicinarsi alla tenebra.
Il rapporto uomo - tenebra, il tema del viaggio, la complessa figura di Kurtz e il suo rapporto con Marlow sono occasione di pensieri che spaziano dalla teologia morale alla psicologia di Jung, incentrati sul rapporto dell'uomo con la tenebra, del fascino d'attrazione di quest'ultima e della necessità di trovare con essa un compromesso. Capolavoro