In effetti non c'era il protagonista del romanzo, credo ampiamente autobiografico, non c'era nell'appartenenza ad un mondo, quello delle lotte studentesche degli anni 70 che non lo sfiorava, la sua realtà era invero filtrata dal caleidoscopio che gli adolescenti hanno in dotazione e che dona loro l'immagine e la percezione di un mondo che con il tempo sono destinate a perdersi nel ricordo del passato.
Sfido chiunque a non riconoscersi e a non ricordare se stessi nelle prime pagine del romanzo, fa un po' amarcord, ma è inevitabile se riconduce al tempo della spensieratezza assoluta e delle prospettive sconfinate.
Madonna quanto le ha fatto bene invecchiare, caro lei.
Nonostante la mia grande passione per le descrizioni nostalgiche dell'adolescenza, questo libro viene fuori noioso a prescindere dalla storia che avrebbe volendo anche del potenziale: è farraginoso, lento, contorto su sé stesso, ed è incredibile come Piccolo si sia poi così levigato da diventare insieme diretto e stringato e di quella simpatia alla mano che lo fa essere piacevole perfino in assenza di trama.
romanzo di formazione; molto cerebrale, impostato su memoria rielaborazione e rimpianto, desiderio di fuga dalla provincia (mai nominata, ma è la Caserta, patria dell'autore, e reale ambientazione di certi eventi come la "rivolta del pallone" del '69, interessante episodio di cui non sapevo niente). Ma toccante in certi personaggi, in certe pagine un po' troppo intenzionalmente virtuosistiche ma sostanzialmente riuscite, nell'emozionante scena finale di pallacanestro (e molto bello, sentitamente vissuto, tutto il tema del basket che contrappunta le vicende del giovane narratore protagonista anonimo).
...Continua