Il libro che ha profetizzato l'ascesa di Donald Trump a presidente degli USA.
Sembre incredibile ma è così!
Lewis scrive una perfetta satira intorno ad un candidato populista che, una volta diventato presidente degli Stati Uniti, fa sprofondare la nazione in un incubo fascista.
Come ha scritto lo stesso Lewis durante la premiazione del Nobel alla letteratura: "Oggi gli Stati Uniti sono il più contraddittorio, deprimente, emozionante Paese al mondo". Come dargli torto?
Letto in lingua originale; solo quando ero ormai avanti nella lettura ho scoperto che esisteva anche un'edizione tradotta... La prima parte ti cattura ed entri in sintonia con il protagonista e con la sua diffidenza rispetto all'entusiasmo di tanti per l'uomo forte al quale demandare la soluzione di tutti i problemi; da metà in poi mi è piaciuto molto meno in quanto diventa grottesco e, a mio avviso, perde di intensità. Pubblicato negli anni trenta, apparentemente preveggente se si pensa a Trump ma nemmeno poi tanto se si pensa che Lewis ha scritto questo libro nel periodo in cui si affermavano fascismo e nazismo. In ogni caso un giusto ed illuministico richiamo alla ragione ed un invito a non sentirsi mai immuni dal rischio di derive di qualsiasi tipo. Peccato che ci siano in circolazione pochi libri di questo premio Nobel.
...ContinuaLa campagna presidenziale U.S.A del 2016 ha portato un frutto indubbiamente positivo, rispolverando questo romanzo distopico, un po’ fantascientifico di Sinclair Lewis , certo non della stesso valore di Babbit per esempio. Scritto negli anni ’30 e pubblicato nel 1935, quando in Germania e in Italia si erano già consolidate al potere le dittature, gli U.S.A. erano nel pieno della grande Depressione e quindi poco si occupavano della aggressività di Hitler o di Mussolini. “Da noi non può succedere” è effettivamente la frase, il pensiero che tutti gli americani avevano, tanto solida appariva la libertà e la democrazia. Il romanzo prefigura in modo direi sconcertante, molto duro e preveggente quanto poi nella realtà avvenne, non negli Stati Uniti, ma nei paesi europei. C’è una visione satirica della politica, dove la demagogia unita al populismo possono non solo trarre dalla loro parte gli ignorante ma anche i deboli e i pusillanimi pur in un paese libero e democratico. Ora come si salveranno questi Stati?, come potranno difendersi. La domanda se la sono posta in tanti ma non è, ahimè , facile rispondere. Lewis avanza nel romanzo la convinzione che non bisogna mai lasciarsi intimidire. La stampa deve tenere sempre alta la guardia e difendere fino allo spasimo la sua libertà. Nel romanzo non c’è solo questo aspetto politico/sociale ma Lewis rappresenta in modo molto realistico, a volte anche amaro e beffardo la fallacia e la corruttibilità della natura umana. Naturalmente c’è anche non si assoggetta , come Doremus , per esempio , e ,come tutti gli oppositori di dittature, incapperà in dolorose e disumane conseguenza. Ma brilla nell’Uomo anche la speranza che il Male si sgretoli da solo……
...ContinuaIn un 1936 alternativo, nel quale F.D. Roosevelt non va oltre il primo mandato presidenziale, la vita di Doremus Jessup, mite quanto schietto redattore di un giornale liberale del Vermont, viene sconvolta dopo che, contro le previsioni della vigilia, a salire alla Casa Bianca è l'ex imprenditore Berzelius "Buzz" Windrip, a suon di promesse seducenti ("subito 5000 dollari a tutti"), e slogan efficaci (anticomunismo e ripristino dell'ordine e della legalità, oltre che una rivoluzione per rifondare moralmente e spiritualmente la nazione, emarginando neri, ebrei e ridimensionando le conquiste sociali delle donne). A poco a poco il neopresidente instaurerà un regime dittatoriale fondato sulla sopraffazione e la violenza, con l'aiuto dei fidati "Minutemen", una sorta di pretoriani del regime, una polizia politica con poteri pressoché illimitati di inquisizione e di carcerazione, sull'intera popolazione. Dopo avere perso amici e parenti, in parte incarcerati, in parte passati tra le file dei "Corporativi" (così si fanno chiamare i sostenitori di Windrip, dato che lo Stato rifondato è basato su un sistema in apparenza corporativo che ha soppresso sindacati e associazioni padronali), in parte uccisi, ed essere stato egli stesso torturato, Jessup cerca dapprima rifugio in Canada, poi si dedica anima e corpo alla causa della resistenza, scrivendo articoli su giornali clandestini.
Il premio Nobel Sinclair lewis scrive questo romanzo fantapolitico all'indomani della presa del potere nazista in Germania e del diffondersi del totalitarismo in Europa, con l'intento di monito verso i suoi compatrioti, i quali spesso, un po' spocchiosamente, ritenevano l'America immune dalla tentazione dittatoriale, in virtù di un presunto buon senso ironico alla Mark Twain, caratteristico del carattere nazionale, che avrebbe finito con lo smontare qualunque velleità di un aspirante dittatore (ecco il significato del titolo). In realtà, Windrip riesce a sedurre l'elettorato americano proprio con il suo appeal bonario, da uomo comune (sono come voi, parlo come voi, le mie idee sono le vostre) e quindi, apparentemente innocuo, molto lontano dalla retorica tonitruante di un Hitler.
Mi è piaciuto il romanzo? Direi di no. In primo luogo, perché cade nell'errore tipicamente liberale di far coincidere il "fascismo" con un regime dittatoriale, quando questo è solamente uno degli elementi e nemmeno il più importante, di quel complesso fenomeno politico e storico che fu il fascismo: è lo stesso errore commesso dai chi usa arbitrariamente l'aggettivo "fascista" per significare "autoritario": un modo come un altro per squalificare immediatamente un fenomeno senza indagarlo in profondità. Posso ben comprendere che un liberale, ossia una persona che tiiene più di tutto alla libertà individuale, il suo dogma sacro e inviolabile, ritenenga intrinsecamente abusivo, illegittimo, pericoloso e foriero di soperchierie e di abusi ogni pensiero che, postulando l'esistenza di un'unità sociale più grande del singolo individuo, una comunità, una Volksgemeinschaft, teorizzi una restrizione ptemporanea o permanente della libertà individuale in favore di un bene più alto, del bene della comunità. E' un pensiero inconcepibile per un liberale e che lo porta, infine, ad avere in orrore teorie politiche fondate sul primato della comunità sul singolo individuo, come appunto il fascismo, in una misura che va molto oltre le effettive colpe storiche che da tali ideologie possano essere scaturite. Non essendo affatto un liberale, respingo completamente questo punto di vista.
In secondo luogo la rappresentazione della dittatura che si dà nel romanzo è palesemente iperbolica e sconfinante nel grottesco: nemmeno nella Germania nazista si è mai visto un vicepresidente che uccide a colpi di pistola (macchiandosi personalemnte di un crimine) dei sottoposti insubordinati permanendo poi impunenmente nella sua carica. Lo stesso si può dire della rappresentazione distorta, farsesca, "ad usum satirae" che il libro dà del sistema corporativo, che non è affatto un sistema di governo dell'economia che si appiattisce sulle richieste della parte padronale, come di mostra il fatto che i padroni lo hanno in orrore.
Da ultimo, in fatto di stile, ho trovato pesante e noioso, eccessivamente verboso il modo di scrivere di Lewis in questo libro, non aiutato in ciò da una traduzione in certi punti imbarazzante (ricordo soltanto un incredibile "proteggé" (sic!)).
Sull'autore c'è poco da aggiungere. Premio Pulitzer (rifiutato) nel 1926, Premio Nobel per la letteratura nel 1930, quindi un fuoriclasse.
La narrazione è un po'data e risente nel bene e nel male dell'impegno politico dell'autore. Opera sostanzialmente ignorata in Italia (ci sono tracce di un'edizione del 1944 nelle Najadi dell'editore Jandi Sapi di Firenze) è stata richiamata in servizio nel 2016 per l'alba del fenomeno Trump. L'introduzione di Rampini a questa edizione è stata scritta quando ancora Trump duellava con la moglie di Clinton e secondo il Washington Post il Rosso avrebbe portato il fascismo in America. Rampini definisce l'attuale (2017) presidente degli USA un affarista imbroglione, egomaniaco, narcisista e con pulsioni autoritarie dopo aver citato Berlusconi-Bossi-Grillo come tendenze già in atto (il trattino di unione è del Rampini).
Insomma lode a Lewis ma l'operazione di rieditarlo in Italia forse è un po' strumentale e anche rivolta alla nostra povera politica interna,alcuni avrebbero aggiunto ai trattini di Rampini anche Renzi.
Avrebbe meritato una considerazione maggiore ben prima.