Da < a href="https://labellaeilcavaliere.blogspot.it/2016/11/garden.html">La Bella e il Cavaliere Blog< /a>
Maite lavora alla fabbrica gialla da quando ha undici anni, dal giorno dell'Assegnazione. Ogni bambino deve affrontarlo e deve affrontare il fatto che sarà un computer a determinare il proprio futuro. Non c'è scelta, infatti, ad Àmor: ognuno ha un ruolo da cui non può liberarsi e che deve rispettare per tutta la vita. Maite, però, sogna una vita diversa; ama il canto e vorrebbe potersi esprimere liberamente. E sarà questo desiderio a metterla nei guai.
Garden aveva le potenzialità per essere una lettura piacevole, anche se non indimenticabile.
L'idea di un'ambientazione distopica italiana avrebbe potuto essere vincente, se sfruttata in modo adeguato. Invece, il risultato è piuttosto carente sotto molti punti di vista. Non basta sfruttare l'onda del successo dei distopici e un'idea potenzialmente buona per sfornare un bel romanzo.
Il primo punto dolente è lo stile. È semplice, il che di per sé non è una caratteristica negativa se viene accompagnato da una narrazione efficace (oltre a trama e personaggi vincenti). Invece, pur sfruttando la narrazione in prima persona, risulta piatto e perde anche in scorrevolezza quando ci si imbatte in frasi che, nell'intento vogliono essere descrittive e/o articolate e profonde, ma che a conti fatti risultano solo incomprensibili. Per non parlare dell'uso di termini in maniera impropria.
Vedo il volto di Luca rabbuiarsi, la cicatrice sulla guancia sembra sbiadire in una patina di ombre che colano fuori dai suoi occhi e lo avvolgono.
I miei occhi si raggrumano nello sguardo più tetro che riesco a esprimere.
Gli occhi, di un verde tenue, potrebbero essere di vetro o plastica o metallo, e non si noterebbe alcuna differenza. Non sono inespressivi, né gelidi, ma piuttosto sembrano ritratti e chiusi, pur essendo bene aperti. Come se la vera persona che c'è dentro questo corpo si fosse nascosta lì dietro e temesse di essere vista da qualcuno, da chiunque. Così, ora che per l'ultimo istante fisso i miei occhi in questi due cerchi bianchi e verdi che sanno di fuga e contrizione, capisco che non ho modo di indovinare se si tratti di una ragazza o un ragazzo.
C'è inoltre un uso spropositato di flashback, volti a fornire al lettore determinate spiegazioni, in maniera forzata e poco elegante. Per esempio, in poco più di mezza pagina c'è un flashback che racconta come si sia arrivati a un'Italia divisa in Signorie e al periodo della Rinascita. In mezza pagina. Un punto forte del romanzo sbattuto in poche righe. Non che successivamente l'ambientazione sia trattata meglio, difatti risulta poco curata e sensata.
Secondo punto dolente: i personaggi. Macchiette. Caratterizzazione rosicata al minimo e più piatti di una sottiletta. La protagonista è la più insopportabile (d'altronde è anche l'unica che conosciamo bene ed è lei a narrare le vicende) e presenta tutti i caratteri dei personaggi dei pessimi young adults: bipolare, aspetto apparentemente insignificante (ma ovviamente ha il belloccio di turno, con gli occhi verdi, che le muore dietro), badass quanto un peluche, intelligenza... non pervenuta.
Maite se la cava perché deve cavarsela. Poco importa la coerenza della storia, delle informazioni fornite al lettore. Maite è la protagonista e come tale deve a) combinare disastri e cacciarsi nei guai, b) riuscire a cavarsela perché, appunto, è la protagonista e c) ovviamente è tanto idealista e quindi deve suscitare la simpatia del lettore. L'unica cosa che suscita è il prurito alle mani per la voglia di abbatterla e porre fine alla sofferenza di sorbirsi la sua idiozia.
Gli eventi si susseguono in modo veloce e frenetico; a tratti mi sono chiesta se fosse tutto un trip mentale della protagonista tanto le vicende mancano di logica. Tutto accade perché... perché sì. Oh. Mica serve una spiegazione.
Per esempio è allucinante quante volte venga ripetuta la presenza di telecamere e microfoni ovunque, ma che all'occorrenza, guarda caso, non impediscono lo svolgimento della storia. E nemmeno il plot twist finale rende il tutto più credibile. Anzi, aumenta solo lo sconvolgimento da ma-che-cosa-ho-appena-letto.
Non parliamo poi degli antagonisti. Tutti cattivi e antipatici perché sì. E quelli non antipatici... non sono cattivi. Ops, spoiler. No, davvero, l'alleato della protagonista è l'annuncio più telefonato del secolo. Suspense, questa sconosciuta.
Purtroppo non salvo davvero nulla di questo romanzo, apprezzo giusto l'idea vaga di partenza di un distopico ad ambientazione italiana, ma visto il risultato ne avrei fatto anche a meno.
...ContinuaL'ennesimo Hunger games, Divergent o Maze Runner. Troppo simile e troppo lento nella narrazione...
Leggere questo libro è stata una tortura, e se non l'avessi scelto per la challenge lo avrei mollato dopo le prime venti pagine. Essendomi ridotta al 26 del mese ormai era tardi per cambiare libro, e se volevo scrivere una recensione dovevo continuare, seguire tutta la storia prima di poterla giudicare. Purtroppo, però, il mio giudizio non è cambiato.
Non sono mai stata curiosa di scoprire come andava a finire, questo perché la trama è inconsistente, insensata; assistiamo passivi ai movimenti della protagonista Maite in questo mondo che è appena abbozzato.
Fortunatamente è un libro che mi sono aggiudicata grazie a un giveaway, ma lo avevo comunque scelto attirata dalla prospettiva di leggere un distopico italiano che affondasse le radici (e trovasse ispirazione) nella nostra cultura, richiamata anche dalla fascetta gialla che cita a caratteri cubitali: "l'Hunger Games italiano".
Al di là della trovata commerciale, il libro è davvero una fastidiosa scopiazzatura di "Hunger Games": c'è la povertà, la fame, e qui anche la sete, ma non sono affatto resi con la stessa drammatica intensità dell'opera di Suzanne Collins; si limitano ad essere un contorno, così come la società e la distinzione tra ricchezza e povertà.
Ci sono le telecamere che sorvegliano le genti e la stessa idea dei filmati che si diffondono come una legge che ricorda costantemente cosa accade a chi si oppone alle autorità, ma non bastano qualche sparizione e qualche morto per rendere la storia credibile.
C'è un Presidente, solo che invece di chiamarsi Snow si chiama Octavio, e tra lui e Maite s'instaura una conversazione che ricalca fin troppo quanto già visto ne "La ragazza di fuoco".
C'è un triangolo amoroso che coinvolge la protagonista: da una parte ha l'amico Luca, e dall'altra ha Einar, il figlio del Presidente che non si riesce subito a inquadrare bene da che parte sta, un po' come Peeta. Ma non coinvolge, non tiene sulle spine, perché ognuno di questi personaggi si muove come un burattino che si comporta così semplicemente perché è così che si deve comportare, punto. Sembrano seguire un copione; nessuno di loro è caratterizzato nella sua individualità.
La cosiddetta "Mietitura" di Hunger Games è sostituita dall'"Assegnazione", e i Giochi diventano qui la "Cerimonia", un evento televisivo dove coloro che sono stati assegnati al ruolo di "Artisti" (Tributi?) sfoggiano le diverse arti fino a quella che è forse ritenuta la più sublime, quella del canto.
E qui arriva il peggio: quanto è forzata la scena che coinvolge Lucilla! Si sente l'autrice che mirava a questo e non si cura di alcun dettaglio, che sia la descrizione della sequenza o i sentimenti.
Questi personaggi non hanno emozioni.
Riguardo le descrizioni, sono limitati anche i riferimenti al nostro paese, ossia l'aspetto che più cercavo in questo romanzo.
Sappiamo solo che le vicende sono ambientati ad "Amor", che è Roma detta al contrario, e purtroppo, che la nostra penisola sia divisa in signorie resta una frase di testo: nessuna spiegazione e nessuna scena ci viene mostrata.
E' una storia incapace di dare stimoli perché, effettivamente, non narra nient'altro che i movimenti di una sventurata di cui non ci è nemmeno chiaro lo scopo, perché persino il leggendario Garden non è un sogno credibile! Garden può rappresentare il desiderio di ognuno di trovarsi in qualsiasi altro posto anziché in quelle fabbriche, ma nessuno a parte Maite sembra conoscerlo, e l'immagine che abbiamo è troppo scarna.
La trama è incongruente: nei primi capitoli, Maite dimentica la cuffia di rete quando è una cosa contro il regolamento, eppure non le accade nulla, mentre all'amica Erika solo perché arriva in ritardo al lavoro viene fatta sparire con la prospettiva che le capiti il peggio. Poi ancora, Maite e Luca che fingono di passeggiare tranquillamente: sono equipaggiati di zaini per la fuga ma nessuno s'insospettisce, mentre un destino ben diverso è riservato al fratello di Erika e senza tanti preamboli.
Il motivo per cui Maite è arrestata, poi, è davvero assurdo: perché fare una cosa che ormai si sa che porta a determinate conseguenze, se poi queste conseguenze le vuoi evitare? Quello non è un gesto d'affronto, ma un'altra forzatura nella trama.
Non mi sono piaciute nemmeno le scene d'azione: in generale credo che sia più difficile creare certe scene quando si narra in prima persona, ma non penso sia questo il modo di farlo, anche perché Maite sembra ricalcare le azioni di una che fa la spia di mestiere, e oltretutto combatte come una lottatrice allenata; un po' troppo per una diciassettenne dalle umili origini e poco nutrita.
Mi dispiace dare così tanti giudizi negativi, ma la cosa che più mi ha colpito di questo libro è che non solo non mi ha trasmesso un messaggio di speranza o mi ha dato spunti su cui riflettere, al contrario, l'ho trovato alquanto deprimente.
Il finale che lascia intuire un seguito è l'unica scena che mi è veramente piaciuta, capace addirittura di riaccendermi l'interesse. Ma la carenza di basi in questo primo romanzo mi allontanano dall'idea di acquistare un eventuale seguito.
Questa e altre recensioni su "Universi Incantati" (http://valentinabellettini.blogspot.com)
...Continuami sembra che l'autrice , affascinata dalla serie Hunger Games, abbia rielaborato il tema a modo suo, con un risultato mediocre. scrive bene ma storia deludente e personaggi poco caratterizzati.
Inconsistente! I personaggi non hanno spessore e alcuni, come Luca, nemmeno una collocazione precisa all'interno della storia. La trama non sarebbe male ma forse l'autrice ha osato troppo e alcune cose non le ha sapute gestire, peccato perchè le idee erano buone.
...Continua